La dignità infinita non è una patatina
Va bene che Emma Bonino e il mondo lgbt pensano di vivere in uno spot della patatina Amica Chips, però pure loro si dovrebbero arrendere al fatto che la morale cristiana non ubbidisce allo spirito del tempo, ma discende da una visione antropologica basata su verità rivelate. È un tentativo di confusione vecchio come il mondo, oggi ammantato da buoni sentimenti e “diritti”, ma che ha poco a che fare con quel che la Chiesa proclama e insegna.
C’era dunque da aspettarsele certe prese di posizione sulla Dichiarazione Dignitas infinita che si inserisce perfettamente nel contesto degli insegnamenti tradizionali della Chiesa cattolica su migranti, povertà, aborto, fine vita, procreazione medicalmente assistita e su quanto lo stesso papa Francesco – spesso con espressioni anche ben più colorite dei suoi predecessori – ha detto a riguardo delle questioni eticamente sensibili (le ricordava ieri sul Foglio Matteo Matzuzzi: «Il gender definito “bomba atomica contro il matrimonio” e “sbaglio della mente umana”, la pratica della maternità surrogata qualcosa di “deprecabile”, l’aborto “un omicidio di killer prezzolati, un atto criminale”, l’eutanasia “un crimine contro la vita”»).
Dignità ontologica
Il valore della dichiarazione – come hanno notato ieri su Foglio Roberto Colombo e su Libero Antonio Socci – consiste nel fatto che si vuole ridare peso e sostanza ad una parola, “dignità”, troppo spesso fraintesa:
«Il testo del Dicastero precisa che “l’espressione ‘dignità della persona umana’” è generalmente condivisa da tutti, ma “rischia sovente di prestarsi a molti significati e dunque a possibili equivoci”, perciò richiama “il senso più importante”, che “è quello legato alla dignità ontologica che compete alla persona in quanto tale per il solo fatto di esistere e di essere voluta, creata e amata da Dio. Questa dignità non può mai essere cancellata e resta valida al di là di ogni circostanza in cui i singoli possano venirsi a trovare (…). La persona sussiste sempre come ‘sostanza individuale’ con tutta la sua inalienabile dignità. Questo si verifica, per esempio, in un bambino non ancora nato, in una persona priva di sensi, in un anziano in agonia”».
Quindi, nonostante ancora ieri in un’intervista al Corriere della Sera Emma Bonino tornasse a ripetere i soliti refrain radicali («il paese reale è più avanti del paese legale» e «il peccato non può diventare reato»), in realtà la Chiesa affronta il tema in base a una prospettiva “ontologica” che nulla esclude (dignità per tutti e in tutte le circostanze) e senza inseguire le mode o le interpretazioni del secolo. Perché, appunto, non si può spacciare per dignità ciò che non lo è, né cercare di renderla più digeribile al palato moderno come se fosse una patatina.
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