Pazzesca frescura di Ezio Mauro sulle rivelazioni di Alain Friedman (affaire Napolitano) e anche a proposito del suo editore che la sera andava con Mario Monti, a Sankt Moritz, per consultarsi su come scavallare un presidente del Consiglio eletto democraticamente: «Disprezzo della democrazia». Ma come, se lo fa Repubblica è “presidio della Costituzione”. Se lo fa il Corriere della Sera è golpe? Povera egemonia democrat. Hanno tutto dalla loro parte, sono ricchi, furbi, potenti. Gli basta uno schiocco di penna per far fuori uno Scajola o un Mastrapasqua. Comandano i fuochi fatui della Terra dei fuochi, le fatue agende rosse di Borsellino, l’effetto serra percepito, i ghiacci percepiti liquefarsi, le percezioni dell’Italia all’estero, lo spread che assassina l’arcinemico. Eppure, più avanzano loro, più il verde albero della vita si ritira. Più si ritira la vita, più avanza il loro deserto. E gli tocca governare il deserto, mica l’uguaglianza. Il deserto.
Più governa la loro egemonia, più avanza niente. Eccolo qui il mondo che hanno messo in pista: bulli che difendono canne, Spinelli alla Tsipras, mense vegane, piste ciclabili, deindustrializzazione, femministe attempate della cerchia dei Navigli. Signore Saraceno che, oh yes, “genitore A e genitore B”. E signori Rodotà-tà, oh yes, che «giro col testamento biologico sempre in tasca». Insomma, una quantità di noia da farci il latte alle ginocchia. E poi l’ultima, un giorno saremo tutti felicemente gay e faremo figli in uteri in affitto.
Al che, strabuzza gli occhi perfino quel buon uomo di professore liberale, Stefano Zecchi, docente di estetica alla Statale di Milano, mica noi stronzetti omofobi: «Chi avrebbe mai pensato che il tramonto dell’ideologia marxista avrebbe trasferito il comunismo sotto le bandiere dell’omosessualità, chi avrebbe mai potuto immaginare che l’omosessualità, sia pure non consumata ma soltanto mimata o recitata, sarebbe diventata un’indispensabile iniziazione per rianimare idee comuniste defunte, che con il diritto alle scelte sessuali individuali non ha nulla a che fare» (il Giornale, 9 febbraio).
Ecco, in tutto questo metodo da collezionisti (poiché c’è del metodo filatelico nei citizen alla Umberto Eco) a che punto si trova colei che si vorrebbe ridurre a cagnolino da compagnia? A che punto si trova la Chiesa cattolica? In quale collezione di tè nel deserto?
Ecco, in fatto di Chiesa, ultimamente la logica di maistream è estasiante. Perfino esilarante. Pensano che la Chiesa dovrebbe essere un buon cagnolino e un bel cammello. Dunque, sostengono i loro sondaggi, c’è una maggioranza di credenti che non vede l’ora di farsi confessare dalle donne prete, di ficcare i preservativi negli zainetti dei propri figli adolescenti insieme alle merendine, di lanciare riso arcobaleno allo sposo prete e confetti rainbow alla sposa suora. Ecco, questa sarebbe la “riforma della chiesa” (e vissero felici e contenti). Perbacco, si cambia il mondo con queste fiabe. Ci si fa il cappone a Natale e l’agnello pasquale. E così il deserto magari diventerà pure il giardino dove i teologi Mancuso e Küng pascoleranno insieme al papa emerito e a papa Bergoglio. E le lance? Le lance si tramuteranno nei vomeri delle prediche di Eugenio Scalfari.