Polonia, gas, nucleare, difesa: l’Europa è divisa su tutto

Di Leone Grotti
22 Ottobre 2021
Il Consiglio europeo di ieri ha certificato, ancora una volta, che a Bruxelles vige sempre la massima hobbesiana dell'homo homini lupus. Così l'Ue rischia di andare a sbattere
Foto di rito dei leader Ue prima del Consiglio europeo

Foto di rito dei leader Ue prima del Consiglio europeo

Se ieri un marziano fosse atterrato a Bruxelles e avesse avuto modo di assistere al Consiglio europeo, probabilmente si sarebbe sbellicato dalle risate nell’apprendere che si trattava della riunione dei leader della “Unione” Europea. I capi di Stato e di governo, infatti, si sono ritrovati per l’ennesima volta divisi su tutto, rovinando così il commiato di Angela Merkel, che ha chiuso con il vertice numero 107 in 16 anni la sua carriera in Europa.

L’Ue si scontra sulla Polonia

I Ventisette si sono scontrati innanzitutto sulla questione polacca, dividendosi tra chi, come l’olandese Mark Rutte, insiste nel bloccare i fondi del Recovery Plan a Varsavia fino a quando non sotterrerà l’ascia di guerra, sottovalutando con un’incredibile ristrettezza di orizzonte la catastrofe della “Polexit”, e chi, come l’ungherese Viktor Orban, parla di «caccia alle streghe» e «sanzioni ridicole» senza considerare la gravità dell’affronto della Corte costituzionale polacca ai Trattati.

Sul tema si sono registrati anche gli interventi di buon senso della Merkel, che ha invitato la Commissione Europea ad abbassare i toni dello scontro, e del presidente francese Emmanuel Macron, che durante un incontro privato col premier polacco Mateusz Morawiecki prima del vertice, ha tentato di trovare un punto di intesa.

Barricate su gas, nucleare e difesa comune

I leader si sono scoperti estremamente divisi anche sul nodo dei prezzi energetici. Mario Draghi ha insistito sulla necessità di lavorare sulla creazione di stock comuni di gas, la Spagna ha invocato una riforma del mercato elettrico, mentre la Merkel ha tirato il freno, avendo la Germania meno problemi di approvvigionamento rispetto ad altri paesi.

Neanche sulla transizione ecologica c’è consenso, visto che i paesi dell’Est sono ancora altamente dipendenti dal carbone e non vogliono rinunciarci in breve tempo. I leader europei sono saliti su barricate opposte anche in merito al conferimento dell’etichetta green all’energia nucleare: Macron, a capo di una coalizione di dieci paesi spinge in questa direzione, Austria e Germania non ne vogliono sapere.

Venendo poi al tema della difesa comune, sono tutti d’accordo: all’Unione Europea serve un esercito, magari con un nome meno bellicoso, per difendere i propri interessi nel mondo. Ma chi lo guida? Chi decide le missioni? Come? Con che soldi? Su tutti questi temi non c’è uno straccio di consenso.

Cina e Usa schiacciano l’Ue

Il livello di lacerazione interna all’Unione Europea (anche a livello istituzionale) è tale che ieri il presidente del Consiglio, Charles Michel, ha deciso di non verbalizzare tutti gli interventi, per trasmetterli poi in tempo reale alle delegazioni, come di consueto, ma di fare solo un generico rapporto alla fine del giro di tavolo. «L’Unione Europea non è mai stata messa in discussione in modo così radicale», è il messaggio fatto pervenire dal presidente dell’Europarlamento David Sassoli. Il riferimento era alla questione polacca, ma il concetto espresso è valido a prescindere.

Fino a quando la legge del più forte e dell’homo homini lupus resterà alla base della discussione su ogni singolo tema, il cielo sopra Bruxelles continuerà a essere plumbeo. Così, l’Ue non si riguadagnerà mai la fiducia degli Usa, svanita già ai tempi di Barack Obama, e stimolerà gli appetiti della Cina, professionista del divide et impera.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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