La preghiera del mattino

La piazza del Pd sosterrà tutto e il suo contrario, in perfetto stile Letta

Enrico Letta
Il segretario uscente del Pd Enrico Letta (foto Ansa)

Sugli Stati generali Arun Chaudhary scrive: «C’è un elemento volatile nell’elettorato di tutto il mondo. Le elezioni non avvengono da sole, ma a cicli. Abbiamo assistito a un precedente ciclo elettorale iniziato in Emilia-Romagna e Toscana e proseguito negli Stati Uniti e in Germania con l’elezione di Biden e Scholz, dimostrando che quando il centrosinistra tradizionale attrae la sinistra civica e gli elettori “swing”, si ottiene una maggioranza praticabile contro una destra sempre più dura. Il pendolo sta per spostarsi nella direzione opposta, dato che questi governi non riescono a dare risultati. L’inaspettato successo di Conte il 25 settembre è stato ovviamente solo l’inizio. Il 30 ottobre, il presidente brasiliano Bolsonaro ha nuovamente superato le aspettative, arrivando a 2 punti scarsi dal vincitore di sinistra Lula. Bolsonaro non ha molto più di una base del 20 per cento da cui partire, ma l’ha più che raddoppiata, al di fuori dei sondaggi, perché molti elettori stavano aspettando dietro le quinte ed erano stufi di sentirsi dire che “dovevano” votare per Lula. E ora, il 30 ottobre, un voto per Bolsonaro non è solo un voto per la sua insipida e pericolosa visione di destra, ma è anche un modo per dire: “Voglio scelte reali, voglio la democrazia”. La destra svedese ha superato i socialdemocratici di centrosinistra, sostenuti da questi elettori oscillanti, alcuni dei quali non erano convinti della sincerità e altri dell’efficacia di imitare i messaggi di sicurezza della destra “dura contro il crimine”, ma tutti non credevano di essere ascoltati. L’elettorato israeliano, che ha già messo insieme una coalizione di destra per mettere da parte Netanyahu, ha ora messo insieme un’altra coalizione di destra che include alcuni dei personaggi più sgradevoli della destra israeliana per riportare Netanyahu al potere. Agli elettori di tutto il mondo è stato detto che devono votare per il centrosinistra per evitare la destra. Per la maggior parte negli ultimi due anni lo hanno fatto. Con il lavoro e il tempo, naturalmente, gli swing voters torneranno a votare per il centrosinistra, come abbiamo appena visto con i successi dei democratici nelle elezioni di metà mandato, ma a meno che le loro voci non vengano incorporate nelle strutture dei partiti e nei programmi politici, a meno che il loro desiderio di democrazia non venga ascoltato, si tratterà ancora una volta di una visita temporanea».

Ecco una riflessione particolarmente interessante che ragiona, su scala globale, della richiesta di democrazia che viene, talvolta con movimenti improvvisi e imprevisti, dalla base delle società occidentali: in generale la globalizzazione ha impaurito i ceti medio-popolari che ricercano nella democrazia uno strumento di difesa. Le nuove generazioni passano dal distacco a una partecipazione intensa quando si riesce a motivarle, il forte movimento di protagonismo femminile si esprime oggi sia sul versante liberal con la difesa delle libertà conquistate sia su quello conservatore con l’attenzione ai valori della famiglia. Posizioni divergenti che si sentivano depresse dagli automatismi delle tecnocrazie e dalla dittatura del pensiero unico, stanno riprendendo la parola con spostamenti del voto anche bruschi. Forse è iniziato un ciclo di ritorno della politica.

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Su Open Felice Florio scrive: «Tra i dem, un segnale di apertura arriva dal presidente dell’Emilia-Romagna: “Ho apprezzato che Calderoli abbia detto che la bozza è ritirabile perché non c’è una posizione del governo. Comunque nessuno è contro l’autonomia, ma per proseguire e trovare un accordo si devono realizzare delle condizioni precise, che sono una legge quadro e la definizione dei Lep e poi bisogna togliere dal tavolo la scuola”, dice Stefano Bonaccini. Sulla stessa scia dell’ex presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore della Toscana Eugenio Giani: “Sono anni che questo percorso va avanti e procederà, perché è già nei fatti. Noi abbiamo già delle forme di auto-organizzazione per dare maggiori benefici ai cittadini”, afferma. A tirare le somme dell’incontro di oggi tra i presidenti di Regione e Calderoli è Massimiliano Fedriga: “C’è stata una discussione positiva all’interno della Conferenza. Ci sono state prese di posizione che hanno sottolineato alcune criticità da dover risolvere, ma nessuno ha fatto barricate. Ho visto un clima positivo da parte di tutti, con sfumature diverse, ma c’è la volontà di andare verso un processo di autonomia e anche finalmente di attuazione dei Lep”, chiosa il presidente della Conferenza».

La Costituzione difende i diritti di tutti i cittadini e dunque la ricerca di “livelli essenziali di prestazione” dei servizi che vanno garantiti universalmente. Il problema è se per sostenere le aree che richiedono un sostegno si debba trattenere quelle che possono governarsi autonomamente, come peraltro previsto sempre dalla Costituzione.

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Su Huffington Post Italia Gabriella Cerami scrive: «Il tempo in politica conta tanto e questa volta non si è fatto superare sul tempo da Giuseppe Conte. Enrico Letta ha preceduto il presidente M5s annunciando prima di lui la data della manifestazione Pd contro una manovra “improvvisata e iniqua” approvata ieri dal governo Meloni. Sarà il 17 dicembre a Roma e a questo punto tocca all’ex premier, che ieri aveva annunciato che M5s sarebbe sceso in piazza senza però dare una data, decidere cosa fare, se dialogare con i dem attorno a una piattaforma comune o se proseguire sulla sua strada in solitaria, spaccando sempre di più il fronte delle opposizioni già abbondantemente lacerato».

La piazza di protesta del Pd sarà molto articolata: da un lato ci saranno quelli che difendono il reddito di cittadinanza, dall’altro quelli che si oppongono; da un lato quelli che vogliono uno scostamento di bilancio, dall’altro quelli che si oppongono; da un lato quelli che vogliono l’autonomia regionale, dall’altro quelli che si oppongono. È il “lettinismo” bellezza!

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Sul Sussidiario Carlo Jean dice: «L’Occidente si tira fuori perché non ha voglia di immischiarsi in cose più grandi, che richiederebbero dispendio di uomini e risorse. Abbiamo sfruttato i curdi quando facevano comodo per combattere l’Isis, ma adesso con il problema energetico noi italiani per primi dobbiamo stare attenti. Dall’Azerbaigian attraverso la Turchia arriva per noi il gas e se i turchi chiudono i rubinetti rimaniamo sul serio senza riscaldamento ed energia».

Gli interventi militari di Ankara in Siria sono umanitari? E così in Armenia, in Libia e via via rilanciando il fantasma dell’impero ottomano?

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