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Ecco cosa potrebbe accadere ora ad Asia Bibi e perché

O sarà liberata e i giudici aspettano di farla espatriare in segreto prima di annunciare l'assoluzione. Oppure la faranno marcire in prigione fino alla morte naturale

Leone Grotti
15/10/2018 - 1:00
Esteri
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«Impiccate l’infedele Asia Bibi». Centinaia di estremisti musulmani hanno sfilato ieri, dopo la preghiera islamica del venerdì, per le strade di Lahore e di molte altre città in Pakistan. Come riportato dal Washington Post, i radicali del partito Tehreek-e-Labbaik hanno invocato la condanna a morte della madre cattolica di cinque figli, colpevole di avere bevuto un bicchiere d’acqua e in prigione da quasi dieci anni per false accuse di blasfemia.

IL VERDETTO FINALE

Lunedì 8 ottobre la Corte Suprema del Pakistan, dopo le condanne in primo e secondo grado, ha emesso il verdetto finale sul caso di Asia Bibi. Ha deciso però di tenerlo riservato, senza comunicare quando lo renderà pubblico. La decisione ha fatto infuriare gli estremisti, che volevano l’impiccagione immediata, e può essere interpretata in due modi diversi.

PAKISTAN SENZA VIA D’USCITA

La prima interpretazione è quella di chi ritiene che il Pakistan non possa in alcun modo uscire facilmente dall’impasse creata da un processo assurdo. Il caso è seguito da vicino a livello internazionale e su Asia Bibi si sono già pronunciati leader politici e morali di mezzo mondo. Se i giudici annunciano la colpevolezza della donna, che a quel punto potrebbe essere salvata solo dalla improbabile grazia presidenziale, il Pakistan rischia di perdere importanti contratti economici e aiuti dalle organizzazioni internazionali. Una su tutte, l’Unione Europea.

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PROTESTE DEGLI ESTREMISTI

Se invece i giudici assolvono Asia Bibi, lo Stato dovrà fronteggiare un’ondata di proteste da parte di centinaia di migliaia di musulmani infuriati, che potrebbero mettere a ferro e fuoco il paese. La blasfemia contro Maometto e il Corano, per quanto non dimostrata, è un tema estremamente sensibile nella Repubblica islamica, dove sovente basta che una persona sia accusata anche senza prove per essere uccisa dai fanatici nella totale impunità.

PRIMO SCENARIO

Per questo le corti di tutto il paese hanno tirato il più possibile per le lunghe il processo (sono passati ormai otto anni dalla prima condanna del novembre 2010). La stessa Corte Suprema ha impiegato due anni prima di ascoltare il caso ed emettere il verdetto. L’unica via d’uscita, secondo quest’ottica, sarebbe attendere la morte naturale della donna o un omicidio extragiudiziale. Entrambi questi scenari però sono difficili: Asia Bibi è, per quanto provata, perlopiù descritta in buona salute e nel carcere di Multan vive in isolamento e si cucina da sola i pasti, per impedire di essere avvelenata.

«SERVONO LE PROVE»

La seconda interpretazione è invece di tutt’altro tenore. La decisione dei giudici di mantenere segreto il verdetto sarebbe positiva, facendo pensare a un’assoluzione. Durante l’udienza finale a Islamabad, il presidente della Corte Suprema, Mian Saqib Nisar, ha più volte ripetuto al pubblico ministero che la blasfemia è un crimine insopportabile, «ma deve essere supportato dalle prove». Un altro giudice del collegio ha riconosciuto, seguendo il filo della difesa di Asia Bibi, che le suddette prove mancano e che la versione riportata dall’accusa non è dimostrata. Il presidente della Corte Suprema, inoltre, si è distinto nella sua carriera per avere emesso verdetti coraggiosi, anche a danno degli estremisti islamici.

IL CASO MUMTAZ QADRI

Non è neanche vero che la giustizia pakistana non sia in grado e non abbia mai preso in precedenza decisioni controcorrente: il 29 febbraio 2016, in seguito a condanna definitiva, è stata autorizzata l’impiccagione di Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore musulmano del Punjab Salman Taseer, che gli estremisti avevano accusato di blasfemia proprio per avere difeso Asia Bibi. Dopo l’impiccagione di Qadri, avvenuta in segreto, decine di migliaia di estremisti hanno protestato per settimane ma il governo è stato in grado di contenere la rivolta.

ASIA BIBI DEVE FUGGIRE

Perché tenere segreto il verdetto allora? Come ricordato a tempi.it da Paul Bhatti, fratello di Shahbaz Bhatti, ministro federale per le minoranze religiose assassinato il 2 marzo 2011 da fondamentalisti per il lavoro svolto in difesa dei cristiani perseguitati, «Asia Bibi non è al sicuro in Pakistan. Non può essere liberata. Governo e giudici sanno che deve espatriare». L’obiettivo della Corte Suprema potrebbe dunque essere quello di garantire la fuga dal paese della donna in segreto, per poi annunciare la sua innocenza solo in un secondo momento.
Gli estremisti islamici temono questo scenario e non a caso hanno lanciato una petizione per inserire Asia Bibi nella lista speciale di persone che non possono in alcun caso abbandonare il Pakistan.

LA VITTORIA DI RIMSHA MASIH

Non sarebbe la prima volta però che accade qualcosa del genere: nel novembre del 2012 è stata prosciolta dalle accuse di blasfemia la cristiana Rimsha Masih, analfabeta, leggermente ritardata e accusata in base a false accuse. Non era mai accaduto prima nella storia del Pakistan che un accusato di blasfemia venisse prima rilasciato su cauzione e poi assolto. Per garantire l’incolumità di Rimsha, il governo ha prima protetto la ragazzina in una località nascosta e l’ha poi fatta espatriare in Canada nel luglio 2013 per evitare vendette islamiste.

«SONO OTTIMISTA»

In quel caso, ricorda ancora Bhatti, lo Stato pakistano ha messo a disposizione mezzi ed elicotteri per salvarla. Governo e giudici potrebbero dunque comportarsi allo stesso modo con Asia Bibi. Questa è la speranza anche degli avvocati della cattolica perseguitata e dello stesso Bhatti: «Sono ottimista. Ci sono tutte le carte in regola perché venga liberata».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: asia bibiCristiani Perseguitatiislamabadlahoremumtaz qadriPakistanpaul bhattiprocesso asia bibirimsha masihsalman taseershahbaz bhatti
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