Pakistan. Martedì l’esame del ricorso islamista contro l’assoluzione di Asia Bibi
Martedì 29 gennaio si terrà l’udienza per la revisione della sentenza di assoluzione di Asia Bibi. Come riportato da Dawn, la Corte suprema del Pakistan ascolterà il ricorso di Qari Muhammad Sallam, secondo cui assolvendo la donna cattolica ingiustamente accusata di blasfemia la Corte ha violato «i normali principi della giustizia in riferimento all’applicazione delle leggi sulla blasfemia».
L’ASSOLUZIONE STORICA
Dopo 3.420 giorni di carcere, quasi dieci anni, il 30 ottobre 2018 la Corte Suprema guidata dal presidente Mian Saqib Nisar ha assolto definitivamente Asia Bibi, accusata formalmente di blasfemia per avere bevuto un bicchiere d’acqua il 19 giugno 2009 e condannata a morte in primo grado l’11 novembre 2010 e in secondo grado il 16 ottobre 2014. Il 7 novembre la cristiana perseguitata è finalmente uscita dalla sua cella senza finestre del carcere di Multan e portata in aereo in un’area segreta della capitale Islamabad. Se la donna non ha ancora potuto uscire dal Pakistan è perché l’1 novembre Qari Muhammad Sallam ha presentato ricorso, chiedendo anche che Asia Bibi fosse inserita nella Exit Control List, l’elenco delle persone che non possono lasciare il paese, fino all’arrivo della sentenza sul ricorso.
Come dichiarato dal giudice Mian Saqib Nisar durante la lettura della sentenza storica a ottobre, «io, come anche gli altri magistrati del collegio giudicante, amo il profeta Maometto e sono pronto a sacrificare la mia vita per difendere il suo onore. Ma noi non siamo giudici solo per i musulmani. Come possiamo condannare a morte qualcuno senza avere le prove?». Tra gli elementi che hanno portato all’assoluzione della donna, infatti, ci sono alcune incongruenze decisive: Qari Muhammad Sallam è anche l’uomo che ha formalizzato l’accusa contro Asia Bibi nel 2009. Ma il mullah islamico non ha assistito all’alterco tra la cristiana e le donne musulmane, durante il quale avrebbe commesso blasfemia. Inoltre, ha atteso cinque giorni dai fatti prima di accusarla, senza mai riuscire a dimostrare la pretesa «confessione» di Asia Bibi.
IL RICORSO ISLAMISTA
Ora Qari Muhammad Sallam chiede alla Corte se debba per forza «tenere in considerazione» questi «dettagli tecnici», pretendendo che il ricorso sia ascoltato anche da un membro della Corte d’appello della Sharia, poiché «questo caso richiede approfondimenti dettagliati a causa delle sue circostanze particolari».
L’assoluzione di ottobre ha scatenato gli estremisti islamici, che hanno bloccato il Pakistan per tre giorni fino a quando il governo non ha garantito che Asia Bibi non sarebbe uscita dal Pakistan fino alla revisione della sentenza, pur non avendo mai inserito il nome della donna nella Exit Control List. Nel frattempo la famiglia di Asia Bibi è stata costretta a nascondersi («ci danno la caccia casa per casa»), il suo avvocato è scappato all’estero, sottolineando che il clima di odio non permetterà a nessuno di loro di continuare a vivere in Pakistan. Emblematico in questo senso il video pubblicato su internet che ritrae dei bambini che giocano a impiccare Asia Bibi.
GIUSTIZIA PER I CRISTIANI PERSEGUITATI
I cristiani del Pakistan attendono fiduciosi il verdetto della Corte, che se rigetterà il ricorso, come tanti credono, «ristabilirà finalmente giustizia e verità», come dichiarato a tempi.it da Paul Bhatti, e sancirà una grande vittoria «anche per chi ha dato la vita per Asia Bibi». A partire dal ministro cattolico per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, fino al governatore musulmano del Punjab, Salman Taseer, entrambi assassinati da terroristi islamici.
Foto Ansa
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