![«Tra Israele e Hezbollah, noi cristiani testimoniamo la pace in Libano»](https://www.tempi.it/wp-content/uploads/2025/01/libano-kawzah-tempi-342x214.jpg)
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Più di 300 studenti nigeriani, rapiti venerdì dalla scuola governativa di Kankara, sono stati liberati giovedì sera e trasportati dall’esercito a Katsina, capitale dell’omonimo stato. Il governatore Aminu Bello Masari si è congratulato con le forze dell’ordine e ha dichiarato che «la maggior parte, se non tutti i giovani, sono stati recuperati senza pagare alcun riscatto».
Sono in tutto 344 i giovani tornati a casa, i quali verranno interrogati e curati prima di poter ricongiungersi con le loro famiglie. Secondo alcuni studenti scappati nei giorni scorsi, in tutto i ragazzi sequestrati erano 520, ma le autorità stanno ancora cercando di capire il numero esatto. Nonostante Boko Haram abbia rivendicato il sequestro, pubblicando un audio e anche un video con molti giovani rapiti, le autorità di Katsina continuano ad affermare che gli autori del crimine sono banditi locali, i quali potrebbero però avere legami con i terroristi islamici.
Secondo quanto riportato dall’Afp, a rapire i giovani sarebbe stato un leader della criminalità locale, Awwalun Daudawa, insieme ad altri due bande, quelle guidate da Idi Minorti e Dankarami, su esplicita richiesta di Boko Haram. Dopo il rapimento, Daudawa avrebbe portato gli studenti nello stato di Zamfara e qui li avrebbe divisi in diversi gruppi, alcuni dei quali hanno avviato le trattative con le autorità nigeriane. Secondo quanto riferito da una fonte, infatti, «c’è un accordo di pace tra queste bande e il governo di Zamfara che i criminali non hanno voluto violare. Per questo li hanno riportati indietro».
Appena ricevuta la notizia del rilascio il presidente Muhammadu Buhari ha esultato congratulandosi con il governatore e l’esercito. «Hanno lavorato duramente e hanno riportato a casa i ragazzi», ha scritto sui suoi account social. «I nostri soldati sono ben addestrati e molto motivati e il mio governo è consapevole di dover difendere la vita e le proprietà di tutti i nigeriani».
Il presidente ha voluto così rispondere a quanti l’hanno criticato non solo per non aver difeso la scuola dopo i precedenti famigerati sequestri negli istituti di Chibok e Dapchi, ma anche per non essersi recato a Kankara, nonostante si trovasse già nello stato di Katsina in vacanza. Buhari ha anche affermato che «quando fatti simili sono avvenuti in passato, abbiamo compiuto ogni sforzo per porvi rimedio».
Buhari è perfino arrivato a rivendicare il «successo» di Dapchi e l’utilizzo di questa parola spiega perché così tanti nigeriani vogliono che il presidente si dimetta. Non tutte le ragazze rapite nel febbraio 2018 sono infatti state liberate: nelle mani dei terroristi islamici resta Leah Sharibu, la cui unica colpa è essere cristiana e non essersi convertita all’islam. Da anni la famiglia di Leah e decine di associazioni nel paese denunciano il disinteressamento del governo per il suo caso. L’amministrazione federale ha sempre ribattuto sostenendo di fare tutto il possibile per liberare la giovane, ma è legittimo avere dubbi soprattutto quando il presidente parla di «successo» nonostante da tre anni i genitori di Leah non sappiano più niente della figlia.
Foto Ansa
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