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Ma non eravamo una Repubblica parlamentare?

Nell'Italia nata dalla gloriosa resistenza antifascista, evocare l’esercizio democratico del voto popolare è diventato come un golpe

Luigi Amicone
03/02/2021 - 10:46
Politica
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Il discorso di Sergio Mattarella dopo il fallimento delle consultazioni per il governo Conte ter

Cronache di mezzo lockdown / 34

Non è da tutti i giorni vedere un capo dello Stato che prende parola a reti unificate nell’intervallo di una partita di calcio. Oddio. Sono usciti i carri armati? Luca Palamara sta per ricevere la grazia presidenziale? O semplicemente sono andati a fuoco gli ultimi pullman Atac e il presidente fa appello a Juve e Inter perché le loro società, rispettivamente Fiat e China, inviino rinforzi motorizzati giù a Roma?

Non ho capito la ragione di tanta ambascia e eccezionalità da far uscire il presidente di tutti gli italiani, come se improvvisamente la Repubblica parlamentare non esistesse più. Vi ricordate? Sono passati dal giallo-verde all’oplà, giallo-rosso, come se uno passasse dal tifo alla Lazio a forza Roma, senza fare un plissé.

E perché neanche un plissé? Maddài, non li hai sentiti i Severgnini, le Gruber, la Rai a reti unificate? Perché siamo una Repubblica parlamentare. Non ci sono tradimenti. I governi si fanno con i numeri in Parlamento. E se ci sono i numeri, ultime parole famose di Mattarella investendo il compagno Fico, il “ribelle costruttivo”, “vai e portami la testa di un governo, qualunque essa sia, visto che ci sono i numeri”.

Mal gliene incolse all’ottimismo quirinalizio. Renzi giustamente si impunta, non vuole più vedere al governo gente che ha ha comprato due milioni di banchi a rotelle che adesso mandano in soffitta perché «fanno male alla schiena». Non vuole più vedere ministri della “fine processo mai!” (e chi sei? Il Bonafedista sopra i Dio?). Non vuole più vedere commissari dai pasticci epocali – se non peggio, visto che 1.250 milioni di euro non si sa come sono stati spesi e 634 sono stati dati a una società di una cinese de Roma creata cinque giorni prima del contratto super milionario medesimo. Per non parlare di intermediario della Rai che ci mette una buona parola a Pechino e siccome il governo Conte non ha ganci con la Via della Seta, mandano un giornalista in aspettativa a comprare per 12 milioni di euro di provvigioni, più 60 a un suo amico, 810 milioni di mascherine cinesi.

E comunque alla fine i numeri per stampellare Conte non ci sono. Che fa allora la Repubblica parlamentare? Va in Parlamento? Conta i numeri? (Non ci sono!) Sale al Quirinale? Il Quirinale scioglie le Camere? Si forma un governo istituzionale che tiene in ordine i conti e lei azioni anti pandemiche? Poi in due mesi si vota? E magari si vota in dieci giorni con voto scaglionato? Normale no? No.

La Repubblica parlamentare si trasforma per la seconda volta (dopo la coppia Napolitano-Monti) in Repubblica presidenziale alla vaccinara e si inventa l’allocuzione alla nazione nell’intervallo di una partita di calcio. E dal cilindro spara fuori Draghi. E mo vediamo se è un nome per spaventare Renzi. O se ci credono e dunque non ci può essere altro che una maggioranza di centrodestra più Renzi.

Ma a prescindere dalla cucina che ci cucineranno a Roma. Pensateci. Per avere una democrazia, un Parlamento e un presidente del governo democraticamente eletti, sono andati a votare facendosi ammazzare in posti come l’Iraq e l’Afghanistan. Sono andati sotto le bombe, sotto i tagliagole, sotto il fuoco della guerra. E ci sono andati anche in posti meno sanguinari ma non meno truci. Ci sono andati in Grecia, quando la Grecia moriva di fame e l’Europa le imponeva sacrifici da morire: ebbene i greci hanno votato non una ma due tre quattro volte. E in più hanno votato i referendum. Ed è stato l’esercizio della democrazia – della libertà! – che ha salvato la Grecia. Non i caporioni di Bruxelles.

Ma il presidente dice che da noi non si può votare. Perché? Perché c’è il Covid. E allora pensiamo all’America: mai così tanti votanti, mai così tanto vitale si è dimostrata la democrazia, mai così importante è stato il voto popolare. Eppure, altro che Covid italiano: l’America ha votato sotto il record mondiale di contagiati e di morti da Covid.

E ancora. Ultimamente Israele vota ogni due per tre. L’Olanda andrà al voto perché il governo è caduto su una cosa che da noi potremmo tradurre così: è come se il governo fosse andato in crisi perché l’ultimo video del governatore De Luca non è venuto bene e un migliaio di napoletani hanno dimostrato di aver diritto all’assegno per i carichi famigliari. Votano perfino in Olanda che c’è un governo che dicono cattivissimo contro gli italiani! Pensate un po’! E non possiamo votare noi buonissimi italiani?

Ci ho pensato e ripensato tutta la notte. Ve lo giuro. Ma perché nella Repubblica parlamentare nata dalla gloriosa resistenza antifascista, evocare l’esercizio democratico del voto popolare è diventato come 60 milioni di potenziali saluti fascisti, un colpo di Stato, Mussolini, carri armati? Non ho trovato risposta. Neanche sui giornali. Peccato. Io che credevo che si potesse vedere in santa pace almeno una partita di calcio. Invece no. Siamo l’unico paese al mondo occidentale che si fa ridere dietro dalla Birmania dei generali.

Foto Ansa

Tags: alfonso bonafedeCoronavirusCovid-19Elezionigiuseppe contegoverno contelockdownLuigi Amiconemario draghiMatteo RenziSergio Mattarella
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