I nuovi diritti “innocenti” all’assalto della coscienza umana. Quell’avvertimento di Havel (1984) e la nostra civiltà sovietizzata

Di Pietro Piccinini
21 Aprile 2014
Così, inseguendo le «cause sante» di un «potere impersonale», ci stiamo giocando la ragione, la libertà e la «forza politica» della realtà

«Si può dire che, malgrado la complicazione delle peripezie storiche, l’origine prima dello stato moderno e della moderna politica di potenza sia da ricercare proprio in questo punto, in cui si inizia a “liberare” la ragione umana dall’uomo, dalla sua personale esperienza, dalla sua personale coscienza e personale responsabilità». (Václav Havel, Politica e coscienza, 1984)

Sono passati trent’anni da quando Havel, con il suo discorso destinato alla cerimonia per la laurea honoris causa dell’Università di Tolosa a cui il regime comunista gli impedì di partecipare, mise in guardia i suoi amici del mondo libero dal pensare che l’esperienza del totalitarismo non li riguardasse. In realtà, scriveva il futuro primo presidente della Cecoslovacchia democratica, «i sistemi totalitari (…) sono prima di tutto una lente d’ingrandimento delle conseguenze inevitabili del razionalismo dell’Occidente. Un’immagine grottescamente ingrandita delle sue tendenze profonde».

Havel invitava i suoi ingenui supporter occidentali a osservare attentamente le dinamiche antiumane in atto oltrecortina, non tanto per esibire solidarietà ai poveri dissidenti come lui, né per favorire la vittoria del capitalismo sul socialismo (erano categorie ideologiche superate già allora), quanto piuttosto per prepararsi essi stessi all’avvento del «dominio totale di un potere ipertrofico, impersonale e anonimamente burocratico» di cui presto avrebbero dovuto prendere atto a loro volta. Insomma Havel ci aveva avvertito: non commiserateci cari occidentali, perché anche a voi prima o poi sarà chiesto il sacrificio della coscienza. Allora forse si poteva solo intravedere la verità di questa specie di profezia. Ma oggi quelle parole tremende sono la nostra pura quotidianità.

«L’uomo non è Dio, e giocare a fare il dio si ritorce crudelmente contro di lui. Egli ha abolito l’orizzonte assoluto al quale rapportarsi, ha rifiutato la propria personale “pre-oggettiva” esperienza del mondo e ha relegato nella sala da bagno della propria intimità la coscienza personale e la coscienza morale, come cose esclusivamente private che non riguardano nessun altro». (V. Havel, ibidem)

Eclatante documentazione dell’assedio in atto contro la coscienza è, per forza di termini, l’ennesima ripresa della campagna contro l’obiezione di coscienza dei medici rispetto all’aborto. L’ultima occasione è stata, a inizio marzo, il richiamo all’Italia approvato a maggioranza schiacciante dal Consiglio d’Europa, secondo cui l’obiezione di coscienza, espressa dalla stragrande maggioranza dei ginecologi italiani, va sì garantita al personale sanitario, ma «non può impedire la corretta applicazione» della legge 194. È il solito irrisolvibile conflitto fra “diritti” che rende da sempre delicatissima questa materia, e che tuttavia non ha impedito a molti di approfittare della deliberazione per scodellare vecchi e nuovi argomenti ideologici contro l’articolo 9 nella norma italiana: dall’idea di incentivare economicamente i medici abortisti alle proposte di vietare agli obiettori la pratica nelle strutture pubbliche, o di interdire loro l’accesso alle scuole di specializzazione di ginecologia (nero su bianco su Repubblica).

Maurizio Mori, ordinario di bioetica a Torino e presidente della Consulta di bioetica, è arrivato a suggerire direttamente l’abrogazione della «clausola» sull’obiezione di coscienza della 194. Con ragionamenti di questo tipo: «La legge oggi prevede che tra i compiti del medico ci sia anche l’aborto. Un giovane che sceglie di fare il medico sa già sin dall’inizio che l’aborto è un intervento sanitario previsto dalla professione», allora «come mai la legge riconosce al medico la facoltà di obiezione di coscienza a un servizio la cui erogazione essa stessa prevede come esplicitamente dovuto?».

In effetti, se l’aborto non è che un «servizio dovuto», come può un bravo cittadino, in piena coscienza, rifiutarsi di fornirlo?

«Se questa illusione richiederà il sacrificio di milioni di persone in campi di concentramento scientificamente diretti, non è certo questo che inquieterà “l’uomo moderno” (a meno che il caso non conduca lui stesso in uno di tali campi, e la vita che lì si conduce non lo rigetti bruscamente nel mondo naturale). Non è certo questo che l’inquieterà, poiché il fenomeno della compassione personale per il prossimo appartiene al mondo ormai abolito dei pregiudizi personali, al mondo che ha dovuto cedere il passo alla Scienza, all’Oggettività, alla Necessità storica, alla Tecnica, al Sistema, all’Apparato; e questi non possono provare inquietudine perché non sono personali. Sono astratti e anonimi, sempre utilitari e, per questo, sempre a priori innocenti». (V. Havel, ibidem)

In tema di “diritti riproduttivi” il tentativo di relegare la coscienza «nella sala da bagno della propria intimità» non è solo italiano. In Svezia, per esempio, l’operazione è perfettamente riuscita. L’obiezione di coscienza all’aborto, sebbene sia tutelata da trattati internazionali sottoscritti anche da Stoccolma, è semplicemente un non-argomento ormai, e se qualche settimana fa il paese è tornato a parlarne è per via di un’ostetrica, Ellinor Grimmark, che si è rifiutata di collaborare alle interruzioni volontarie di gravidanza, è stata licenziata dall’ospedale in cui prestava servizio e non è più riuscita a trovare lavoro perché, naturalmente, «per quelli che hanno le sue opinioni non c’è posto qui».

Ma l’assalto alla coscienza non è necessariamente legato all’“obiezione” in senso tecnico. Il 20 marzo scorso – per citare uno fra i tanti episodi del genere che capitano ogni giorno un po’ in tutto il mondo “civilizzato” – alcuni studenti di Comunione e Liberazione sono stati aggrediti nei locali dell’Università di Madrid da un gruppo di femministe e dei collettivi anarchici per avere osato distribuire un volantino in cui esprimevano apprezzamento verso un progetto di legge inteso a rivedere la liberalizzazione selvaggia dell’aborto operata in Spagna nel 2010 da Zapatero. Su quel pezzo di carta avevano scritto che «non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana», e che l’ivg andrebbe vista non come diritto assoluto della donna bensì quanto meno «in chiave di conflitto di interessi» tra la madre e il nascituro.

Ma una volta che un fatto come l’aborto è diventato un «servizio dovuto», perdendo agli occhi dell’uomo (coscienza) tutti i suoi terrificanti connotati reali, chiunque proverà anche solo a metterlo in discussione dovrà essere combattuto in quanto reazionaro. Illiberale. «Fascista» (così gridavano le femministe agli studenti ciellini).

«Nel mondo della tradizione razionalista e dei concetti ideologici c’è forse un modo migliore per neutralizzare ogni uomo onesto e capace di pensare liberamente (principale pericolo per ogni potere impersonale) di quello di proporgli una tesi il più possibile semplice, recante tutti i segni esteriori di una causa santa?» (V. Havel, ibidem)

È un meccanismo prêt-à-porter che si può osservare, replicato con varianti, in molte campagne ideologiche. Havel nel 1984 faceva l’esempio del pacifismo, la mitica causa della guerra alla guerra. E oggi quale causa è più «santa» della lotta alle discriminazioni? In questo ambito il giochino è facilissimo. Inevitabile prendere a esempio la questione dei cosiddetti “diritti” Lgbt. L’unione fra persone dello stesso sesso non ti sembra proprio #LoveIsLove? Sei “omofobo”. Ti disturba che ai tuoi figli tocchi sciropparsi la teoria del gender a scuola? Lo chiameremo “corso anti-omofobia”. E indovina un po’ chi è l’omofobo. È così che si costringe la coscienza a rintanarsi nella sala da bagno dell’intimità personale con tutte le sue obiezioni non più “innocenti”.

«Questo processo di anonimizzazione e depersonalizzazione del potere, e la sua riduzione a mera tecnica di dominio e manipolazione, ha ovviamente mille forme, mille varianti ed espressioni; talvolta è nascosto, non appare, talaltra è del tutto manifesto; talvolta è strisciante e le sue vie sono raffinatamente tortuose, talaltra è, al contrario, brutalmente diretto. Ma quanto alla sostanza si tratta di un movimento unico e universale». (V. Havel, ibidem)

barilla-scuseCerto, a volte possono essere necessarie le maniere forti per ottenere lo scopo. Vedi il disegno di legge “anti-omofobia” in discussione al Senato italiano; oppure, in Francia, il diritto dei sindaci all’obiezione di coscienza rispetto ai matrimoni gay, prima promesso e poi negato dal governo Hollande. Ma non è detto che sia necessario perseguire l’infame per le vie legali. Può essere perfino più efficace percorre le «vie raffinatamente tortuose» della burocrazia, come è avvenuto per i corsi di gender nelle scuole del nostro paese, introdotti all’insaputa di quasi tutti con la scusa dell’adesione al solito ignoto “programma europeo”.

Altre volte, invece, la «causa santa» prevale quasi da sé. Havel direbbe: per «necessità storica». Guido Barilla ha dovuto creare in azienda un “Comitato per la diversità e l’inclusione” (affidandolo a David Mixner, «nominato dal Newsweek il gay più potente d’America») per potersi ritenere finalmente purificato dal marchio dell’omofobia piombatogli sulla capoccia dopo che aveva espresso pubblicamente il suo «concetto differente rispetto alla famiglia gay».

mozilla-firefox-gay-brendan-eichSolo pochi mesi dopo è scoppiato lo scandalo Mozilla, il colosso americano del software che a inizio aprile ha licenziato il suo amministratore delegato fresco di nomina, il genio dell’informatica Brendan Eich, perché si è scoperto che nel 2008 aveva osato donare mille dollari a sostegno del referendum per limitare la definizione di matrimonio all’unione tra uomo e donna nella costituzione della California. Per giustificare l’epurazione Slate, rivista capofila di molte battaglie “antidiscriminazione” negli Stati Uniti, ha scritto che «la gente può continuare a pensarla e a sentirla come vuole in privato. (…) Ma gli standard sociali evolvono, e se possiamo trarre un’indicazione dal polverone Mozilla, siamo all’apice di una nuova epoca in cui le personalità pubbliche non possono più dar voce al loro anti-gay animus e pretendere di essere trattate con rispetto, né tanto meno di rimanere leader e volto pubblico di una grande azienda». Si noti come il solo fatto di non riuscire a vedere un “matrimonio” in una unione tra persone dello stesso sesso basti già per ritrovarsi addosso un «anti-gay animus» da nascondere subito nella stanza da bagno della propria intimità.

Pochi giorni fa poi è degenerata la vicenda di John Waters, columnist del quotidiano irlandese Irish Times. Accusato di omofobia durante uno show della tv di Stato Rté per essersi messo di traverso con la propria coscienza nel dibattito sul matrimonio gay, Waters ha ottenuto le scuse e un risarcimento dal network (che tuttavia, nota bene, si è rifiutato di definire l’accusa «infondata»), ma da quel momento la sua vita è diventata impossibile. È stato preso di mira più volte per strada, anche con insulti pesanti, tanto da non riuscire a dormire la notte. «Non ho più amici nei media», dice. E ammette di aver pensato di mollare il giornalismo per ritirarsi – ma guarda il caso – a vita privata.

«Il problema è di sapere se si riuscirà in qualche modo a ricostruire il mondo naturale come vero terreno della politica, a riabilitare l’esperienza personale dell’uomo come criterio originale delle cose, a porre la morale al di sopra della politica e la responsabilità al di sopra dell’utilità, a dare di nuovo un senso alla comunità umana e un contenuto al linguaggio dell’uomo, a far sì che il punto focale dell’azione sociale sia l’“io” dell’uomo, l’“io” autonomo, integrale e degno, capace di rispondere di se stesso perché in rapporto con qualcosa che è al di sopra di lui». (V. Havel, ibidem)

gender-scuola-tempi-copertinaIn questo assedio alle coscienze “diverse” ogni tanto parte anche qualche carica per così dire più folcloristica. È il caso per esempio della battaglia contro il razzismo negli stadi, trasformata in autentica comica dalle squalifiche di intere tifoserie per colpa di pochi somari che intonano cori da «discriminazione territoriale». O della pazza idea, solo accademica e più sciocchina che altro per ora, di perseguire penalmente i “negazionisti” del riscaldamento globale. O, ancora, dell’assurda proposta di legge per introdurre il reato di “sessismo” in Belgio, compreso il rischio paradossale di dover punire in quanto sessista pure chi dà del sessista a un maschio.

Fa un po’ meno ridere, invece, il fatto che dopo la batosta subita da Hollande alle elezioni amministrative francesi si cominci a bollare come “eurofobo” (lo ha fatto per esempio il Corriere della Sera) chi ha scelto di votare certi partiti troppo recalcitranti alle direttive di Bruxelles.

E – per cambiare completamente argomento – continuare a sostenere, in barba all’ordinamento italiano, che siano “pubbliche” solo le scuole statali non è in un certo senso un modo folcloristico per relegare le cattive coscienze libere nelle sale da bagno degli istituti “privati”?

«La prospettiva di un futuro migliore di questo mondo non risiede forse in una sorta di comunità internazionale di “coloro che hanno subìto il crollo”, di coloro che, incuranti dei confini degli stati, dei sistemi politici e dei blocchi di potere, al di fuori dei giochi della politica tradizionale, non aspirando a funzioni e posti di riguardo, senza prestare ascolto alle derisioni dei tecnologi, tenteranno di fare della coscienza umana una forza politica reale?». (V. Havel, ibidem)

Ecco. È giusto riconoscere alla coscienza umana «forza politica», rilevanza pubblica anche quando contraddica il potere? O meglio, il potere può comandare all’uomo di relegare la coscienza «nella sala da bagno della propria intimità» quando essa sia costretta a obiettare alla «causa santa» stabilita dal potere stesso?

È il mega interrogativo intorno a cui si sviluppa la disputa presso la Corte suprema americana sul cosiddetto “contraception mandate”. Bisogna stabilire se la Hobby Lobby, azienda leader del fai-da-te di proprietà di una famiglia cristiana battista, possa legittimamente opporsi all’obbligo previsto dalla riforma sanitaria di Obama di pagare per i dipendenti piani assicurativi che includano la copertura di contraccettivi e farmaci abortivi. «Il governo non dovrebbe chiedermi di andare contro la mia coscienza», protesta Steve Green, il fondatore della società. Si tratta cioè di stabilire se l’opposizione dell’impresa ricada nelle libertà sancite dal Religious Freedom Restoration Act, legge varata nel 1993 per proteggere la fede delle persone dalle invasioni normative dello Stato, o se invece non costituisca un tentativo di imporre le convinzioni della proprietà anche ai dipendenti.

La questione non è affatto banale, e infatti attualmente è dibattuta in altre decine di cause che coinvolgono anche opere di diretta ispirazione religiosa. Perciò sono particolarmente istruttivi i dubbi sollevati dagli alti giudici durante gli “oral arguments” del 25 marzo, così come li ha riportati la stampa americana. Il tenore è più o meno questo. Se riconosciamo ai datori di lavoro cristiani l’esenzione dal contraception mandate, teoricamente l’Obamacare potrebbe essere disfatto un pezzo alla volta in base ai precetti religiosi di chiunque: no alle trasfusioni, no ai trapianti, eccetera (strepitosa la battuta del giudice di nomina obamiana Sonia Sotomayor: «Sarà tutto spezzettato, nothing would be uniform»); ma se avessimo saputo che tutelare la libertà religiosa si sarebbe tradotto nel permettere alle aziende di far valere pubblicamente la propria fede, l’avremmo tutelata?

Va da sé che in un’aula di tribunale, per quanto “supremo”, sia complicato assumere un punto di vista diverso da quello “impersonale” della giurisdizione. Ma se si potesse prescindere un istante da leggi e prescrizioni di qualunque tipo, incluse quelle religiose e statali, è chiaro che agli occhi dell’uomo il problema è personalissimo. La realtà – un bambino che nasce, la mano che glielo impedisce – parla o no alla coscienza umana? Ha o non ha diritto di espressione nell’era del potere senza volto?

«Il secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico, che hanno finito per uccidere tanta gente. Ma (…) anche oggi c’è l’idolatria del pensiero unico. Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così, non sei moderno, non sei aperto o peggio. Tante volte dicono alcuni governanti: “Io chiedo un aiuto, un aiuto finanziario per questo”. “Ma se tu vuoi questo aiuto, devi pensare così e devi fare questa legge, quell’altra, quell’altra…”. Anche oggi c’è la dittatura del pensiero unico e questa dittatura è la stessa di questa gente (i farisei del Vangelo, ndr): prende le pietre per lapidare la libertà dei popoli, la libertà della gente, la libertà delle coscienze, il rapporto della gente con Dio. Ed oggi Gesù è crocifisso un’altra volta». (Papa Francesco, omelia della Messa alla Casa Santa Marta, 10 aprile 2014)

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29 commenti

  1. mike

    l’articolo è molto complesso, non sono riuscito a leggerlo tutto. forse non ne ho le capacità ma ho l’impressione che le stesse cose si possano dire in modo più semplice.

    1. mike

      visto che mi ci trovo qualcosa dico.
      per me si sta riportando l’europa, e il mondo occidentalizzato (=cristianizzato), indietro di 2000 anni. si sta ricostruendo il mondo pagano con le sue pratiche di cui l’aborto è uno degli aspetti più noti, ed un altro è la schiavitù. il mondo pagano era una ricetta se così può dirsi per evitare l’eccessiva crescita demografica.
      in tale mondo al centro c’è una forza cosmica, definita logos moira ananke adrasteia ed in oriente tao o brahaman. tale concezione riflette un cosmo visto come meccanico, in cui cioè ogni cosa funziona in un certo modo ossia così ti viene inculcato che devi pensare. fosse anche uccidere il bambino prima o dopo la nascita (=infanticidio, altra nota e tristissima pratica pagana). fosse uccidere in guerra. fosse tenere i sudditi si e no al livello di sussistenza. fosse schiavizzare esseri umani. tutte cose in cui si manca di rispetto al prossimo. se al centro non c’è qualcuno ma qualcosa tutto te lo fanno vedere come meccanico, inevitabile, necessario e magari si possono inventare altre scuse. ma la scusa prima è concepire il cosmo dominato da una forza cosmica, da un qualcosa, e non da qualcuno come fa il cristianesimo. il dio cristiano, cioè Dio, si è incarnato in Gesù Cristo. anche, secondo me, per far capire la dignità dell’essere umano. anche se sta ancora nella pancia della madre. ciò anche perché siamo figli o veniamo dall’unico vero Dio per cui dobbiamo portarci rispetto, il che significa rispettare le leggi naturali da Lui fissate che servono se rispettate a farci andare d’amore e d’accordo. se si toglie il cristianesimo dalla terra è ovvio che si ripiomba nel paganesimo ossia nella barbarie.

    2. Menelik

      Be’, Havel non è un tuttologo alla Gianni Minà.
      Non è un intellettuale di grido all’italiana, ha sofferto, ha combattuto, ha affossato un mondo e ne ha costruito un altro, con la forza della ragione e di un popolo.

      1. mike

        io dicevo solo che si usano paroloni per dire cose che si potrebbero dire in modo più semplice. tipo “razionalismo” o “tecnologi”. la cultura laica è irrazionale ed è pagana, così come le culture non cristiane (eccetto l’islam che è una via di mezzo). i tecnologi, o altrimenti detti tecnocrati, sono solo persone messe lì dai poteri forti (cui magari appartengono) per paganizzare il mondo. ed oggi il mondo lo si domina, e paganizza, con la finanza e l’economia. talvolta con l’intervento armato. fino a pochi secoli fa si usava solo l’intervento armato, e anche rivolte interne all’europa cui si son dati vari nomi. tipo protestantesimo, illuminismo, eretici. solo che erano della stessa pasta, se non altro per quanto ho capito mettevano Dio fuori gioco con le conseguenze pratiche. la cosa che ha funzionato loro bene fu il protestantesimo e da lì la storia europea, e mondiale, cambiò.
        NB: il protestantesimo a corti discorsi è sul piano cosmologico l’estremo oriente (cina, india) sotto altro nome. in particolare la versione calvinista.

      2. piero

        Ma no…. Havel non valeva niente…vale Filomena, sottile ingegno

  2. Giovanni

    Un pippone noiosissimo e lamentoso. Ma siete davvero diventati delle mammolette piagnucolose, voi cattolici intergralisti? Dove è finito il coraggio dei martiri, l’ardore dei crociati, lo zelo dei missionari? 🙂

    Asciugatevi la lacrimuccia e mettetevi comodi, visto che evidentemente non vi siete accorti di quel che da un paio di secoli succede al mondo, ve lo spiego io. Qualunque persone mediamente dotata di senno sarebbe in grado dii farlo, ma già che son qui lo faccio io.

    Viviamo in una civiltà che si basa su un criterio semplicissimo, possiamo chiamarlo libero arbitrio, primato della coscienza, autonomia dell’individuo, ma in sostanza è una cosa banale, puoi fare quello che vuoi fino a quando non danneggi gli altri.

    Su questo non danneggiare gli altri si discute moltissimo da sempre, cosa significa? Se io sono un convinto razzista, penso che il meticciamento produca esseri degenerati e che difendere la razza sia una priorità per la politica posso chiedere una legge che vieti i matrimoni interrazziali? In teoria sì, ma l’avanzamento della coscienza collettiva e della conoscenza ha tolto ogni credibilità al razzismo e quindi questa posizione di solito non viene ammessa, anzi essa è sanzionata socialmente e a volte anche penalmente. La mia libertà di pensiero non mi autorizza ad operare attivamente perchè altri non abbiano diritti se non esiste nessuna ragione logica per negarglieli. E se a me, a mia nonna, alla mia religione non sta bene mi attacco.

    Lo stesso vale per i diritti gay,l’aborto e il divorzio. Se non volete divorziare state pure con un partner con cui vi tirate i piatti tutte le sere, se non volete abortire tenetevi il bambino, se siete contrari ai matrimoni gay non sposate un gay, ma lasciate agli altri il sacrosanto diritto di regolarsi come meglio credono.

    Da che funziona così il mondo è un posto migliore, o meglio, i posti al mondo dove funziona così sono migliori di quelli dove ancora ragionano come voi. E non lo potete negare.

    1. Menelik

      Nossignore, le cose non stanno così, per lo meno non sempre (nella maggior parte dei casi).
      Il libero arbitrio fin tanto che non danneggia gli altri, va bene.
      Il problema è: QUANDO NON DANNEGGIA GLI ALTRI?
      E’ questo il punto.
      Lasciamo stare il matrimonio gay che non è altro che il primo stadio per arrivare all’adozione di bambini nati da gravidanze estranee alla coppia.
      Andiamo subito all’aborto: se non volete abortire vi tenete il bambino.
      Ed il bambino che viene abortito dove lo metti? Nell’inceneritore?
      E’ un diritto assassinarlo?
      E’ un diritto se e solo se si ammette che il bambino nella pancia non è un bambino, un cucciolo della specie umana, ma “un grumo di cellule” come sostenete voi per mettervi in pace la coscienza, e praticare aborti, sia per chi vi si sottopone che per chi li pratica, medico e ostetrica, vuol dire averne di coscienza nera, con l’aggravante per medici e infermieri, ed eventualmente un attenuante per alcune donne, alcune, non tutte, che possono avere alle spalle situazioni disperate…..si e no una su dieci.
      Anche la droga libera sarebbe un diritto dettato dal libero arbitrio?
      Ma stiamo scherzando?
      Certo, vero, perché la droga libera non avrebbe conseguenze OBBLIGATE sulle persone che hanno la sfortuna di averne uno così in casa. E su tutto il contesto sociale.
      Bei discorsi, allettanti, ma non hanno luogo nella realtà.

      1. Giovanni

        Menelik il punto è che ci sono due interessi in conflitto: il feto non può completare la sua formazione in essere umano fuori dal corpo della madre, quindi se ci troviamo di fronte ad una donna che non vuole portare avanti la gravidanza non c’è maniera di salvare capra e cavoli. E non mi pare possibile costringere una donna a partorire se non vuole. Cosa vuoi fare, portarla in sala parto tra due carabinieri?

        Comunque i diritti del feto e quelli della donna non sono mai stati sullo stesso piano, l’aborto non è mai stato punito come omicidio, con trentanni di galera, ed era inserito nella parte del codice che puniva i delitti contro la morale, non contro la persona. Ma c’è un dato ancora più interessante: non c’erano centri di aiuto alla vita quando l’aborto era clandestino, quando le donne morivano sui tavoli delle mammane. I bambini non nati hanno diritto alle vostre lacrime solo da quando l’aborto è permesso per legge, prima i buoni cattolici ignoravano il problema.

        In ogni caso sull’aborto si può trovare facilmente una soluzione, sia che si parta dai diritti del feto che da quelli della donna, Le donne che usano anticoncezionali non hanno gravidanze indesiderate, quindi niente o pochissimi aborti. Sei d’accordo?

        PS evidentemente non te ne sei accorto, ma la droga è già libera.Se la vuoi la trovi a tutte le ore del giorno e della notte, sette giorni alla settimana, 365 giorni l’anno, dovunque. E’ se ti serve un litro di latte alle dieci di Sabato sera che sei nei guai. E’ solo illegale, cosa che serve alla mafia per fare un sacco di soldi e a noi a buttarne altrettanti in uno stupido gioco a guardie e ladri.

        1. Menelik

          Guarda che riguardo a quel PS della droga che già sarebbe libera, ti smentisco nel modo più assoluto.
          Di droga nelle città ce n’è, è vero, ma non è assolutamente disponibile sempre e comunque e dovunque come dici tu.
          Ha i suoi luoghi di smercio, i suoi pusher con le loro esigenze, il che pone limitazioni all’acquisto, ha il suo costo, generalmente elevato, abbastanza elevato da richiedere lo svolgimento di un’attività illegale per averne disponibilità tanta quanta ne serve ad un tossico.
          Oltre a ciò, frequentare luoghi di spaccio significa esporsi al rischio di incappare in retate con le conseguenze del caso: schedatura e ufficializzazione del tuo stato, dunque da quel momento si apre una lunga sfilza di controlli, pedinamenti, si apre, cioè, la porta ad una sequela di eventi giudiziari.
          La droga può essere davvero libera in uno ed un solo caso: che te la fabbrichi da te con sostanze chimiche di uso abbastanza comune, il che solo pochissimi riescono a fare, e se sei di questi pochissimi, la fai solo per te senza darla mai a nessuno e, soprattutto, parlarne mai con nessuno.
          Se tu abiti in un piccolo centro, come un paese di provincia, devi andare in città per trovarla.
          Dire che di droga ce n’è ovunque, a tutte le ore, e a prezzi non da oreficeria, serve solo per convincere la gente che tanto vale legalizzarla, tanto è come se lo fosse da adesso.
          Purtroppo per me, stai parlando (o scrivendo) con un ex-tossico di lunga data, un ex della “pera”, e ne so più di qualcosa al riguardo, dal momento che io stesso cedevo droga ad altri per averne abbastanza per me stesso.
          Mooolti anni fa, intendiamoci, adesso sono un padre di famiglia che non vuole vedere i ragazzi di oggi ridotti come quello che ero io parecchi anni fa.
          Bisogna combattere contro la droga libera, è una battaglia di civiltà.
          La droga libera è concepibile solo in una società disumana.

          1. Giovanni

            Dimmi quanta ne vuoi per domani, di che tipo e dove devo portartela. Sarebbe la prima volta che l’acquisto, ma siccome non sono cieco e esco spesso la sera so benissimo a chi rivolgermi. Con un paio di loro eravamo ragazzi assieme. Non credo nepèpure che correrei troppi rischi ho abbastanza amici consumatori saltuari e regolari da esserne certo.

          2. Menelik

            Hai capito bene quello che ho scritto.
            Si vede che non hai figli.

          3. Giovanni

            Ne ho due (figlie) e cerco di educarle al non uso sia di droghe illegali come l’hashish e la cocaina che di quelle legali come l’alcool e il tabacco. Per adesso, visto che son piccole, son particolarmente impegnato contro una sostanza dannosa per la salute, socialmente pericolosa e che dà la dipendenza, gli hamburgher di Mac Donald. Pratico una politica di riduzione del danno , insalata invece delle patatine e non più di una volta al mese 🙂

          4. beppino

            Vedrai che cresceranno… molto presto. E più avanti i problemi saranno un tantino maggiori di quelli di trovar sistemi per frequentare il McDonald senza mangiare carne. Nel frattempo datti da fare, oltre all’IVG garantita (anche) con i soldi di chi non la vuole, oltre all’eutanasia, oltre al tiro a segno verso il matrimonio, oltre a paventare un mondo di gay destinati a superare per diritto la capacità implicita di essere solo mezzi genitori, oltre al diritto di decidere quale droga é o non é pericolosa ed altre cosucce che rendono il tuo mondo migliore, cerca di spiegar loro che il libero arbitrio é innanzitutto un diritto prima di essere una constatazione. Chissà cosa succederà quando si accorgeranno che la differenza non é poi così insignificante…

    2. beppe

      giovanni, ti auguro di vivere tanto a lungo da vedere il TUO MONDO MIGLIORE cadere in frantumi. quelli più intelligenti di te non hanno bisogno di vederlo in atto. sanno che non può funzionare. e un consiglio: FLY DOWN, aquila!

      1. filomena

        Dall’alto della tua intelligenza puoi anche spiegare praticamente perché non dovrebbe funzionare? Forse perché a te non piace o perché non fa parte del disegno divino? Dubito che puoi dare delle motivazioni reali.

        1. Giannino Stoppani

          Che il “mondo migliore” sia una ridicola utopia è una banale constatazione che chiunque può fare, semplicemente osservando senza paraocchi ideologici la realtà umana per quella che è e conoscendo la storia del genere umano.
          Il bello è che a credere a cotanta baggianata bisogna compiere un vero e proprio atto di fede, il quale è fondato sulla centesima parte dei riscontri oggettivi su cui si fonda quello di chi crede in Dio.
          Per capire questa evidenza occorrerebbe, però, la dose d’intelligenza di cui parla l’amico Beppe, ma chi legge queste pagine sa bene che non tutti ne sono dotati.

        2. Tommasodaquino

          non ha mai funzionato nel corso della storia umana, e non funzionerà in futuro. E’ l’esperienza che lo dimostra basta studiare un po’ di storia e lo si scopre senza troppi patemi.

    3. Romeo

      Forse è lei che non si è accorto che da un paio di secoli hanno lavorato di picozza, di pialla e di lima affinché la gente si bevesse come acqua fresca il mito che nella frase ‘puoi fare quello che vuoi fino a quando non danneggi gli altri’ il problema sarebbe nella seconda parte. In verità il problema dei problemi è nella prima parte, in particolare nelle parole ‘quello che vuoi’: siamo sicuri che quello che vogliamo lo vogliamo noi o altri ce l’hanno messo in testa? Quanto sono spontanei o meditati i nostri desideri? Quanto sono invece indotti? Soprattutto, abbiamo ben chiara la distinzione tra un desiderio ed un impulso? Chi non è più in grado di discriminare tra questi due concetti, invero separati da un abisso, è davvero libero?

    4. Menelik

      Ti avevo scritto una bella risposta confutando la tua accezione di libero arbitrio in tema di aborto e droga libera.
      Risposta tanto educata quanto ferma e decisa, dimostrando che ciò che tu intendi per libertà. non è altro che sopraffazione di una persona più debole ed imposizione della legge del più forte.
      Ma è stata messa “in attesa di moderazione” e poi è sparita.
      Va be’. Fa niente.

    5. Stefano

      Appunto caro Giovanni, la mia e la tua libertà sono tali finchè non invadono la libertà degli altri individui.
      Ma cosa sia libero di fare ogni individuo non lo si può stabilire dicendo semplicemente: “finché non si supera il limite della libertà altrui”. Occorre necessariamente legare il concetto di libertà con il concetto di coscienza, e in particolare non confondere il concetto di libertà con il libero arbitrio, che è l’oblio della libertà. Il libero arbitrio ci porta a credere che possiamo fare ciò che vogliamo, purché si sia disposti ad accettare che anche gli altri possano fare altrettanto, come ad esempio tu sostieni nel tuo commento. Ma questo non è possibile.
      Forse dovresti rileggere una e più volte, se non l’articolo, ma i virgolettati di Havel e comprenderai bene quale profezia ne scaturisce per i nostri tempi, ovvero una società dove ci viene fatto credere che siamo liberi di dire e fare tutto ciò che vogliamo, ma in realtà siamo liberi di fare e pensare solo quello che il potere ci dice essere giusto e lo fa in maniera impersonale. Quante volte sentiamo dire che quella cosa, quel comportamento, quell’idea sono giuste perché lo dice una norma nazionale, regionale o una direttiva della commissione europea, ovvero una cosa astratta che il cittadino sempre più difficilmente identifica con un conssesso di persone.
      Quando si decide di procedere con un aborto, lo si fa perché una legge dice che è possibile farlo, ma la stessa legge non chiarisce se sia giusto farlo, perché non cosidera il nascituro e la sua libertà e questo lo si può fare solo slegando il diritto alla libertà dal controllo della coscienza, che ne dovrebbe in maniera naturale evidenziare i limiti.

      1. filomena

        Eh no almeno nel caso della 194 non si può dire che il diritto sia slegato dal consesso popolare. Ti ricordo che è una legge che oltre ad essere stata votata in parlamento, è stata successivamente oggetto di referendum che l’ha ampiamente confermata. Non si può citare apre il referendum che grazie all’astensione ha confermato la legge 40 e poi non accettare il risultato ancora più netto del referendum sulla 194.
        Per quanto riguarda la libertà individuale, nel momento in cui il limite è non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, la coscienza non c’entra nulla perché non si può essere responsabili di tutti i mali del mondo compresi quelli, e sono tanti, prodotti da madre natura.
        Personalmente ti assicuro che almeno rispetto all’aborto e al concetto di famiglia le mie idee risalgono si può dire da quando ne ho memoria e sono molto meditate. Ora tu potrai dire che non sei d’accordo ma non che io sia una sprovveduta condizionata dai poteri forti perché altrimenti io potrei sostenere che tu sei assolutamente indottrinato dalla parrocchia che ti ha piegato al volete di un disegno pseudodivino.

        1. giuliano

          dal momento che un feto è già un essere umano, e oggi è ampiamente dimostrato, ci sono molte Filomena che dicono che si DEVE eliminare. A te il partito a condizionato il cervello e l’anima che hai perduta. Io sono orgoglioso invece che la Chiesa mi mantiene una persona libera e che vede la realtà della natura. Prima o poi pagherete questi crimini e tu non ti tirare fuori perchè chi fa opera di sostegno è responsabile come chi li effettua.

          1. filomena

            Non so di che partito stai parlando visto che ti ho appena spiegato che il mio pensiero su questi temi risale a quando ero ragazza e non ho mai cambiato idea. Viceversa con gli anni si è rafforzato e interiorizzato. Dispiace poi che usi questi toni aggressivi nei confronti di chi esprime pensieri diversi ma pur sempre legittimi. Non vedo in che modo poi chi la pensa come me dovrebbe prima o poi pagare….cos’è una minaccia o una promessa?
            Guarda che i peccati riguardano solo i credenti… gli altri rispondono solo dei reati.

          2. beppino

            Notoriamente il reato deve essere consumato per poter esser sanzionato; invece il peccato é commesso anche solo con l’intenzione nel momento in cui viene mantenuto un atteggiamento di continuità nella stessa intenzione. Non ci piove che quest’ultimo concetto riguarda unicamente il credente.
            Del resto per gli altri (per i non credenti) é molto più semplice. Basta soprattutto fare in modo che non “esista” o “non possa esistere” o “non possa essere preso in considerazione” il soggetto che subisce (o potrebbe subire) le conseguenze di un possibile reato (per cui viene a mancare la sussistenza dello stesso). Insomma, é un problema soprattutto di non prendere in considerazione (e volutamente dimenticarsi) anche del semplice adombramento della possibilità che una sana ignavia (più o meno collettiva) possa “sporcare” la corrispondente definizione. Del resto cos’é un embrione? Ci siamo passati tutti (per quella condizione) ma per tanti é e resta solo un insignificante grumo di cellule, troppo insignificante o troppo grumo per essere preso in considerato nella caratterizzazione giuridica di un qualche reato.

      2. Giovanni

        Scusa Stefano, ma chi ti impedisce di andare contro queste norme? Vuoi vivere secondo i più rigidi principi cattolici? Accomodati. A me pare che ti rughi che lo facciano gli altri. La buttate in filosofia, scrivete paginate di fumisterie, ma il succo è che quello che i comportamenti non previsti dalla vostra morale volete impedirli.

    6. AndreaB

      Buonasera Giovanni, scrivo solo per ricordarle che dovunque ed in ogni tempo, ove i valori cristiani sono stati disattesi, sono stati calpestati i diritti umani fondamentali.

      Delle sue frasi, mi permetterei di commentarne una sola… Quella sul divorzio, ove secondo lei, piuttosto di continuare a litigare, e’ meglio divorziare… Molte separazioni, purtroppo, avvengono a causa di tradimenti… Che dolore per il coniuge tradito, o per un figlio, sapere che il proprio papa’ ha tradito la mamma, o il contrario…

    7. diabolik

      Ah Giova’, ma te pure pagano pe sparà ste ca,,ate ? Stai fori come n’balcone ! Rilassati !

  3. augusto

    Grande Havel, ci mette in guardia e smentisce alcune nostre errate tesi , tra le quali quella in base alla quale gli unici mali del mondo moderno sono stati il nazismo e lo stalinismo (quest’ultimo secondo tanti neanche troppo un male ).

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