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Impiccato Mumtaz Qadri. Pakistan in rivolta: «Per tanti è un eroe nazionale e difensore dell’islam»

Il fondamentalista islamico nel 2011 ha assassinato il governatore musulmano del Punjab Salman Taseer, "blasfemo" perché aveva difeso Asia Bibi. Intervista al docente pakistano Shahid Mobeen

Leone Grotti
01/03/2016 - 3:00
Esteri
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Ieri è stato impiccato Mumtaz Qadri e il Pakistan è stato «bloccato» da decine di manifestazioni di protesta. L’assassino del governatore musulmano del Punjab Salman Taseer, che nel 2011 difese Asia Bibi definendo quella sulla blasfemia una “legge nera”, aveva chiesto la grazia al presidente della Repubblica islamica, che non gliel’ha concessa. «Nessun capo religioso di nessuna denominazione islamica, sunnita o sciita, ha condannato il gesto di Mumtaz Qadri. Anzi, molti hanno proposto di dichiararlo eroe nazionale e difensore dell’islam», spiega a tempi.it Shahid Mobeen, pakistano esperto della legge sulla blasfemia e docente incaricato presso la facoltà di Filosofia della Pontificia università Lateranense del corso Islam e Neoplatonismo.

Professore, perché il presidente non ha concesso la grazia?
Il governo ha dispiegato 30 mila soldati dell’esercito per combattere il terrorismo islamico in tutto il paese nell’ultimo anno. Non concedendo la grazia, il presidente ha confermato l’importanza di questa lotta.

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Perché Taseer è stato assassinato?
Qadri era un fondamentalista islamico del corpo d’élite della difesa delle autorità dello Stato e guardia del corpo di Taseer. Nel 2011 ha accusato il governatore di aver criticato la legge sulla blasfemia e l’ha ucciso, come se criticare la legge costituisse già blasfemia in sé. Su questa base, gli avvocati di Qadri hanno fatto ricorso in appello, ma i giudici hanno rigettato questa teoria rimproverando a Qadri di aver fatto un giuramento per difendere le autorità dello Stato e affermando che non aveva nessun diritto di togliere la vita a Taseer.

Perché questo caso è così sensibile in Pakistan?
È un caso emblematico. Qadri è un simbolo per i gruppi fondamentalisti che sono nati negli anni 70 e 80 quando la cultura nazionale è stata improntata al fanatismo religioso. Allora sono stati versati milioni di dollari per formare i mujaheddin da mandare a combattere in Afghanistan. Quel tipo di cancro che è il terrorismo religioso ha avuto gravi effetti collaterali nella società.

Come ha reagito la società pakistana?
Oggi la maggioranza è d’accordo con ciò che ha fatto Qadri, ma non voglio dimenticare quei pochi cittadini che vogliono la convivenza pacifica sul territorio. Uno degli esempi più brillanti era proprio Taseer.

Teme ripercussioni per i cristiani?
L’esecuzione sta innescando le proteste dei fondamentalisti, oggi il territorio nazionale è bloccato e potrebbero esserci problemi. Il 2 marzo sarà il quinto anniversario dell’uccisione di Shahbaz Bhatti e poiché il suo nome è legato a quello di Taseer – entrambi lavoravano per la difesa dei cittadini pakistani non di fede islamica – temo che ci siano attentati contro le minoranze religiose e i luoghi di culto, oltre che contro le istituzioni.

Ci potranno essere ripercussioni sul caso giudiziario di Asia Bibi?
A livello giuridico sono due cose diverse. Però sì, a livello sociale potrebbero esserci ripercussioni sia per Asia Bibi che per tutti i cristiani.

La comunità musulmana come ha reagito all’impiccagione?
Nessun capo religioso, sunnita o sciita, ha denunciato il gesto di Qadri, piuttosto ci sono stati vari gruppi religiosi che sono andati personalmente a portare le ghirlande di fiori a “colui che è andato alla guerra ed è tornato vivo”, termine usato per dichiararlo eroe nazionale e difensore dell’islam. Vorrei anche ricordare che la famiglia di Salman Taseer, quando è arrivato il momento di celebrare i suoi funerali, ha fatto molta fatica a trovare un capo religioso disposto a guidare la funzione.

La famiglia di Taseer ha parlato in questi giorni?
Soprattutto la figlia e la moglie hanno condannato questo tipo di terrorismo religioso. Il figlio invece è stato rapito dal gruppo jihadista Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp). Ancora oggi non è stato restituito ai familiari, forse in questo momento si trova in Afghanistan.

Dopo l’attentato dell’anno scorso dei Ttp alla scuola di Peshawar dove studiano i figli dei militari, nel quale sono state uccise 104 persone, tra cui 84 studenti, il Pakistan ha ripristinato la pena di morte e l’anno scorso ha eseguito circa 300 persone. Da questo punto di vista, anche l’impiccagione di Qadri non è preoccupante?
Purtroppo le esecuzioni sono in crescita. Io non sono favorevole alla pena di morte.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

Tags: asia bibiIslammumtaz qadriPakistansalman taseershahbaz bhattiShahid MobeenTerrorismo Islamico
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