I dati sull’eutanasia in Svizzera ci dicono che il vero problema non è la malattia, ma la solitudine

Di Leone Grotti
07 Marzo 2014
Sono i risultati di uno studio condotto dall'Università di Berna che ha analizzato 1.301 casi in Svizzera tra il 2003 e il 2008 forniti da tre organizzazioni che sostengono il "diritto a morire"

eutanasia-olanda-malati-menteA scegliere il suicidio assistito nelle cliniche svizzere sono soprattutto persone atee, sole e divorziate e il 25 per cento sul totale di coloro che si recano in Svizzera per essere uccisi non è affetto da malattie terminali ma è solo «stanco di vivere». Sono i risultati di uno studio condotto dall’Università di Berna che ha analizzato 1.301 casi tra il 2003 e il 2008 forniti da tre organizzazioni che sostengono il “diritto a morire”.

LA LEGGE. La Svizzera autorizza cliniche specializzate a praticare il suicidio assistito solo su persone che non sono mosse da «motivazioni egoistiche». La vaghezza della legislazione ha spinto la Corte europea per i diritti umani a chiedere al paese di chiarire quali sono le condizioni perché una persona che non soffre di malattie incurabili possa avere accesso al suicidio assistito.
Provare sofferenze insopportabili, ad ogni modo, non è un requisito necessario per chiedere l’eutanasia.

STANCO DI VIVERE. Secondo lo studio pubblicato il mese scorso sul Giornale internazionale di epidemiologia, la maggior parte delle persone che scelgono di morire lo fanno perché hanno il cancro o perché soffrono di malattie che colpiscono il sistema nervoso. Ma rappresenta addirittura il 25 per cento chi lo fa solo perché è «stanco di vivere». In assoluto, la maggior parte di richieste arriva da donne e non da uomini.

SOLI E DIVORZIATI. Altri dati mettono in rilievo la situazione affettiva delle persone che scelgono di morire e le loro convinzioni personali. Chi vive da solo o è divorziato sceglie il suicidio assistito con una frequenza superiore al 50 per cento delle volte rispetto a persone sposate e con legami affettivi stabili. Gli atei ricorrono all’eutanasia sei volte di più rispetto ai cattolici.
La ricerca porta alla conclusione che alla base della richiesta di eutanasia non c’è prima di tutto la sofferenza fisica, come vorrebbe far credere chi propaganda il diritto a morire, ma la fragilità e il disagio sociale, la perdita di senso, la solitudine e l’abbandono. Tutti i problemi a cui solo la comunità umana in vita, e non la morte, può rispondere.

@LeoneGrotti

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1 commento

  1. Cisco

    Se suicidarsi diventa un diritto, non vedo come si possa limitarlo ai “motivi non egoistici”, ammesso e non concesso che esistano suicidi non egoistici. Anzì, sicuramente a essere egoista è quella società che chiude gli occhi davanti al male di vivere di tante persone, ma si lava la coscienza “vendendo” tale ipocrisia come “diritto” all’autodeterminazione dell’individuo. Purché “non egoista”, s’intende…

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