A giorni l'udienza finale per Asia Bibi. «Sono fiducioso che venga rilasciata»

Di Leone Grotti
26 Aprile 2018
«Ci sono molte falle in questo caso» dice a tempi.it l'avvocato Saiful Malook, musulmano, che deve girare con la scorta perché difende la donna cristiana condannata a morte per blasfemia


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«A giorni verrà fissata l’udienza finale del processo di Asia Bibi». È quanto dichiara a tempi.it Saiful Malook, l’avvocato musulmano che da anni rischia la vita per salvare quella della donna cattolica condannata all’impiccagione in Pakistan per false accuse di blasfemia. La notizia è stata data a Malook dallo stesso presidente della Corte Suprema, Mian Saqib Nisar: «Mi ha detto di tenermi pronto, perché la data sarà fissata presto: parliamo di giorni questa volta, non di mesi». Quello di Asia Bibi è il processo più importante e politicamente sensibile dell’ultimo decennio in Pakistan. Dal suo esito si capirà se il Governo vuole continuare nella sua guerra al terrorismo islamico o se invece ha deciso di alzare bandiera bianca e dare un contentino agli estremisti che a migliaia affollano le piazze gridando: «Uccidete Asia Bibi».
La donna è in carcere dal 2009, da oltre otto anni, per avere bevuto un bicchiere d’acqua: le sue compagne di lavoro nei campi la accusarono di avere infettato la fonte in quanto cristiana. Quando la notizia dell’incidente si diffuse, il villaggio insorse, dagli altoparlanti delle moschee i muezzin chiamarono a raccolta i musulmani per punirla e Asia Bibi fu picchiata davanti ai figli. Poi per 5 giorni tutto tacque e la vita ricominciò come prima, fino a quando l’imam del villaggio, che non era presente al diverbio, insieme ad altri accusatori, sporse denuncia per blasfemia.
Dopo essere stata condannata in primo e secondo grado, si attende la decisione della Corte Suprema, che ha già rimandato il caso più volte. Secondo l’avvocato, se ci è voluto tanto, non è per la pressione degli estremisti islamici: «Io seguo molti casi di blasfemia, ma ci sono migliaia di richieste di appello per pena di morte pendenti presso la Corte Suprema. Per questo i tempi sono lunghi: chi dice che è colpa degli estremisti, diffonde notizie false».
Malook aveva interpellato il presidente della Corte suprema dopo che una disposizione generale fatta da «persone non autorizzate» gli aveva sospeso la scorta. L’avvocato, infatti, subisce frequenti minacce di morte per il lavoro che si è preso in carico. «Avevo una scorta di tre persone», continua, «e ora me l’hanno ripristinata. Non so perché me l’abbiano tolta ma succede: in Pakistan spesso non c’è molta attenzione per le persone». La scorta invece è fondamentale per lui: «Ogni volta che esco di casa ho paura. Ci sono persone che vogliono uccidermi. So cosa rischio».
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Ma perché un avvocato musulmano ha accettato di difendere una cristiana? La decisione di Malook è maturata molto tempo fa. Solo per aver visitato Asia Bibi e per aver criticato la legge sulla blasfemia, che in Pakistan viene abusata per colpire le minoranze religiose (e non solo), il governatore musulmano del Punjab Salman Taseer venne assassinato nel 2011. A ucciderlo fu Mumtaz Qadri, un uomo della sua scorta. Subito definito da migliaia di estremisti «eroe dell’islam», nessun avvocato voleva perseguirlo per omicidio, temendo per la propria vita. Malook l’ha fatto: «Sono riuscito a farlo condannare a morte e poi ho preso anche il caso di Asia Bibi, perché era strettamente collegato, anche se tutti avevano paura. Io sono musulmano e non mi importa se Asia Bibi è cristiana: è un essere umano che ha il diritto di essere difesa come tutti».
L’altro giorno l’avvocato ha parlato con Joseph Nadeem, l’uomo che si sta prendendo cura della famiglia di Asia Bibi, che ha appena visitato la donna in carcere insieme al marito. «Mi ha detto che Asia è molto felice della decisione della Corte Suprema di fissare una data per l’udienza. È fiduciosa e ha detto che prega per me». La donna, che prega in carcere con il rosario che le ha donato papa Francesco, ha anche lanciato un appello perché venerdì 27 aprile tutti i cristiani del mondo preghino per lei in vista dell’udienza finale. L’arcivescovo di Lahore, capitale del Punjab, Sebastian Shaw, ha già accolto la richiesta: «La nostra speranza e il nostro cuore sono con lei».
Intanto Malook continua a preparare la difesa della donna: «Sono fiducioso che Asia Bibi venga rilasciata. Ci sono molte falle in questo caso». La principale riguarda la tempistica: dal giorno in cui è avvenuta la presunta blasfemia a quello in cui è stata depositata la denuncia, peraltro non da un testimone oculare, sono passati cinque giorni. «Se c’è un ritardo, la prova va considerata dubbia». Malook non sembra infine preoccupato dalla possibilità che, in caso di sentenza positiva per la sua assistita, qualcuno cerchi di ucciderla: «Non ci saranno pericoli perché i dispositivi di sicurezza sono alti». Respinge infine le critiche rivolte da alcuni attivisti all’Unione Europea di non aver fatto abbastanza per Asia Bibi: «Non è vero, il commissario Jan Figel ci ha aiutato molto».
Nella foto l’avvocato Saiful Malook con il marito di Asia Bibi, Ashiq Masih
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