Cristiani perseguitati, la cartina di tornasole del rispetto dei diritti umani
«Vorrei iniziare il mio intervento richiamando una delle definizioni più chiare sul significato della difesa della libertà religiosa offerta da papa Giovanni Paolo II: “La difesa di questo diritto è la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani”». È cominciata così l’audizione di Shahid Mobeen, presidente della Consulta Italiana per la Libertà Religiosa, alla Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati dello scorso 3 dicembre: con il richiamo forte alle parole che papa Wojtyla rivolse nel 2003 ai partecipanti all’Assemblea parlamentare dell’Osce.
«Questa affermazione è ancora attuale, evidenzia come la negazione della libertà religiosa sia spesso indicativa di una violazione più ampia dei diritti umani fondamentali. Tale diritto, universalmente riconosciuto, deve essere protetto senza compromessi, poiché la sua violazione mette in pericolo la coesione sociale e la pace tra i popoli».
325 milioni di cristiani perseguitati
La Consulta riunisce studiosi e rappresentanti di organizzazioni della società civile, tra cui Aiuto alla Chiesa che Soffre, l’Associazione Pakistani Cristiani in Italia, la Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Internazionale Oasis e Pro Terra Sancta, e opera in stretta collaborazione con l’Inviato Speciale del Governo italiano per la promozione della libertà religiosa e la tutela delle minoranze religiose, Davide Dionisi, allo scopo di «dialogare con le istituzioni, sensibilizzare l’opinione pubblica e coordinare azioni di supporto alle comunità cristiane» nei paesi in cui il diritto alla libertà di credo viene costantemente negato, violato o limitato.
Nel dettaglio sono 61 su 196 i paesi in cui si registrano forme di persecuzione o discriminazione di carattere religioso: «In altre parole, il diritto umano fondamentale, la libertà religiosa, è violato in 1 paese su 3. Complessivamente quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62 per cento della popolazione mondiale, vivono in nazioni dove la libertà religiosa è fortemente limitata», spiega Mobeen facendo riferimento all’ultimo Rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre, secondo il quale i cristiani rappresentano la comunità religiosa più perseguitata al mondo, con 325 milioni di fedeli che vivono in contesti di persecuzione.
Il bersaglio privilegiato dei jihadisti
«Un’analisi comparativa delle precedenti edizioni del rapporto (pubblicato dal 1999, ndr), rivela un continuo e inesorabile declino del rispetto di questo diritto fondamentale. Le cause alla base di questo fenomeno sono molteplici. In alcuni contesti, governi totalitari o autocratici perseguitano i gruppi religiosi. In altri la libertà religiosa è minacciata dall’azione di gruppi jihadisti ed estremisti o da movimenti nazionalisti etno-religiosi». Quella cristiana continua ad essere la religione più perseguitata al mondo.
In molte aree i cristiani subiscono «attacchi, restrizioni e discriminazioni che li costringono spesso ad abbandonare le proprie terre di origine o a nascondere la loro fede». In Africa, in particolare nelle aree nelle vaste aree sahariane e subsahariane, l’espansione delle formazioni jihadiste, incluse fazioni e derivazioni di Al Qaeda e dello Stato islamico, colpiscono gravemente le comunità cristiane, che rappresentano un bersaglio privilegiato per gli estremisti.
Nell’epicentro del terrorismo islamista, dal Burkina Faso alla Nigeria
«Il Sahel ha ormai sostituito il Medio Oriente come epicentro del terrorismo globale, con conseguenze devastanti per i cristiani e per le chiese locali che subiscono attacchi, rapimenti e massacri con inquietante regolarità. Un esempio emblematico è rappresentato dal Burkina Faso». Fino al 2015 il paese non registrava quasi alcuna attività terroristica, mentre oggi guida la classifica del Global Terrorism Index 2024. Qui l’espandione islamista è responsabile del 67 per cento delle morti per terrorismo a livello mondiale.
«La situazione è altrettanto drammatica nella Repubblica democratica del Congo, dove il gruppo islamista delle Forze democratiche alleate (Adf), affiliato all’Isis, prende sistematicamente di mira i cristiani nelle regioni orientali del paese, perpetrando omicidi, rapimenti, stupri e distruggendo chiese». Restano terre di persecuzione anticristiana la Nigeria, il Niger, il Sudan e il Mozambico.
La legge nera sulla blasfemia in Pakistan, la persecuzione in Nicaragua
«L’Asia purtroppo non è da meno per quanto riguarda la gravità delle condizioni in cui versano le comunità cristiane, spesso schiacciate da forme di estremismo religioso, non solo islamico, ma anche buddista e induista. A volte la persecuzione si manifesta attraverso l’uso improprio di leggi che dovrebbero proteggere la religione, come la legge anti blasfemia in Pakistan o le leggi anti conversioni in India. Non mancano esempi di persecuzioni anticristiane perpetrate da regimi autoritari e totalitari, come quello del Corea del Nord. Regimi analoghi sono responsabili di oppressioni e violazioni della libertà religiosa anche in America Latina».
Un caso emblematico, sottolinea Mobeen, è quello del Nicaragua, dove le violazioni della libertà religiosa sono aumentate drammaticamente negli ultimi due anni, accompagnate da una dura repressione governativa nei confronti della Chiesa cattolica che hanno portato all’arresto e all’espulsione dal paese di numerosissimi membri del clero, nonché alla chiusura di organizzazioni ecclesiastiche come la Caritas nazionale.
In Medio Oriente «l’esistenza delle più antiche comunità cristiane al mondo è in pericolo»
Nell’intervento di Mobeen ampio spazio ha trovato anche il Medio Oriente, dove «l’esistenza delle più antiche comunità cristiane al mondo è in pericolo». In Terra Santa l’emorragia della popolazione cristiana continua a un ritmo costante, in Libano il già fragile equilibrio interreligioso è stato ulteriormente compromesso dagli ultimi due mesi di guerre. In particolare, gli ultimi avvenimenti in Siria rischiano di avere un impatto devastante sulle comunità cristiane e sul delicato rapporto tra sciiti e sunniti. «La presenza dei cristiani in Medio Oriente è essenziale non solo per garantire la sopravvivenza del cristianesimo nelle terre dove è nato, ma anche per preservare l’equilibrio della regione. Pacifici e pacificatori, i cristiani hanno da sempre offerto un contributo determinante al dialogo interreligioso e interculturale nel quadro di una persecuzione anticristiana così estesa e brutale».
Il presidente della Consulta ha posto inoltre l’accento sul dramma delle bambine, «adolescenti e donne cristiane che in molti paesi subiscono stupri, conversioni forzate e matrimoni coatti. Questo fenomeno, in costante crescita, vede coinvolte vittime spesso giovanissime, talvolta di appena 9 o 10 anni».
Quattro interventi concreti
L’audizione, convocata dall’onorevole Emanuele Pozzolo (Fdi), presieduta da Paolo Formentini (Lega) e alla quale hanno presenziato 11 parlamentari di diversi schieramenti politici, ha rappresentato un momento cruciale per ribadire l’impegno del Governo italiano e delle istituzioni civili nella tutela della libertà religiosa. In particolare Mobeen ha sottolineato la necessità di quattro interventi concreti: l’adesione dell’Italia all’Alleanza Internazionale per la Libertà Religiosa e di Credo; la creazione di un organismo di monitoraggio sul rispetto della libertà religiosa; l’organizzazione di missioni nei Paesi dove i diritti delle minoranze religiose sono maggiormente a rischio. Ha inoltre proposto borse di studio per studenti cristiani discriminati nei loro Paesi d’origine («Offrire opportunità, educa»), al fine di rafforzare le comunità colpite e offrire opportunità educative essenziali anche per allentare la pressione migratoria.
«Un impegno costante e misure concrete – questo l’appello conclusivo della Consulta – sono indispensabili per tutelare un diritto umano fondamentale e fermare l’emorragia di fede e cultura che minaccia le comunità religiose in tutto il mondo».
La videoregistrazione dell’evento è disponibile qui.
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