Segnatevi questo giorno: il Pd e Repubblica hanno scoperto la «giustizia a orologeria»
«Il taglio delle ferie? “Un grave insulto per il metodo usato”. La prescrizione? “Un intervento debole”. La riforma del civile? “Poco efficace se lasciata all’iniziativa volontaria delle parti”. Il falso in bilancio? “Preoccupano le pressioni per una norma di facciata”. Le intercettazioni? “Si annunciano complicazioni per acquisire i tabulari telefonici e per pubblicare le telefonate nei provvedimenti”. Rivoluzionaria la riforma Orlando? “Debole”. “Una delusione”. “Frutto di un approccio superficiale, di diversi cedimenti e timidezze”. “Un compromesso”. Infine l’accusa peggiore: “Interventi di scarso respiro e norme punitive, ispirate a logiche che credevamo appartenere al passato”».
«CHE PAURA». Così Liana Milella rissume efficacemente su Repubblica il duro comunicato di «due paginette scritte nella notte ma pensate da giorni» con cui ieri l’Anm, il cosiddetto sindacato dei magistrati, ha massacrato la bozza di riforma della giustizia proposta dal ministro Andrea Orlando. Tutte idee che «credevamo appartenere al passato», dicono le toghe. «L’Anm? Brrrr… che paura», ha ribattuto ieri sera il premier Matteo Renzi, che su questa riforma intende metterci la faccia. Ma in effetti di cose che tutti «credevamo appartenere al passato» ne stanno succedendo diverse in questi giorni. E se il premier gonfia il petto in pubblico e annuncia che non arretrerà di un passo, forse un po’ di «paura» inizia a serpeggiare davvero tra le file della sinistra.
INVASIONE DI CAMPO? Lo testimonia l’articolo, apparso sempre oggi su Repubblica, di Goffredo De Marchis, che racconta le reazioni dei papaveri del Pd alla notizia delle indagini per peculato abbattutasi proprio ieri su tutto il vertice emiliano del partito, e in particolare sui due principali candidati alle primarie per le prossime elezioni regionali, Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, entrambi “renziani” (il primo dei due, per altro, si è già fatto da parte). Ebbene a quanto pare ai dirigenti di Largo del Nazareno la «coincidenza» temporale tra riforma della giustizia, primarie e indagine giudiziaria appare «inquietante», scrive De Marchis. Il giornalista sintetizza così la lettura che il Pd dà dei fatti: «”Si viene a sapere che Richetti è indagato insieme ad altri 7 che rimangono sconosciuti fino a sera. Era chiaro che il messaggio doveva arrivare a Bonaccini”. L’obiettivo finale era quello di “azzerare una classe dirigente, di abbattere un partito alla vigilia del voto”».
QUANTI DÉJÀ VU. «C’è una vecchia partita tra i democratici emiliani e la procura di Bologna», arriva a mettere nero su bianco Repubblica. Ma è normale che in un paese democratico una procura giochi «una vecchia partita» con una formazione politica per di più maggioritaria? No che non è normale, e infatti adesso «sia al governo sia nelle stanze del Pd» torna a far capolino «una formula che apparteneva al centrodestra, a Berlusconi», scrive De Marchis. Quale formula? «Giustizia a orologeria».
La sorpresina della procura viene «collegata alle riforme presentate il 29 agosto, alla svolta garantista del Pd», continua Repubblica. Nel partito «nessuno vuole ammettere pubblicamente» ma «si respira il timore che l’opposizione alle riforme possa trasformarsi in guai giudiziari per il Pd». Non è anche questo un fantastico déjà vu?
DIETROLOGIE. De Marchis riporta poi un commento, questa volta pubblico, della deputata emiliana Giuditta Pini: «Se i magistrati riuscissero a tenere a bada gli spifferi, sarebbe un passo avanti. Anche perché se tutto avviene il giorno della presentazione delle firme, non si devono lamentare delle dietrologie». E che dietrologie: «Dicono – aggiunge il cronista di Repubblica tornando alle voci raccolte off the records – che la procura ha tenuto aperta l’inchiesta sulle spese dei consiglieri per due anni facendo uscire pezzo a pezzo avvisi e notizie». Spara a zero sui giudici pure l’alleato di Sel, per bocca dell’assessore uscente alla Cultura dell’Emilia-Romagna Massimo Mezzetti: «Facciamo così, per risparmiare tempo chiediamo alla Procura di Bologna chi vuole alla presidenza della Regione…», verga sulla sua bacheca di Facebook.
«NEL MIRINO». L’articolo di Repubblica prosegue parlando con nonchalance di una «battaglia» tra Pd e toghe che «si può estendere a livello nazionale fino a colpire l’esecutivo o i dirigenti del partito», e riportando con naturalezza la strategia studiata da Renzi e dai suoi per «“difendersi” dal cortocircuito giudiziario». Una delle mosse sarebbe tentare di portare a casa in ogni caso la riforma della giustizia, ma di «farla dialogando con tutti». Conclude De Marchis: «Non per niente oggi il ministro della Giustizia incontrerà il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli, dopo il durissimo comunicato di ieri». Tuttavia «rimane la sensazione di essere nel mirino».
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4 commenti
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Si diceva che “cane non morde cane”, evidentemente non è sempre così.
Repubblica vs. Magistratura…uno scontro tra titani fino a ieri stretti compagni di merende, imperdibile, vediamo come va a finire!
A furia di gridare al lupo al lupo il lupo è arrivato davvero e non ha alcuna pietà dei vecchi sostenitori.
I sacerdoti del Potere, l’unica vera Casta intoccabile, i magistrati, tenteranno con tutti i mezzi di tenersi ben stretti le loro prerogative, faranno di tutto per uccidere la riforma di Renzi nella culla. Toccano tutti e non vengono toccati da nessuno. Non stimo granchè Renzi, ma spero vada fino in fondo. Non è possibile vivere in un paese dove la custodia cautelare è prassi ormai comune ed accettata, dove da ormai 25 anni gli avvisi di garanzia vengono recapitati prima ai giornali e poi al diretto interessato, dove le intercettazioni sono in pasto ai giornali in barba a tutte le leggi, dove i magistrati ed i pm che sbagliano (cioè che ROVINANO la vita di una persona) non paghino per lo sbaglio fatto, come qualunque cittadino fa nell’esercizio del proprio lavoro. Questa gente si crede intoccabile, si crede Dio.