Gli islamisti candidati alle Europee contro Israele
Parigi. La convalida da parte del ministero dell’Interno francese è arrivata due settimane fa: Free Palestine, una lista che invoca il boicottaggio totale di Israele e chiede che Hamas, il Movimento per il Jihad islamico in Palestina e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina vengano rimossi dall’elenco delle organizzazioni riconosciute come terroristiche dall’Unione Europea, si presenterà alle elezioni europee del prossimo 9 giugno.
A guidare la lista è Nagib Azergui, presidente del partito islamista Unione dei democratici musulmani di Francia (Udmf), fondato nel 2012: un partito che si presenta come «anticolonialista, anti-imperialista e antisionista». «Vogliamo far sentire la voce del popolo palestinese e combattere la contaminazione delle idee dell’estrema destra che prendono di mira i cittadini di confessione musulmana», ha dichiarato il leader della lista Free Palestine, che sarà anche capolista alle europee.
Le liste affiliate in Germania, Olanda, Svezia e Belgio
La lista non sarà solo francese, bensì una coalizione (Free Palestine Party) che includerà anche in altri paesi i «partiti indipendenti che condividono la stessa etica musulmana», secondo le parole di Azergui: una galassia tentacolare unita dall’odio verso Israele e che si presenta alle elezioni europee difendendo una causa extra-europea, la Palestina.
In Germania, l’accordo è stato fatto con il Big Partei, fondato a Colonia nel 2010 e considerato il cavallo di Troia dell’Akp di Recep Tayyip Erdogan e dei suoi interessi in territorio tedesco, nei Paesi Bassi e in Svezia, rispettivamente con Nida e Partiet Nyans, e in Belgio con la lista guida da Fouad Ahidar, individuo a dir poco sulfureo che ha paragonato il massacro del 7 ottobre in Israele «a una piccola risposta data da una parte di Hamas» alle azioni dello Stato ebraico.
Secondo quanto riportato dal Journal du dimanche, sarebbero in corso delle negoziazioni per un accordo anche con alcuni rappresentanti musulmani in Grecia. Il panorama italiano, per ora, sembra escluso: le istanze pro Palestina sono difese principalmente dalla lista di Michele Santoro, Pace Terra Dignità, che ha candidato nelle varie circoscrizioni diversi volti della diaspora palestinese in Italia.
Il programma contro Israele e i precedenti
Un assaggio del programma di questo fronte transnazionale anti-israeliano? Eccolo qui: «Pretendiamo [scritto in maiuscolo nel testo originale, ndr] il divieto di vendita di armi e attrezzature militari a Israele, l’embargo sui prodotti israeliani e il divieto di tutti gli scambi commerciali con Israele, il divieto per tutti i cittadini europei di arruolarsi nell’esercito israeliano, pena l’incriminazione per crimini di guerra, la chiusura dello spazio aereo europeo agli aerei israeliani, dei porti dell’Unione Europea alle navi israeliane, delle strade dell’Unione Europea ai trasportatori israeliani e l’esclusione di Israele da tutte le competizioni internazionali ed europee come le Olimpiadi del 2024 e la Champions League di calcio».
Non è la prima volta che una lista apertamente anti-israeliana, per non dire antisemita, fa la sua apparizione in Francia. Nel 2004, nell’Île-de-France, la regione di Parigi, si presentò alle elezioni europee una lista intitolata Euro Palestine. Tra i candidati figurava il comico antisemita Dieudonné, pluricondannato per incitamento all’odio razziale e apologia di terrorismo. La lista ottenne l’1,83 per cento dei voti, ma in alcune città a maggioranza musulmana i risultati furono più importanti: 8,6 per cento a Trappes e 7,2 per cento a La Courneuve, entrambi comuni della Seine-Saint-Denis.
Prima ancora, nel 1997, era stato creato a Strasburgo il Partito dei musulmani di Francia. L’obiettivo? «Liberare i musulmani dall’influenza del Partito socialista», descritto all’epoca come una formazione “sionista” e di destra dal suo fondatore Mohamed Latrèche, che si è fatto conoscere per diversi scivoloni antisemiti nella sua carriera. Il Pmf, nel dettaglio, voleva accompagnare «la trasformazione dei 7 milioni di musulmani che vivono in Francia e che hanno rinunciato a tornare nel loro paese d’origine». A tal fine, aveva proposto di ridefinire la laicità, che considerava «troppo vicina all’ateismo».
La denuncia inascoltata
«Le reti dei Fratelli Musulmani, in Francia, operano in due modi: o depongono le uova nei partiti amici, all’estrema sinistra, sperando di infiltrarsi in queste organizzazioni, o mostrano apertamente i propri colori. Queste due strategie sono complementari», ha dichiarato al Figaro la ricercatrice del Cnrs Florence Bergeaud-Blackler, che sottolinea fino a che punto «la visibilità delle rivendicazioni islamiste dipenda oggi dal sostegno alla Palestina». Nel suo Le Frérisme et ses réseaux, l’enquête, uscito nel 2023 prima del massacro del 7 ottobre, Bergeaud-Blackler aveva cercato di allertare l’opinione pubblica sull’entrismo islamista attraverso una radiografia delle reti dei Fratelli Musulmani in Europa, ma era stata bollata come islamofoba, reazionaria. La nascita di Free Palestine Party, e il progetto di società che propone, le dà ragione.
Verso un asse con l’estrema sinistra?
Alle Europee del 2019, l’Unione dei democratici musulmani di Francia aveva ottenuto da sola 28 mila voti, pari allo 0,13 per cento a livello nazionale. Il prossimo 9 giugno, il presidente Azergui spera in un risultato nettamente migliore, nonostante la «concorrenza molto agguerrita». A chi si riferisce? Alla France inousmise di Jean-Luc Mélenchon, il partito della sinistra radicale, che dall’inizio della campagna per le europee ha deciso di puntare sull’elettorato che considera la “causa palestinese” una “causa musulmana”. Mélenchon, come Azergui, si è sempre rifiutato di condannare Hamas come organizzazione terroristica, e alcuni membri del suo partito lo hanno definito senza mezzi termini un «movimento di resistenza». Non sorprenderebbe una convergenza tra i due partiti dopo le elezioni europee sotto il segno dell’ostilità verso Israele.
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