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L’Unione Europea non è stanca di farsi ricattare con i migranti?

Il bielorusso Lukashenko spinge i migranti al confine con la Polonia per minacciare l’Ue. Che risponde con forza solo perché gli interessi della Germania sono minacciati (al contrario di quanto fatto con Erdogan)

Leone Grotti
11/11/2021 - 4:30
Esteri
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La Polonia schiera l'esercito al confine con la Bielorussia per impedire l'ingresso dei migranti

Circa 4.000 migranti sono intrappolati al confine tra Bielorussia e Polonia, nei pressi del valico di Kuznica. Varsavia accusa il dittatore Alexsandr Lukashenko di aver attirato i migranti provenienti da diversi paesi del Medio Oriente promettendo loro un facile passaggio verso l’Europa. L’Unione Europea, dimenticando per un momento i contrasti politici con il governo polacco, ha assicurato massimo sostegno a Varsavia accusando Lukashenko di essere un «gangster» e un trafficante di esseri umani. La situazione al confine è tesa e la situazione, considerati i precedenti dell’Ue in tema di migrazioni, è un vero pasticcio.

Ora la Polonia capisce l’Italia

Bruxelles accusa Minsk di voler destabilizzare l’Ue e di utilizzare i migranti, attirati in Bielorussia con visti turistici, per fare pressione sull’Europa e spingerla a ritirare le sanzioni adottate dai Ventisette contro il governo Lukashenko in primavera.

La Polonia ha risposto alla minaccia migratoria sigillando il confine con l’esercito e il premier Mautesz Morawiecki ha dichiarato che «in gioco oggi è la stabilità e la sicurezza dell’intera Ue». Sono discorsi che l’Italia ha fatto spesso quando si è trovata a fronteggiare le ondate di migranti in arrivo da Libia e Tunisia attraverso il Mar Mediterraneo. E davanti ai quali Varsavia, e non solo, ha sempre fatto orecchie da mercante.

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La Germania si sveglia sui migranti

I partner europei hanno sempre ignorato gli allarmi del nostro paese, anche quelli recenti, ma hanno reagito in modo molto diverso alla richiesta di aiuto polacca. Intervistato dalla Bild, il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, ha esortato l’Ue ad «aiutare il governo polacco e a restare uniti perché Lukashenko, con il sostegno del presidente russo Vladimir Putin, sta usando il destino delle persone per destabilizzare l’Occidente. La Polonia o la Germania non possono farcela da sole». Ha poi aggiunto che «la Germania potrebbe inviare la polizia prontamente a sostegno della Polonia se Varsavia lo desidera».

La preoccupazione di Berlino è comprensibile visto che, con tutta probabilità, i migranti ammassati al confine con la Polonia non vogliono fermarsi a Varsavia ma proseguire per stabilizzarsi sul suolo tedesco. In base ai regolamenti di Dublino, il governo polacco dovrebbe farsi carico della registrazione e delle richieste d’asilo dei migranti, ma la realtà è che li sta respingendo indietro con le buone e con le cattive.

Quando a ricattarci era Erdogan

L’atteggiamento tedesco ed europeo è completamente diverso rispetto a quello tenuto in passato. Non solo nei confronti del nostro paese. Lukashenko infatti sembra aver imparato la lezione copiando il comportamento di un altro autocrate, il leader turco Recep Tayyip Erdogan.

Nel marzo dell’anno scorso, il Sultano spinse al confine con la Grecia, nella zona di Evros, più di 10 mila rifugiati siriani e afghani, utilizzandoli come arma di pressione nei confronti dell’Europa. Nessuno però a Bruxelles accusò Erdogan di essere un «gangster» né la Germania offrì di inviare la propria polizia al confine greco. Anzi, è proprio Berlino che fece pressione per finalizzare l’accordo migratorio in base al quale Bruxelles ha versato 6 miliardi nelle casse di Ankara per occuparsi di 3,6 milioni di profughi e non farli defluire in Europa. Erdogan inoltre, dopo aver aiutato il governo di Tripoli a respingere l’offensiva del leader militare della Cirenaica, Khalifa Haftar, ha anche in mano il traffico di essere umani che dalla Libia punta all’Italia.

L’Ue deve riformare i regolamenti di Dublino

L’Europa che ha usato i guanti bianchi con Erdogan, rimpinguando le casse della Turchia, alza invece la voce con Lukashenko. Uno strabismo che Pietro Senaldi su Libero ha giustamente infilzato così:

«Solo quest’anno in Italia sono sbarcati sessantamila migranti, nella totale indifferenza della parte giallorossa del nostro esecutivo e dei nostri partner Ue. Ma se quattromila clandestini un giorno, forse, arriveranno in Germania, è subito allerta continentale, se invece in sessantamila hanno già invaso l’Italia, è un problema solo nostro. Ci sono due Europe, una tedesca, vietata agli immigrati illegali, l’altra, italiana, terra di nessuno. La cosa peggiore è che questo avviene con la complicità, anzi con l’assenso entusiasta, dei nostro europarlamentari dem e grillini».

Gli inaccettabili ricatti subiti da Ankara prima, e da Minsk ora, non fanno che confermare che l’Unione Europea non può più rinviare la riforma dei regolamenti di Dublino. A meno che non voglia continuare a muoversi in ordine sparso, prestando il fianco ai peggiori autocrati, facendo prevalere interessi di parte e non quello comune dei Ventisette.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: bielorussiaGermaniaMigrantipoloniarecep erdoganTurchiaUnione Europea
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