Violenze in Ciad. Il Sahel è sempre più russo (e instabile)

Di Leone Grotti
01 Marzo 2024
Dopo i colpi di Stato in Guinea, Mali, Burkina Faso e Niger - dove i russi hanno rimpiazzato i francesi - fibrilla anche il principale bastione di Parigi nel continente. I movimenti russi in Africa non sono meno pericolosi di quelli in Ucraina
Soldati del Ciad durante un'esercitazione
Soldati del Ciad impegnati in un'esercitazione militare (Ansa)

Dopo Mali, Guinea, Burkina Faso e Niger, trema anche il Ciad, l’ultimo paese a essere investito da violenze nel Sahel. Mercoledì nella capitale N’Djamena le forze armate hanno assaltato la sede della principale forza di opposizione, il Partito socialista senza frontiere (Psf). Il Psf è accusato di aver attaccato nei giorni scorsi la sede dei servizi di sicurezza, nel tentativo di liberare il segretario delle finanze del partito, arrestato per il tentato omicidio del presidente della Corte Suprema. Nelle sparatorie di mercoledì sarebbe morto anche il principale leader dell’opposizione, Yaya Dillo, l’unico in grado di sfidare il presidente ad interim Mahamat Idriss Déby alle cruciali elezioni del 6 maggio.

L’instabilità nel Sahel fomentata dalla Russia

Il Ciad è solo l’ultimo paese a essere finito nella morsa dell’instabilità nell’arida regione del Sahel, una striscia di terra orizzontale sotto il Sahara che si estende per oltre 6.000 km dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso, dal Senegal all’Eritrea. Nell’area insanguinata dalle scorribande del terrorismo jihadista, si sono verificati nove colpi di Stato in quattro anni, seguiti dall’estromissione dell’ex potenza coloniale francese e dall’ingresso della Russia in appoggio ai nuovi leader.

Nel 2020 e poi di nuovo nel 2021 il colonnello Assimi Goita ha effettuato due colpi di Stato in Mali, deponendo due presidenti e mettendosi a capo del paese africano. L’anno successivo, nel 2022, ha espulso tutti i militari francesi e firmato un accordo con il gruppo mercenario russo della Wagner per combattere i jihadisti dell’Isis e di Al Qaeda. Contemporaneamente, Mosca ha firmato ricchi accordi per lo sfruttamento dei giacimenti minerari di oro e per produrre energia nucleare nel paese.

Il Burkina Faso caccia le truppe francesi

Nel 2021 il primo presidente eletto democraticamente in Guinea, Alpha Condé, è stato deposto manu militari (dopo aver modificato la Costituzione per poter essere eletto per un terzo mandato) e sostituito dal comandante delle forze speciali Mamady Doumbouya. Il colonnello, che settimana scorsa ha dissolto il governo in carica e chiuso i confini del paese, ha cercato di mantenere buoni rapporti sia con Parigi che con Mosca.

Nel 2022 il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba ha rovesciato il governo democraticamente eletto del Burkina Faso e insediato una giunta militare. Otto mesi dopo, è stato lui a essere deposto dall’esercito guidato dal capitano Ibrahim Traoré. Il nuovo presidente ad interim ha cacciato le truppe francesi e approfondito i rapporti con Mosca. Dopo la riapertura dell’ambasciata russa nel paese dopo oltre trent’anni nel dicembre 2023, sono arrivati nel paese africano i primi mercenari della Wagner. La Russia ha anche donato 25 mila tonnellate di grano a Ouagadougou e firmato un accordo per la costruzione di una centrale nucleare.

Manifestazioni antifrancesi in Niger
Manifestazioni antifrancesi in Niger (Ansa)

L’Unione Europea perde anche il Niger

L’impressionante sequenza di colpi di Stato è proseguita l’anno scorso con il Niger, un paese fondamentale per fermare i flussi di migranti diretti in Italia: nel luglio 2023 la guardia presidenziale guidata dal generale Abdourahamane Tchiani ha deposto il presidente Mohamed Bazoum.

Anche in questo caso i tremila soldati stanziati dalla Francia nel paese hanno ricevuto il benservito, due missioni dell’Unione Europea sono state chiuse e un accordo per rafforzare la cooperazione militare è stato firmato, neanche a dirlo, con la Russia.

Elezioni in Ciad, bastione francese nel Sahel

Dopo Mali, Guinea, Burkina Faso e Niger, ora è il Ciad a tremare. Il paese ospita la più grande base militare in Africa della Francia, che sostiene il 39enne Mahamat Idriss Déby, presidente ad interim a capo di una giunta di 15 generali. Dopo la morte del padre, al potere da 30 anni, Parigi ha benedetto il passaggio del potere al figlio, che ora vuole legittimarsi con le elezioni. Per essere sicuro di vincere, ha già cambiato la Costituzione in modo tale da estromettere tutti i principali rivali.

Restava solo Yaya Dillo – cugino del presidente e sostenuto da uno zio, fratello del padre Idriss – che sarebbe stato ucciso negli scontri di mercoledì.

Il mese scorso Mahamat Idriss Déby ha incontrato Vladimir Putin al Cremlino, che ha offerto l’aiuto di Mosca per mantenere la stabilità nel paese. È molto difficile però che la Russia riesca a estromettere i francesi anche dal Ciad, vero e proprio bastione francese nel Sahel, ma gli eventi degli ultimi quattro anni dimostrano che tutto può succedere.

L'incontro a gennaio al Cremlino tra il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Deby, e quello russo, Vladimir Putin
L’incontro a gennaio tra il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Deby, e Vladimir Putin (Ansa)

Le basi russe in Centrafrica e Libia

L’inserimento a gamba tesa della Russia in Africa non si limita al Sahel. Dopo il rinnovo degli accordi di cooperazione militare con l’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar l’anno scorso, i russi potrebbero aver guadagnato l’accesso a una base aerea (Benina o Al Khadim) e una navale (Bengasi o Tobruk).

Inoltre i rapporti sempre più stretti con il presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadéra, che ha affidato la sicurezza ai mercenari della Wagner, potrebbero permettere a Mosca di costruire una base militare nel paese a sud del Ciad con tanto di aeroporto internazionale. La base potrebbe ospitare fino a 10 mila soldati e diventare il cuore strategico delle operazioni russe in Africa.

Le truppe schierate nei diversi paesi africani sembrano passate sotto il comando di una nuova forza, denominata Afrikansky Korpus, che avrebbe inglobato i reparti della Wagner. L’Unione Europea deve guardare seriamente a sud del Mediterraneo prima che sia troppo tardi: i movimenti russi in Africa non sono meno pericolosi per la sicurezza europea di quelli in Ucraina.

@LeoneGrotti

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