Le campane dell’Università cattolica di Lovanio che intonano “Imagine” sono la nostra marcia funebre

Di Leone Grotti
24 Marzo 2016
Gessetti, hashtag, frasi fatte, ma una paura assoluta a chiamare le cose con il loro nome. Non combatteremo mai perché ci siamo già arresi
A writing on the asphalt reads "Brussels forever" at the place de la Bourse in the center of Brussels, where people write hundreds of messages on the ground to remember the victims of todays attack, Tuesday, March 22, 2016. Bombs exploded at the Brussels airport and one of the city's metro stations Tuesday, killing and wounding scores of people, as a European capital was again locked down amid heightened security threats. (AP Photo/Martin Meissner)

Erano passati appena pochi minuti dall’attentato all’aeroporto di Bruxelles, ancora non era esploso un nuovo ordigno in metropolitana, ma già i social si riempivano di hashtag: #JeSuisBruxelles e #JeSuisBelge, ma anche #JeSuisTintin, celebre striscia a fumetti belga, e addirittura #JeSuisFrite, in riferimento alle patatine fritte che belgi e olandesi sanno cuocere tanto bene.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]GESSETTI SULL’ASFALTO. Ancora non si conoscevano i dettagli degli attentati, i nomi degli attentatori, le motivazioni degli attacchi, il numero dei feriti e dei morti ma già i media davano conto di giovani scesi in piazza a scrivere sull’asfalto frasi vuote di senso (ma cariche di retorica) come “Essere ottimisti è un dovere” e “L’unione fa la forza”, mentre altri incitavano già a rispondere al terrorismo andando a bere una birra al bar «senza cedere alla paura».

DA PARIGI A BRUXELLES. Il copione che è stato scritto più o meno spontaneamente dopo gli attentati di Parigi è stato ripetuto in modo identico per Bruxelles, anche se con meno enfasi e più cinismo, un po’ di patriottismo in meno e un po’ di assuefazione in più. Le reazioni del dopo-attentato, buone per tutte le stagioni, si sono susseguite a slogan: da chi ha invocato più integrazione, senza spiegare che cosa questo significhi, a chi ha proposto di cacciare l’islam con tutti i musulmani dall’Europa in modo indiscriminato.

VIETATO L’ODIO. I sentimenti preconfezionati tirati in ballo dai giornali sono stati svuotati di qualunque drammaticità. Così pressoché tutti i giornali belgi stamattina spiegavano che il vero nemico non è il terrorismo, ma l’odio. #TousUnisContreLaHaine recita appunto un altro hashtag che va molto di moda in queste ore. Come se non fosse umano provare rancore o paura in simili situazioni, come se si volesse saltare il trauma a piè pari. Alla fine anche il richiamo ossessivo a riprendere subito a vivere come se non fosse successo niente sembra una giustificazione della (o un invito alla) indifferenza: dopo Charlie Hebdo e Hyper Cacher tutti i leader politici del mondo avevano marciato insieme a Parigi, ieri Barack Obama non ha neanche considerato la possibilità di rientrare a Washington da Cuba.

«SIAMO IN GUERRA». Anche per quanto riguarda le risposte da dare agli attentati è tutto già scritto: ci vogliono più sicurezza, più intelligence e più prevenzione. Punto. Qualche coraggioso si arrischia a dire che «siamo in guerra», senza però citare il nome del nemico e senza dilungarsi su come potremmo vincerla questa guerra. Ecco perché le parole di Silvio Berlusconi sul Foglio sembrano addirittura anacronistiche: «È tempo di agire con coraggio. Bisogna che i governi dell’Occidente capiscano che c’è un solo modo per risolvere la situazione: andare ad estirpare il cancro dell’Isis alla radice, con una coalizione che, sotto l’egida dell’Onu, riunisca Europa, Stati Uniti, Russia, Cina e i paesi musulmani moderati. (…) Non esistono soluzioni alternative, quando si è chiamati in guerra bisogna combattere e vincere».

CAMPANE SUONANO IMAGINE. Si può discutere se il mezzo bellico sia in grado di risolvere il problema, ma la sola idea che oltre a difendersi bisogna attaccare suona ormai come obsoleta, inconcepibile. Che bisogno c’è di andare a combattere l’Isis in Siria e Iraq, sembra di leggere tra le righe di tanti editoriali pieni di retorica ripetitiva, che bisogno c’è anche solo di porsi il problema: basta scrivere con un gessetto «pace» sull’asfalto per costruirla. L’Europa assomiglia sempre di più alla tartaruga millenaria Morla de La storia infinita, quando avvisata del pericolo mortale, del Nulla che incombe e si avvicina, risponde: «Non ci interessa, anzi, non ci interessa neanche se ci interessa o no, in effetti». Così, alle campane dell’università cattolica di Lovanio non resta che intonare il brano Imagine di John Lennon: «Immagina che non esista paradiso, facile se provi; nessun inferno sotto di noi; sopra solo il cielo; immagina che tutta la gente viva solo per l’oggi. Immagina che non ci siano nazioni, non è difficile da fare, niente per cui uccidere e morire, e nessuna religione. Immagina tutta la gente che vive in pace». Il Nulla è già qui.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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14 commenti

  1. Paola Datodi

    Almeno si sono richiamati a Tintin,è già qualcosa:sapete,vero,chi sarebbe il personaggio che sembra lo abbia ispirato? Leon Degrelle!

  2. Ester

    Ma ci sarà un responsabile ! Un rettore , qualcuno che sovraintenda al fatto che l’università si definisce cattolica.
    Ma le gerarchie ecclesiastiche non hanno nulla da obiettare?

  3. Franco

    La stupidità umana vive di slogan quando non ha il coraggio o non vuole andare alla radice dei problemi. E’ il caso di dire che lo slogan coniato dai belgi “Je suis frite” (riferito alle patatine) per l’italiano potrebbe tradursi in senso letterale al “siamo fritti” (e cioè a fatto che non abbiamo scampo) ed aggiungo “stracotti” ed incapaci di andare un po’ più in là di quelle oramai ripetizioni da parte dei media di una pura cronaca ripetitiva fino alla noia senza alcuna valutazione del perché succede tutto questo.
    Fermiamoci almeno in silenzio per ricordare e per pregare (almeno per quanti credono nel Buon dio) per tutti coloro che hanno pagato con la loro vita l’insipienza di questa Europa senza anima .

    Franco

    1. Filippo81

      Bella, Franco !

  4. Martino

    D’istinto mi viene il vomito…..ma in fondo quel “no religion too” si realizza nella vita eterna.

    Vista la giornata di oggi, Dio che si abbassa fino a lavarci i piedi per poi essere ingiustamente condannato a morte violenta, dovremmo tutti ricordarci che la nostra deve essere una FEDE e non un accozzaglia di precetti senza senso.

    Questi quattro beduini disgraziati e le altre 32 ignare vittime ora sono di fronte alla Verità!

    Buon Giovedì Santo!

  5. gianluca segre

    “Non chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te”. John Donne non sapeva di scrivere per l’Università di Lovanio, un tempo – molto tempo fa – grande fucina del pensiero cattolico, ora fucina
    del politically correct in versione “suicidio del pensiero”. Vale anche per taluni vescovi italiani..
    E, a proposito di suicidio, non dimentichiamo che il Belgio è all’avanguardia nelle leggi sull’eutanasia:
    eutanasia pour tous, come Le marriage pour tous in Francia. Ogni anno, 60 volte in più delle vittime del terrorismo. Questa è la “civiltà” che si vorrebbe contrapporre al terrorismo di matrice islamica?

  6. paolo

    A Regensburg Papa Benedetto aveva esplicitamente comparati la teologia islamica e il calvinismo.
    Entrambi hanno respinto, alla fine, il tentativo della ragione di comprendere Dio.
    Da noi, nelle democrazie liberali, ha comportato il secolarismo moderno. Presso i musulmani, la fine della filosofia.
    Allora, l’occamismo secolare da noi ha reciso il collo, invece dei capelli, della fede cristiana, quello fondamentalista waabita quello della ragione laica: sono paradossalmente lo specchio uno dell’altro!
    In Occidente il sè, libero, svincolato da Dio, è libero di modellare la realtà, la famiglia, la sessualità, la vita nascente, l’educazione, in ogni foggia possibile, rendendo impossibile, astruso, antidiluviano ormai parlare delle virtù e dei vizi, o della legge naturale.
    L’Islam ha reso possibile la pace attraverso la conversione, volenti o nolenti, degli infedeli. Conquistare e distruggere la cultura dominante (il Grande Satana), ateo libertina o cristiana.
    Basta un cellulare per chiamare un pick up, un convoglio di armati, di caterpillars, oggi, in oriente, un kamikaze pieno di armi chimiche, biologiche, nucleari domani, qui da noi, per demolire uomini e cose in qualunque area del pianeta, malgrado i muri che Europa e Usa possono opporre, in analogia a quelle costruite a protezione delle antiche città dalle orde barbariche o di quelle del sultano.
    Nè i laicisti nè i cristiani potranno più nascondersi in questo nuovo ordine mondiale.
    C’è una opzione politica che possa contrastare queste altre due opzioni principali?
    Da una parte, in 12 secoli pochissimi musulmani si sono convertiti al cristianesimo, e molte nazioni cristiane sono diventate califfato, mentre dall’altra l’imposizione di un pensiero dominante relativista della vita umana, direttamente avverso alla legge naturale è ormai la norma in tutti i paesi “sviluppati”. I cristiani sono “drenati” dalla vita pubblica a quella privata quando non cambiano la loro visione e non si assimilano alla cultura e alla politica degli stati.
    Ma è rimasto qualcosa da fare, una terza opzione: i nostri problemi nascono dall’aver rigettato la saggezza aristotelica (assolutamente da distinguere da quella comune, la prudenza riduttiva del guidare con moderazione, o l’astuzia di salvare le apparenze, senza scontentare nessuno, insomma, in una parola, dalla concezione kantiana, individualistica e irresponsabile, di disconnessione dell’etica dalla politica).
    Il vero saggio è il politico, per lui, l’uomo che realizza il bene della comunità di cui gli è affidato il governo. Per lui lo statista, Pericle, possiede le virtù individuali, del carattere, perchè chi è corrotto dal piacere o dal dolore ha distrutto in sè il principio dell’atto morale, non vede più il principio ( o, il che è lo stesso, il fine). Per essere statisti bisogna essere buoni e capaci di scegliere i mezzi, ossia prudenti.
    Il problema complesso del fine e dei mezzi per raggiungerlo è discusso da San Tommaso nel sermone “Homo quidam erat dives”, in commento a Luca 16, 1-9.
    Nel ricco padrone è evocato Dio che affida i beni crati, compreso il corpo, all’uomo, e nell’amministratore disonesto ogni uomo che nella libertà ha il potere di sperperarli, non usandoli secondo il fine.
    In altre parole, il politico, come il medico, più di altri operatori sociali, che si confrontano con la persona umana, dovrebbero essere solo dei ministri, degli amministratori dei mezzi che sono categorie assolutamente diversi dai fini, e suscettibili di venire in contrasto con essi.
    Quello che ci resta è una abilità aristotelica, in cui le cose di Cesare sono distinte da quelle di Dio.
    Come il medico non è padrone della salute, ma trova i farmaci adatti al conseguimento di essa, così la prudenza vera ordina in vista dell’ordinamento interno della città terrena, in vista della Sapienza, della contemplazione della Città Celeste.

  7. angelo

    Ci metterei anche le femen che vandalizzano le campane di Notre-Dame e vengono assolte (mentre condannano i sagrestani che avevano cercato di fermarle).
    Ma questo regime non ha futuro.

  8. marina

    Tutto vero, ma il nulla è, purtroppo, anche nelle vuote e deleterie parole di Galantino, nei preti che aprono le chiese per farne mezze moschee o spettacolini che rasentano l’eresia, nei silenzi di una Chiesa che, invece di dire chiaramente che c’è bisogno di credere in Gesù Cristo, straparla di un passato fatto solo di paura(?!), in tante prese di posizione di consacrati- anime belle che trattano da nemici coloro che sinceramente si appellano alla tradizione della Chiesa…… Resta un’amarezza senza fine.

    1. underwater

      Tanta energia sprecata nelle polemiche ad intra dovrebbero essere convogliate nel apostolato ad extra.

      1. Alessandro2

        Eh no! Tanti preti sprecati nel politicamente corretto, che potrebbero più utilmente difendere e propagare la vera fede! Altro che polemiche ad intra!

        1. underwater

          La mia frase era un ascia bipenne. Certo che da parte tradizionalista bisognerebbe verificare per davvero prima di saltare su, perché a volte parlando sempre male dei preti si prendono cantonate ed il clima ecclesiale non è msno inquinato che dal altro lato.

  9. underwater

    Del resto è Lovanio che ha partorito certo progressismo. Avessero suonato almeno il Miserere…

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