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Le cifre hanno una logica ferrea che non permette inganni, e se le cifre dicono che nella classifica sulla libertà di stampa nel mondo l’Italia scende di cinque posizioni significa che «tutto torna. È la capocrazia di Meloni, Rai la nuova Eiar». Lo ha detto a Lilli Gruber Massimo Giannini, capo partigiano della brigata “Bella Chat” commentando l’ultima analisi di Reporters Sans Frontières che da giorni fa parlare più di un monologo di Scurati.
Non che nell’Italia di Giorgia Meloni si stia peggio che nell'Italia di Draghi, Gentiloni o Renzi (allora eravamo rispettivamente al 58 esimo, 52 esimo e 73 esimo posto), ma come lo spieghi il tonfo dalla 41esima alla 46esima posizione, in «zona Orbán», se non con Angelucci pigliatutto o la “legge bavaglio” «sostenuta dalla coalizione di governo del primo ministro Meloni, che vieta la pubblicazione di un ordine di custodia cautelare fino alla fine dell’udienza preliminare»? Rsf la spiega così, la retrocessione.
Il partigiano Giannin...
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