
Che tristezza i virologi prestati alla politica

Che tristezza i virologi prestati alla politica. Hanno conquistato un seggio in Parlamento sfruttando popolarità e visibilità garantite dalla pandemia e ora, per non perderla, utilizzano il Covid-19 come arma per attaccare chi non milita nel loro stesso partito. Il Pd sembra essersi dimenticato del monito dell’allora ministro della Salute, Roberto Speranza: «Non si fa politica su un’epidemia». Valeva quando al governo c’era il Pd. Ora che Giorgia Meloni è diventata premier, si può eccome.
Crisanti, rimembri Sala e Zingaretti?
Prendiamo Andrea Crisanti, eletto senatore tra le file dei dem. Risentito per le parole della Meloni alla Camera («L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente e nonostante questo ha registrato i peggiori dati di mortalità e contagi»), ha replicato parlando alla Stampa: «Liberticide sono state le regioni del centrodestra che prima hanno negato il virus e poi remato contro le necessarie misure restrittive».
Crisanti ha la memoria molto corta, ma gliela si può facilmente rinfrescare. Chi è che a febbraio 2020 lanciò l’hashtag #Milanononsiferma contro le restrizioni? Il sindaco di sinistra Beppe Sala. Chi criticò il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, per aver indossato una mascherina in diretta Facebook? Non la giunta di centrodestra del presidente, ma tutta la sinistra in coro. Chi, aderendo all’iniziativa del Pd milanese, organizzò un aperitivo a Milano in Porta Ticinese al grido di «non bisogna distruggere la vita o diffondere il panico» invocando «il primato della scienza»? Se non ci sbagliamo, il segretario del Pd Nicola Zingaretti.
«Più morti nelle regioni di centrodestra»
Crisanti, dunque, quando parla di «negazione del virus» dovrebbe guardare tra gli esponenti della sua nuova casa politica. Ma sono anche altre le dichiarazioni del virologo che sorprendono. Come questa: «Il maggior numero di decessi lo dobbiamo alle regioni amministrate dal centrodestra che hanno sempre remato contro le misure restrittive».
Fino ad oggi credevamo, seguendo «il primato della scienza», che a uccidere le persone fosse stato il virus. Oggi invece scopriamo che sono state le amministrazioni regionali. Se Crisanti lo pensasse davvero, dovrebbe immediatamente sporgere denuncia alla magistratura. Qualcuno lo ha fatto, ottenendo magri risultati.
Crisanti si vada a leggere i numeri
Ma anche in questo caso, il nostro virologo dovrebbe affinare un po’ di più il suo ragionamento. Innanzitutto, la sua frase è un’ovvietà se si considera che nelle fasi più acute della pandemia il centrodestra governava 14 regioni su 20, mentre il centrosinistra soltanto 5. E tra queste solo due delle più popolose.
Se poi si va a vedere il tasso standardizzato di decessi Covid dell’Istat per il 2021, si scopre che Emilia-Romagna (51), Campania (52) e Puglia (49) hanno fatto peggio della tanto vituperata Lombardia (37), la quale ha avuto un tasso uguale a quello del Lazio (37) e poco superiore a Umbria (36) e Toscana (36).
Sorvolando sul fatto che Crisanti è stato a lungo l’alfiere del “modello Veneto”, una regione guidata dalla Lega, gli si potrebbe anche far notare che dopo le difficoltà registrate dalla Lombardia nelle prime fasi della pandemia, innegabili, il trio Fontana-Moratti-Bertolaso l’ha rimessa in carreggiata, portandola a essere la più efficiente nella campagna di vaccinazione.
Le critiche al Green Pass
Se poi lo stesso Crisanti dichiara che il Green Pass «non era lo strumento adatto a contenere la trasmissione del virus, come ho già detto altre volte», perché critica la Meloni con argomentazioni pretestuose e parziali?
Il microbiologo ha dimostrato di sapersi adattare benissimo al microclima della politica, troppo spessa fatta di critiche gratuite e infondate all’avversario. Auguriamo a Crisanti di fare un buon lavoro in Senato e di avere una lunga carriera nel Pd. Sappia però che se in futuro vorrà ancora ergersi a megafono della scienza e dell’oggettività, sta sbagliando strada.
Foto Ansa
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