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È un libro quasi palindromo, quello scritto da Salvatore Merlo e Antonello Caporale: si può leggere in un senso e nell’altro, anche se i due versi non offrono lo stesso significato. Destra, sinistra e viceversa, edito da Marsilio, per metà volume racconta con la penna di Caporale, firma del Fatto quotidiano, le “virtù nascoste dei progressisti”. Poi si ribalta – letteralmente: si gira il libro e lo si legge al contrario – e affida a Merlo, vicedirettore del Foglio, il compito di elencare i “peggiori vizi dei conservatori”. A dispetto dei sottotitoli, però, Caporale risulta molto più critico con la sinistra di quanto Merlo lo sia con la destra, alla quale offre un orizzonte concreto di idee che nella parte di Caporale sembra mancare, forse perché il giornalista del Fatto, dichiarato elettore di sinistra, accusa ancora il colpo della sconfitta elettorale, così che il suo più che un catalogo di virtù nascoste è un j’accuse velato di nostalgia.
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