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Ma quale Vaticano, l’eutanasia dovrebbe fare orrore allo Stato laico

Parla la Chiesa e scatta il tic dei giornali: sì alla morte assistita, no alle paranoie beghine. Ma cosa c'è di civile nello scaricare i più fragili, usare i morti per fare cassa e magnificare i giovani che vogliono uccidere gli anziani?

Caterina Giojelli
18/08/2021 - 3:00
Salute e bioetica
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La raccolta firme per il referendum sull'eutanasia legale organizzata dall'Associazione Luca Coscioni a Roma
La raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale organizzata dall’Associazione Luca Coscioni a Roma (foto Ansa)

«A 37 anni dalla prima proposta di legge, sarà forse la volontà popolare a intervenire sul fine vita. E pazienza se il Vaticano si mostra preoccupato. Siamo uno Stato laico, come ha avuto modo di recente di ricordare – ma speriamo ardentemente non ce ne sia bisogno – il premier Draghi». Il virgolettato è della Stampa ma funziona così ovunque, i radicali raccolgono firme e scatta il tic dei giornalisti: subito referendum, bisogna introdurre l’eutanasia nella legislazione in nome della laicità dello Stato, perché l’Italia non è una provincia vaticana.

Ma da quando l’eutanasia è una “preoccupazione” del Vaticano da liquidare e tacitare come paranoia beghina a mezzo lettere di papà Englaro (e al grido “tutti hanno una legge, manchiamo solo noi”)? Prosegue la Stampa: «Nel 2006, dinanzi a un accorato appello di Welby, l’allora capo dello Stato Napolitano auspicò un dibattito sul tema: “L’unico atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l’elusione di ogni responsabile chiarimento”. Sono passati 15 anni. Allora era ingiustificabile, oggi inaccettabile».

Eutanasia in Olanda, Belgio e Canada

Ancora una volta tocca ribadire che il primo “responsabile chiarimento” sull’eutanasia andrebbe pescato – prima ancora che in un’aula parlamentare o nel Vangelo – nei laicissimi paesi dove la dolce morte è stata legalizzata. Anno 2020, in Olanda 6.938 persone chiedono e ottengono di morire: 88 (tra cui una affetta da disabilità intellettiva) per motivi legati alla depressione; 458 per problemi legati al sistema nervoso ; 235 per «problemi legati alla vecchiaia», 4 per aver contratto il Covid, 168 perché affette da demenza, 2 senza esplicita richiesta (“grazie” alla sentenza della Corte Suprema che ha autorizzato la sedazione surrettizia di persone affette da demenza, per evitare la loro opposizione all’iniezione letale). Tra i morti anche un ragazzino di età compresa tra i 12 e i 16 anni. Su 216 casi di suicidio assistito, infine, 17 non sono andati a buon fine, il paziente cioè non è morto, e il medico ha dovuto praticare l’iniezione letale.

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In Olanda 1 decesso su 25 è causato dall’eutanasia che rappresenta il 4,12 per cento di tutte le morti (il dato sale al 6,2 per cento tra i 60 e gli 80 anni). Sedici i minori uccisi dalla legalizzazione, nel 2002. In Belgio 17 anni di legalizzazione dell’eutanasia hanno portato a 22.081 “morti ufficiali”, oltre cinquemila relativi solo agli ultimi due anni e non si contano più i casi di eutanasie autorizzate per motivi mentali e psichiatrici. Solo per citare alcuni esempi emblematici (ma ce ne sarebbero a centinaia e centinaia): Emily, Tine Nys, Godelieva de Troyer. In Canada lo scorso anno 7.595 persone si sono fatte uccidere. Una su cinque non aveva problemi con il dolore derivante dalla malattia, ma con «solitudine e isolamento».

«Uccidete mio figlio di 4 anni»

Già «solitudine e isolamento», «sentirsi un peso per la famiglia, gli amici e i sanitari»: non è più il “dolore” o la “perdita di autonomia” la motivazione più in voga per chiedere e ottenere di morire. E in che modo questo non dovrebbe far suonare un campanello di allarme in uno Stato laico prima delle campane in Chiesa?

Sempre in Canada la mamma di un bimbo disabile di 4 anni sta chiedendo al governo di estendere l’eutanasia ai bambini perché suo figlio, che soffre della sindrome di Mednik, possa ricevere l’iniezione letale in caso le sue condizioni peggiorassero. A sostenerla un gruppo politico che ha lavorato alla legge C-7 che dal mese di marzo ha eliminato il requisito di una «morte naturale ragionevolmente prevedibile» per ottenere il farmaco letale.

Ammazzare per risparmiare

La campagna per dare l’eutanasia ai bambini è iniziata nel 2018: là dove è passato il concetto che «avere una disabilità è peggio della morte» i bilanci sanitari stimano di poter beneficiare di un risparmio pari a 66,14 milioni di dollari. Tutto grazie ai morti. Stimando in base alla legge vigente “almeno” 6.465 suicidi assistiti nel 2021 il risparmio è calcolato decurtando dal budget innanzitutto i costi per le cure palliative di queste seimila e rotte persone: 55,4 milioni di dollari, una cifra enorme rispetto ai 17 milioni necessari per aiutarle a morire.

Ogni “responsabile chiarimento” in sede di un Parlamento «inadempiente», «paralizzato dai temi etici» e a cui i giornalisti imputano di non aver ancora dato seguito alla pilatesca sentenza della Corte costituzionale dovrebbe partire da qui: che c’è di laico nell’aspirare ai “paradisi” della dolce morte avviati con un manipolo di casi di chi «chiede solo di morire con dignità» e culminati con il seppellimento di migliaia di persone sole, disperate, depresse, disabili mentali e anziani?

Meglio l’eutanasia di Mykonos

«Oltre cinquecentomila firme in un mese e mezzo di raccolta. Una slavina di nomi e cognomi, depositati nei banchetti sotto il sole, nel cuore di un agosto cocente, file di giovani e anziani, da Nord a Sud, per la prima volta anche on line, basta avere lo Spid e ci si unisce al coro di chi chiede un referendum per l’eutanasia legale – gongola la Stampa – molti giovani impegnati nella raccolta firme, ragazze e ragazzi che hanno sacrificato parte dell’estate perché, come raccontiamo a pagina 19, “decidere cosa fare della propria vita è più importante di una settimana a Mykonos”».

Poi vai a leggere pagina 19 e in margine agli sproloqui di Cappato («non stiamo parlando di morte, ma di qualità della vita») trovi il paginone: “I ragazzi dei diritti”, «sono giovani, agguerriti, appassionati, informati». E cosa muove questi giovani – categoria riabilitata modello Sardine solo quando c’è da promuovere le battaglie che piacciono ai giornali, fino a un mese fa erano irresponsabili, untori, disgraziati che pensavano solo a farsi le vacanze e passarsi il Covid – a «portare avanti la battaglia per l’eutanasia legale»? Mistero. Dicono «è una questione che riguarda la dignità umana». Cioè? Mistero.

«Ne ho parlato anche con mia nonna cattolica»

Dice Antonia “esperta di social”: «Ne ho parlato anche con mia nonna, che è cattolica e ha 83 anni. E lei per la prima volta ci ha pensato. Ha pensato che è stata malata e che ha avuto amici e amiche che avrebbero voluto evitarsi un lungo periodo di dolore prima di morire». Dice Grazia “laureata in legge” che l’eutanasia legale «mi sta particolarmente a cuore: riguarda la dignità delle persone, soprattutto di chi convive con una disabilità e vuole poter scegliere quando andarsene».

Dice Riccardo, “studente di filosofia” che «un mio amico mi raccontò del padre e del dolore che aveva affrontato prima di morire. Soffriva così tanto che aveva chiesto a suo figlio di stringergli le mani al collo». Dice Federica, “iscritta ai Radicali” che «nella mia compagnia hanno firmato tutti, si vede che condividiamo davvero gli stessi valori».

Da Alan a Godelieva: è questa la dignità?

Valori che ammazzano gente come Alan Nichols, che a 61 anni, non aveva alcuna patologia invalidante, non era un malato terminale, soffriva semplicemente di depressione. Che banalizzano la vita di Roger Foley: affetto da una patologia neurogenerativa, ospedale e governo gli hanno dato due alternative. Pagare più di 1.500 dollari al giorno per le cure di cui ha bisogno, cifra che non può permettersi, oppure «ricorrere gratuitamente al suicidio assistito». Che hanno spinto Marinou Arends a drogare e uccidere un’anziana demente contro il suo volere. Che hanno portato alla fine sconvolgente di Godelieva de Troyer, per una diagnosi di «stress psicologico» senza troppe domande e senza nemmeno avvisare la famiglia.

Che c’è di laico e ragionevole?

E potremmo andare avanti all’infinito come all’infinito sposterà paletti e aprirà tombe la legalizzazione dell’eutanasia, la battaglia ideologica dei sani e l’escamotage per non fare i conti con la nostra condizione umana e l’aiuto ai più fragili. Non lo attesta il Vangelo ma tutti i rapporti su decessi e motivazioni dove il malato è stato scaricato o usato per fare cassa. Lo abbiamo scritto più volte: è davvero un paradosso che nel periodo storico in cui si sta facendo di tutto per preservare la vita dei più deboli, si invochino le mani libere per ucciderli. E che favorevoli all’eutanasia siano gli stessi che vorrebbero imporre obblighi a tutti perché si vaccinino, ministro Speranza in testa a giornali e giovani esultanti ai banchetti. Una legge per preservare i fragili e una legge per ammazzarli. Che c’è di laico e ragionevole in tutto questo?

Tags: belgioEutanasiaMarco Cappatoolandareferendumroberto speranza
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