La Stampa la spara grossa: «L’unità confessionale genera violenza». Una critica punto per punto
UNITÀ CONFESSIONALE=VIOLENZA. Partendo da «uno studio del Pew Research Center sul pluralismo religioso all’interno dei vari Stati del mondo», l’articolista Flavio Alivernini approda all’incredibile conclusione che, come recita il titolo del pezzo, «più religioni ci sono meglio è» visto che «l’unità confessionale» genera violenza.
CONCLUSIONI DELLA STAMPA. Partendo da qui, Alivernini afferma che «i Paesi in cui si tende all’unità confessionale sono anche quelli dove la popolazione convive con il più alto tasso di violenza religiosa». Infatti, continua il nostro, «Pakistan, Afghanistan, India, Somalia e Israele hanno un bassissimo tasso di diversità al loro interno ma, di contro, sono in vetta alla graduatoria dei paesi con il maggior numero di conflitti motivati dalla fede».
Anche «Egitto, Iraq, Sudan, Siria e Yemen si collocano nella parte bassa della classifica quanto a pluralismo e diversità, ma in cima per il tasso di ostilità provocate da ragioni confessionali».
VIOLENZE IN VATICANO? Seguendo il ragionamento della Stampa, l’ultimo paese nella classifica stilata dal Pew Research per pluralismo religioso dovrebbe anche essere il più violento: ma a meno di nuove, incredibili rivelazioni non risulta che nella Città del Vaticano siano in atto scontri confessionali. Lo stesso dicasi per paesi come San Marino, Liechtenstein, Polonia, Irlanda, Aruba e la lista sarebbe ancora lunga.
INSTABILITÀ IN IRAQ. La stessa cosa si può dire dell’Iraq: se in poco più di 11 anni gli scontri si sono moltiplicati e i cristiani sono passati da 1,5 milioni a 300 mila, è per l’instabilità del governo seguita all’invasione americana e per i continui scontri tra sunniti e sciiti, che non possono certo essere considerati fratelli di una stessa fede come i cattolici e gli ortodossi.
LAICITÀ E ISLAM. Per quanto riguarda Pakistan, Afghanistan, Somalia e Sudan il problema non risiede ancora una volta nell’unità confessionale in sé ma nella legge che fa di questi paesi Stati islamici piuttosto che laici, la maggior parte dei quali impone la sharia negando la libertà religiosa e punendo l’apostasia con la morte. Questi non sono frutti della mancanza di pluralismo religioso ma di una rigida interpretazione dell’islam, che non è propria di tutti i paesi a maggioranza musulmana. Lo stesso, mutatis mutandis, si può dire dell’India e dell’induismo.
AI CRISTIANI NON SUCCEDE. Perché, potrebbe chiedersi Alivernini, le stesse violenze non si verificano in paesi a stragrande maggioranza cristiana? Forse la Stampa risponde indirettamente alla domanda illustrando l’articolo con una foto del Centrafrica, paese quasi interamente cristiano che sta vivendo una stagione di incredibile violenza. Ma anche qui gli errori non mancano: la foto mostra un membro degli anti-balaka, che stanno dando la caccia ai musulmani, parlandone come di un gruppo “cristiano”. Le milizie sono invece a stragrande maggioranza animiste e gli amuleti vudù gris-gris che pendono dal collo del guerrigliero fotografato ne sono la prova.
Gli scontri confessionali, inoltre, hanno origine politica: se migliaia di milizie provenienti dal Ciad e dal Sudan (non dal Centrafrica) non fossero entrate a Bangui appoggiando il colpo di Stato di Djotodia dell’anno scorso e fomentando violenze ignobili, oggi il paese non starebbe vivendo questa situazione.
STABILITÀ SOCIALE. Alivernini conclude così il suo pensato e moderno articolo fregiandosi di smentire Niccolò Machiavelli: «La regola valida per tutti, in ogni caso, è che l’unità religiosa non è più un “instrumentum regni” che garantisce la stabilità sociale. Da qui a dire che il pluralismo garantisce la pace ce ne vuole ma già poter smentire il contrario potrebbe essere un passo in avanti». Avanti sì, ma verso la balordaggine.
Articoli correlati
3 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
gli ideologues campano delle loro fole, ma la realtà è cocciuta.
Con giornalisti del genere, povera “Stampa”…….
Ma questo Alivernini e’ il Gran Maestro della Bufala? Capisco che scrivendo su La Stampa si senta in dovere di emettere giudizi conformi al mainstream loggistico, ma collegare violenza e unità e’ veramente ridicolo. E pensare che sui libri si parla ancora di guerre di religione…