«Vengo in questa chiesa ogni domenica da quando sono nata. Ma ora la situazione è davvero difficile, siamo tutti spaventati perché i jihadisti controllano i villaggi attorno al nostro». Afaf Azam è una cristiana di 52 anni ed è appena uscita dalla chiesa di San Elia, nella piccola città rurale di Izra, provincia di Deraa, nel sud della Siria.
STORIA MILLENARIA. La storia cristiana di Izra è tra le più antiche del mondo. I cristiani sono arrivati in questa città citata anche nella Bibbia 1.500 anni fa, quando faceva parte della Cananea. La chiesa di San Elia è stata costruita nel 542, 28 anni prima che nascesse Maometto. Izra è sopravvissuta ai persiani e all’Impero ottomano ma ora rischia di cadere nelle mani di Jabhat Al Nusra, la milizia di Al Qaeda che ha già conquistato le vicine città di Nawa e al-Sheikh Maskin e che si trova a meno di due chilometri.
RIBELLI CON I TERRORISTI. «È molto semplice: se l’Occidente vuole che la Siria rimanga un Paese per cristiani, deve aiutarci a stare qui e smettere di armare i terroristi», dichiara al Telegraph padre Elias Hanout (foto a destra). I paesi occidentali non hanno mai armato lo Stato islamico ma padre Elias non si riferisce ad Al Qaeda o all’Isil quando parla di “terroristi”, bensì ai ribelli che si sono uniti ad Al Nusra e sono pronti ad attaccare la città. Alcuni di coloro che minacciano la millenaria storia di Izra «fanno parte» del gruppo di “ribelli moderati” addestrati e armati dalla Cia in Giordania.
«IL VERBO È PARTITO QUI». Domenica alla Messa c’erano poche persone e il coro mancava degli elementi migliori: la maggior parte dei cristiani della città, infatti, è scappata. Mentre padre Elias celebrava, gli spari rimbombavano riempiendo la piccola navata: il timore è che l’esercito di Bashar Al Assad sia presto sopraffatto dai terroristi e che l’invasione sia imminente.
«Il Verbo è partito in questa terra. Se tu cancelli il Verbo qui, allora la cristianità di tutto il mondo non avrà futuro», continua padre Elias, pensando forse anche ai 700 mila cristiani rimasti oggi in Siria. Nel 2011 erano 1 milione e 750 mila.
CRISTIANI IN FUGA. Sia i cristiani che i musulmani di Izra hanno paura degli islamisti: «Nessuno vuole che quegli uomini avanzino», afferma un residente in via anonima, «[anche i musulmani] sono spaventati». La signora Azam non ha dubbi su chi preferire nella guerra: «Quando il male arriva, devi difendere il tuo Paese. Noi amiamo il nostro governo proprio come amiamo il nostro Paese».
Da Izra, come da tante altre città della Siria, sono molti i cristiani che cercano di scappare. Eva Astefan ha fatto richiesta di asilo alle Nazioni Unite: «Mia figlia di 14 anni è stata uccisa da un cecchino dei ribelli nel 2012. Questo è il nostro Paese e noi lo amiamo ma non abbiamo altra scelta [che andarcene]. I terroristi rapiscono e uccidono i nostri uomini, facendo penzolare sui loro cadaveri la santa croce».
«NON ARMATE I TERRORISTI». I ribelli “moderati” su cui gli Stati Uniti contano per sconfiggere lo Stato islamico e Assad sono ormai concentrati solo nel sud della Siria (mappa © Telegraph) e sono gli stessi che presto potrebbero attaccare Izra. Barack Obama si sta accordando con Arabia Saudita e Turchia per addestrarli e armarli ed è per questo che i cristiani di Izra si sentono traditi proprio dai cristiani occidentali: «Ci avete abbandonati. Per piacere, dite al signor David Cameron che non vogliamo né aiuti né donazioni. Però, per piacere, ditegli anche di smettere di armare i terroristi».