Terra dei fuochi. Leggere 15mila battute di Saviano e scoprire che c’è stata una certa «isteria collettiva»
In un articolo apparso ieri su Repubblica, Roberto Saviano si è scagliato contro l’allarmismo mediatico scatenato a proposito della terra dei fuochi. L’accusa è nascosta alla fine di un pezzo di quasi quindicimila battute (dicasi: quin-di-ci-mi-la), dove l’autore di Gomorra cerca di controbattere alla relazione ministeriale sull’inquinamento dei suoli campani. E tutto l’articolo è teso a smontare la relazione, ma alla fine il nostro è costretto ad ammetterlo: una «fazione cialtronesca» ha soffiato sul fuoco. Già, e chi saranno mai questi cialtroni? Nomi non se ne fanno, ma oggi il Foglio ne suggerisce almeno due: Michele Santoro, che nella puntata di Servizio pubblico del 29 dicembre 2013 mandò in onda un lungo reportage intitolato “Inferno atomico”. E le Iene, il programma di Italia Uno, che in una puntata diede spazio a un ex pentito di camorra che tranquillizzava tutti con la frase: «Qui moriranno tutti di cancro».
LE IENE E SANTORO? Ma per arrivare alla frase sulle cialtronaggi, Saviano ci mette un po’. Il lettore che si sia appisolato prima, non saprà mai cosa pensa il paladino della libertà di stampa. Accontentandosi dei primi paragrafi, il lettore avrà forse pensato che per Saviano la relazione è «in realtà un’operazione per salvare il salvabile, per evitare la completa rovina dell’economia campana basata sui prodotti agricoli». Già, l’economia campana. Come si chiede il Foglio, «chi ripaga le aziende dell’agroalimentare ridotte in ginocchio da una forsennata campagna di stampa?».
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