La preghiera del mattino
Ideona: il voto degli italiani pilotato dai russi coi migranti
Su Startmag Francesco Damato scrive: «Sperare in qualche incidente di percorso della sua ex ministra: magari, un’esitazione del presidente della Repubblica a nominarla davvero alla guida del nuovo governo in caso di vittoria elettorale del centrodestra. È anche o soprattutto su Mattarella –penso – che cerca di premere la Repubblica, quella di carta, con la campagna antimeloniana avviata in questi giorni».
Un osservatore intelligente come Damato si chiede perché mai la Repubblica si sia lanciata in una campagna così stupida ed esagitata contro la Meloni, e si domanda se non pensi così di poter condizionare la partita non con il voto ma con il Quirinale, offrendogli pretesti per ostacolare una premiership della leader di Fratelli d’Italia. Ha l’aria di una campagna, come al solito, non del tutto italiana, magari più francese (considerando anche il prefetto macroniano che guida il Pd) che americana.
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Sulla Nuova Bussola quotidiana Ruben Razzante scrive: «La verità è che ora il segretario del Pd, per limitare le perdite nelle urne, sarà costretto a imbarcare tutti e dovrà chinare il capo anche con il leader Cinque stelle, Giuseppe Conte, cercando in extremis un accordo anche con lui, onde evitare di soccombere in quasi tutti i collegi uninominali, il che preluderebbe a una vera debacle per il suo partito e il suo schieramento».
Il povero Enrico Lettino si trova in evidenti difficoltà: queste maledette elezioni affidano le scelte che la nazione deve intraprendere in parte rilevante al voto dei cittadini, invece che ai ben più qualificati intrighi tra ampi settori dell’establishment e influenze straniere. E, forse, non basterà il “giornalista collettivo” a rimediare a questo grave imperfezione.
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Su Open Alessandro D’Amato scrive: «Dalle coste della Libia partono molti più migranti negli ultimi mesi. Gli sbarchi in Italia dall’inizio dell’anno sono arrivati a 38.778. Contro i 27.771 di tutto il 2021 e i 12.999 del 2020 durante la pandemia. E dopo i dati in ribasso di febbraio e marzo è arrivata l’impennata di aprile e maggio, proseguita a giugno. Le barche arrivano dalla Cirenaica. Sotto il controllo delle milizie del generale Haftar. Coadiuvato dai mercenari russi del gruppo Wagner. Salpano dai litorali nei pressi dei porti di Derna e Tobruk. Che fino a poco tempo fa sembravano sotto controllo. Ma ora qualcosa è cambiato. Un alert era arrivato dai servizi segreti italiani dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Sosteneva che il Cremlino potesse utilizzare la sua influenza sulla regione per aumentare le partenze dei richiedenti asilo. Oggi quella profezia sembra essersi avverata».
La campagna elettorale italiana sembra ogni giorno sempre più orientata da questa straordinaria ideona che il Cremlino possa guidare il voto degli italiani (in realtà, mentre il disperato imperialismo putiniano è privo di appeal, è Pechino che, via Beppe Grillo, Massimo D’Alema e Romano Prodi, ha una certa seria influenza sul nostro paese). Non va scordato però come in Libia l’influenza sia duplice: di Mosca (temprata dal rapporto con l’Egitto e Israele) e di un’Ankara che fa mille giochi su tutti gli scacchieri internazionali favorita dall’incapacità occidentale di costruire solidi equilibri globali. Né si può neanche dimenticare come lo scenario libico derivi dalla straordinaria invenzione di Nicolas Sarkozy e di Hillary Clinton/Barack Obama di destabilizzare Tripoli, a cui l’Italia fu costretta ad accodarsi grazie all’intervento di Giorgio Napolitano. In questo senso l’opinione che il voto possa servire a riportare l’Italia a un 2008, quando prima di essere destabilizzata giocava un ruolo particolarmente utile in Europa e nel Mediterraneo (si pensi alla nomina di Mario Draghi alla Bce), potrebbe avere qualche fondamento in più delle scemenze sui servi di Mosca.
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Sul sito del Tgcom si scrive: «Proprio su Taiwan la tensione resta alta. Il presidente americano ha rassicurato il leader cinese sul sostegno degli Stati Uniti alla politica dell’“Unica Cina”, ma lo ha anche avvertito che non saranno tollerati colpi di mano. “La politica Usa” sull’isola “non è cambiata”, si legge nella nota che la Casa Bianca ha diffuso dopo il colloquio di due ore e 17 minuti tra i due leader. Un concetto ribadito più volte nei giorni scorsi dopo che le voci sempre più insistenti di una visita della speaker della Camera all’isola, la prima in 25 anni, hanno provocato un’escalation verbale con Pechino».
Che gli Stati Uniti entrino in difficoltà perché Nancy Pelosi vuole recarsi in visita a Taiwan, rende chiaro quanto sia delicata e complicata la fase in cui sta vivendo il mondo. Mentre non è accettabile la barbara invasione russa dell’Ucraina, e sono giuste e inevitabili le sanzioni e gli invii di armi che “puniscono” il Cremlino. Forse, però (mi scusi Angelo Panebianco se mi permetto un riflessione critica anche in tempi di guerra), non è del tutto sbagliato ritenere che l’idea, centrale innanzi tutto nella politica estera di Barack Obama, che fosse possibile trovare equilibri internazionali più solidi non solo non coinvolgendo la Russia, ma anche umiliandola ed emarginandola, non sia stata delle più brillanti.
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