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È una cosa singolare. Ogni volta che imbocco il nipote di un anno, issato sul suo seggiolone, e col cucchiaino rimescolo la pastina al pomodoro mentre lui già spalanca la bocca come un piccolo squalo, mi succede di nuovo. Dal nulla, mi si spalanca nella mente l’immagine di una montagna, in una giornata d’estate. La montagna è sempre quella: il Pomagagnon, regale parete dolomitica che cinge verso ovest la conca di Cortina.
È come un flash, o se volete un bug della memoria, quell’istantanea, mentre dico «ahmm!» a Giulio, bardato con un ampio bavaglino. Lui, un bravo ragazzo, non si fa pregare, nemmeno con la scarsa cucina della nonna di Milano. La pappa gli scivola senza problemi in gola, mentre io continuo a domandarmi il perché di quella curiosa interferenza. Pappa, «ahmm!», e una montagna, sempre quella.
Ma l’altro giorno ho trovato, fuoriuscita autonomamente da un...
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