«Convertitevi all’islam o pagate la tassa di sottomissione»

Di Leone Grotti
26 Maggio 2024
Come in Iraq e in Siria, anche in Niger i terroristi islamici invadono i villaggi e perseguitano i cristiani: «Abiurate la fede, pagate o andatevene lasciando tutto»
Una chiesa devastata nel 2015 in Niger da estremisti islamici, nella capitale Niamey
Una chiesa devastata nel 2015 in Niger da estremisti islamici, nella capitale Niamey (Ansa)

Il Sahel come il Medio Oriente, il Niger come l’Iraq e la Siria, Tillabéri come la Piana di Ninive e Raqqa. Negli ultimi due mesi i jihadisti legati ad Al Qaeda e all’Isis hanno occupato interi villaggi nella vasta regione nigerina di confine con Burkina Faso e Mali, a soli 100 km dalla capitale Niamey, vessando la popolazione cristiana e imponendo la conversione all’islam agli “infedeli”.

«Convertivi all’islam o pagate la jizya»

Il 16 aprile, riporta Open Doors, un gruppo di terroristi islamici ha radunato la popolazione di La Tapoa e di altri sei villaggi nel sud-ovest del paese ordinando a tutti i maschi cristiani a partire dai 15 anni di convertirsi all’islam oppure di pagare la tassa di sottomissione.

«Quando i jihadisti sono arrivati hanno detto a tutti i cristiani di abiurare la fede oppure di pagare 50 mila franchi Cfa (pari a 76 euro, ndr)», destinati a raddoppiare a partire dal secondo anno, ha testimoniato il pastore protestante Yandi. La jizya è il tributo umiliante previsto dal Corano per i non musulmani che vogliono mantenere la fede in terra islamica. La cifra richiesta è enorme se si considera che il salario minimo in Niger è pari a 30 mila franchi e che oltre metà della popolazione vive in condizioni di estrema povertà.

Ai cristiani che non volevano o non potevano pagare è stata data la possibilità di abbandonare le proprie case, senza però poter portare niente con sé eccetto qualche vestito. Tutte le proprietà dei cristiani sono state requisite dai jihadisti.

Cristiani perseguitati costretti a scappare

Il 2 maggio, racconta un altro pastore, Yalitchoi, 357 famiglie cristiane sono state costrette ad abbandonare le proprie case, cercando rifugio a Makalondi, una città a 200 km di distanza. «Siamo dovuti scappare e non abbiamo potuto portare con noi neanche da mangiare. Non sappiamo come sopravvivere e non abbiamo un tetto sotto cui dormire», ha affermato, spiegando che i cristiani si sono accampati ai bordi delle strade e sotto gli alberi.

Anche la città di Makalondi, però, non è sicura. Il 20 maggio il campo profughi di Boni, situato nel dipartimento di Torodi, è stato attaccato dai terroristi. Decine di persone sarebbero rimaste uccise. Lo stesso giorno, una ventina di civili è stata massacrata nel villaggio di Djambala.

«Scappare? Meglio morire»

«La situazione della sicurezza nella regione di Tillabéri è critica», ha dichiarato a Dw Amadou Harouna Maiga, coordinatore del Comitato unione Tillabéri. «Non passa settimana senza che ci sia un massacro, la gente è arrivata al punto che preferisce morire piuttosto che scappare».

Le autorità, secondo i residenti, erano state avvisate dei movimenti dei jihadisti attorno al campo di Boni e al villaggio di Djambala, ma non sono riuscite a prevenire gli attentati.

Il terrorismo destabilizza il Niger

Il Niger, e in particolare la regione di Tillabéri, subisce la violenza dei terroristi islamici da almeno un decennio. L’instabilità ha portato nel luglio dell’anno scorso al golpe del generale Abdourahmane Tiani, che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum. La nuova giunta ha cacciato i militari francesi e americani, instaurando legami con la Russia.

La violenza dei gruppi islamisti, la repressione governativa e la presenza militare straniera, spiega un’analisi di Aiuto alla Chiesa che soffre, «hanno esacerbato i divari sociali esistenti, prosciugando le risorse pubbliche, che altrimenti avrebbero potuto essere investite nello sviluppo economico e sociale, oppure in mezzi per contrastare le criticità legate al clima, come la carenza d’acqua». La Chiesa cattolica locale, che rappresenta una comunità di fedeli molto piccola, «è coinvolta nel processo di dialogo islamo-cristiano, anche se le prospettive attuali per la libertà religiosa in Niger rimangono fortemente negative».

Il Niger è solo uno dei tanti paesi del Sahel a essere stato investito da instabilità e violenze: negli ultimi quattro anni, infatti, si sono verificati nove colpi di Stato tra Mali, Guinea, Burkina Faso e Niger.

@LeoneGrotti

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