Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
    • Agosto 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
    • Agosto 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Esteri

Il solito razzismo degli antirazzisti

Non solo New York Times. Si moltiplicano in America i casi di giornalisti spinti alle dimissioni o silenziati perché critici verso le rivolte (diversamente) violente contro la polizia

Pietro Piccinini
09/06/2020 - 3:33
Esteri
CondividiTwittaChattaInvia

Di solito è il razzismo degli antirazzisti a rovinare tutto, e le polemiche intorno alle manifestazioni di protesta per l’uccisione di George Floyd a Minneapolis, convocate al grido di “Black Lives Matter” e degenerate in rivolte violente, devastazioni e razzie in decine di città degli Stati Uniti, non fanno che confermare la regola. 

Non c’è solo il caso della foto di Hitler ritoccata per riecheggiare Donald Trump che esibisce la Bibbia ai fotografi, un meme imbarazzante e però rilanciato come autentico anche dai profili social di tanti giornalisti ed esperti fustigatori di fake news e “odio in rete”.

Non c’è solo Twitter che censura il messaggio di Trump sul “saccheggiare” (looting) che spinge le forze dell’ordine a “sparare” (shooting). Mentre invece Mark Zuckerberg, boss del network rivale Facebook, si ritrova metaforicamente fustigato in piazza da pool organizzati di esperti e intellettuali e pure dai suoi stessi dipendenti per eccessiva tolleranza verso la libertà di parola del presidente (chi è Zuckerberg per non censurare?). 

LEGGI ANCHE:

Tyre Nichols

La morte di Tyre Nichols apre un nuovo capitolo nel dibattito su polizia e razzismo

31 Gennaio 2023
Edward Colston statua scuole inglesi

L’Inghilterra riscrive il passato cambiando nome alle scuole

24 Gennaio 2023

In fondo tutto questo può ancora apparire come poco più di un innocuo gioco delle parti virtuale, anche se innocuo non lo è affatto in realtà, visto che Twitter e Facebook, come ha ottimamente scritto qualche giorno fa Mattia Feltri sulla Stampa, «sono piattaforme su cui vanno tutti, su cui si svolge tre quarti della vita pubblica e nelle quali circola il grosso delle informazioni, e chi controlla l’informazione controlla il mondo». Comunque, se fin qui lo scontro polemico era limitato a un ambiente – i social network – dove la lotta nel fango è all’ordine del giorno, non si può restare indifferenti agli inquietanti segnali di intolleranza che arrivano dalle grandi blasonatissime testate giornalistiche americane.

….These THUGS are dishonoring the memory of George Floyd, and I won’t let that happen. Just spoke to Governor Tim Walz and told him that the Military is with him all the way. Any difficulty and we will assume control but, when the looting starts, the shooting starts. Thank you!

— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) May 29, 2020

Come è ormai abbastanza noto, due giorni fa si è dimesso di James Bennet, capo della sezione “opinioni” del New York Times, travolto dalle rimostranze della redazione per aver dato disco verde a un commento del senatore Tom Cotton a sostegno della proposta di Trump di impiegare l’esercito per sedare le rivolte che stanno mettendo a ferro e fuoco mezza America. La resa di Bennet ha fatto scalpore, e giustamente, perché il New York Times è un gigante dell’informazione mondiale che si è sempre fatto un vanto, dalle sue posizioni di sinistra, di sapersi aprire al dibattito: non ha forse le spalle abbastanza larghe per ospitare le idee, per quanto dure, di un politico repubblicano, per giunta in una sezione dedicata esattamente a commenti non per forza in linea con il giornale?

Ma il caso del New York Times non è l’unico, piuttosto è il segnale di un argine che si è rotto: nel nome dell’antirazzismo il settarismo di sinistra rischia di diventare una piena incontrollabile. Ne ha fatto le spese, a quanto pare, anche Andrew Sullivan, a cui il prestigioso New York magazine ha vietato di occuparsi delle rivolte. Come nota ironicamente lo Spectator, «con ogni probabilità la direzione teme che il suo miglior opinionista possa tirare fuori l’argomento radicalmente borghese secondo cui il saccheggio e la violenza sono sbagliati». Un vero paradosso per «la rivista che nel 1970 pubblicò Radical Chic di Tom Wolfe, brillante e controversa stroncatura della pietà progressista», imbavagliare proprio Sullivan, che è «un vero liberal – un gay che ama Obama e pensa che le “pericolose fantasie” di Trump minaccino l’America».

Heads up: my column won’t be appearing this week.

— Andrew Sullivan (@sullydish) June 4, 2020

Poi c’è la vicenda di Stan Wischnowski, caporedattore del Philadelphia Inquirer, uno dei giornali più importanti degli Stati Uniti, 191 anni di storia alle spalle e chissà quante battaglie per la libertà di espressione. Come Bennet, anche per Wischnowski le polemiche sulle rivolte sono state fatali. Non gli hanno perdonato il titolo di un articolo apparso nell’edizione del 2 giugno: “Buildings Matter, Too” (Anche gli edifici contano), titolo che faceva ovviamente il verso a “Black Lives Matter” (Le vite dei neri contano), lo slogan preferito delle proteste contro la violenza della polizia nei confronti degli afroamericani.

Adesso quel titolo non c’è più. È sparito con il caporedattore che ne è stato ritenuto il responsabile (dimissioni anche per lui). In compenso, in testa all’edizione online dell’articolo, campeggia un distico che ricorda quanto fosse «offensivo e fuori luogo» quel titolo e che «non avremmo dovuto pubblicarlo», e che «le nostre semplici scuse non bastano, dobbiamo fare meglio». A Wischnowski non è bastato nemmeno cofirmare un editoriale di scuse tutto pieno di promesse che l’Inquirer d’ora in poi sarà più attento ai «contenuti sensibili» e rispettoso delle varie «sensibilità culturali» e impegnato a costruire una redazione aperta alle «diversità» che «meglio rifletta la comunità a cui ci rivolgiamo». Tanto meno sono bastati i 20 anni di onorato servizio di Wischnowski a cancellare l’affronto.

Scrive il New York Times:

«Mercoledì, alcuni membri della redazione hanno inviato una lettera al management, “Lettera aperta dei giornalisti di colore al Philadelphia Inquirer”, annunciando che l’indomani si sarebbero dati malati, e lo hanno fatto a dozzine».

La lettera aperta dei giornalisti di colore è firmata da 44 persone. Si legge nel testo:

«Siamo stanchi di sentir parlare del progresso dell’azienda e di sentirci ripetere luoghi comuni su “diversità e inclusione” quando solleviamo le nostre preoccupazioni. Siamo stanchi di vedere le nostre parole e le nostre foto distorte per entrare in una narrazione che non riflette la nostra realtà. Siamo stanchi di sentirci dire che dobbiamo mostrare entrambi i lati di problemi di cui non esistono due lati».

Notevole la battuta sui problemi che non hanno due lati. David Boardman, presidente del Lenfest Institute for Journalism, l’ente no profit proprietario del Philadelphia Inquiry, commentando per il New York Times la notizia delle dimissioni di Wischnowski fa un sacco di complimenti al suo ormai ex caporedattore, riconoscendogli di essersi sbattuto «per decenni» a favore «della diversità, dell’equità e dell’inclusione». Evidentemente, però, quando le cose si appiattiscono su un solo lato, l’altro lato non conta più molto. Peccato.

Ma inutile rimpiangere quel che è stato, il mainstream ormai ha preso una direzione ben chiara e non si può fermare. L’andazzo è generale, c’è un clima di rivolta antirazzista in tutte le «grandi redazioni d’America», osserva eccitato in un apposito reportage il New York Times, ben felice, liberata la scrivania di Bennet, di dare il benvenuto dalla parte giusta della storia al rivale Washington Post. 

«Ora, mentre l’America lotta con il culmine di uno slancio che è iniziato nell’agosto del 2014, le sue maggiori redazioni cercano di trovare un terreno comune fra una tradizione che mira a convincere il pubblico più ampio possibile che la sua informazione è neutrale e giornalisti convinti che l’onestà su questioni che vanno dalla razza a Donal Trump richieda chiari richiami morali». 

Quando si tratta di razza e razzismo, «il valore fondamentale dev’essere la verità, non la percezione dell’oggettività», dice un collega del Washington Post al reporter del New York Times. E in effetti, nota quest’ultimo, «le grandi testate hanno gradualmente, maldestramente, iniziato a usare le parole “razzista” e “bugia” con maggiore libertà, specialmente per descrivere il comportamento di Mr. Trump». 

Curioso, fra parentesi, il fatto che questo strenuo sforzo dei grandi giornali per «la verità» poi finisca spesso per consumarsi nell’appello a non chiamare violenza la violenza (vedi per esempio il Guardian). Operazione che somiglia tanto a un tentativo di confondere «verità» e «percezione dell’oggettività» per insinuare l’idea che chi critica le devastazioni in fondo sta con il poliziotto bianco che ha ucciso Floyd.

Ha scritto Maurizio Molinari su Repubblica che «l’uccisione di Floyd viene vissuta dalla maggioranza degli americani – democratici o repubblicani, liberal o conservatori – come (…) il rischio che il fallimento del sogno di Obama assuma dimensioni tali da minacciare l’eredità di Abramo Lincoln e Martin Luther King, travolte da un’avversione per il prossimo che è la negazione dei princìpi e dello spirito della Costituzione americana». E questo non solo perché dopo gli otto anni alla Casa Bianca dell’uomo che voleva unire l’America, gli afroamericani continuano a essere uccisi dalla polizia come prima. Il sogno di Obama è fallito anche per un altro motivo che Molinari lascia intendere con delicatezza (dirige Repubblica da pochi giorni, meglio andarci piano): perché la pretesa di unire il paese nel nome dell’antirazzismo non può funzionare, il rischio di scivolare nell’intolleranza è praticamente una certezza.

Che idea populista e divisiva è, per esempio, quella di fare giustizia per Floyd smantellando la polizia come sta avvenendo a Minneapolis e a New York, come se la polizia fosse razzista per il fatto stesso di essere polizia?  

Solo a Minneapolis sono stati dati alle fiamme più di 50 edifici, e quando brucia la città, brucia per tutti, destra e sinistra, neri e bianchi. Accusare di razzismo chi osa chiamare tutto questo violenza, questo sì che è razzismo.

Prosegue il reportage del New York Times. celebrando la fine dell’ipocrisia di un giornalismo che tentava di essere obiettivo:

«Il cambiamento nei media mainstream americani – guidato da un giornalismo più personale e da cronisti più desiderosi di dire quel che vedono come vero senza paura di alienarsi i conservatori – ora appare irreversibile».

Foto Ansa

Tags: andrew sullivanantirazzismoBarack Obamablack lives matterGeorge Floydmaurizio molinarinew york timesrazzismorepubblica
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Tyre Nichols

La morte di Tyre Nichols apre un nuovo capitolo nel dibattito su polizia e razzismo

31 Gennaio 2023
Edward Colston statua scuole inglesi

L’Inghilterra riscrive il passato cambiando nome alle scuole

24 Gennaio 2023

È la Chiesa d’Inghilterra o una sparuta ong ossessionata dal razzismo?

13 Gennaio 2023
Tamponi Covid obbligatori per chi arriva dalla Cina in Italia in aeroporto

Covid. Oggi nessuno ha più voglia di abbracciare un cinese

29 Dicembre 2022
Ngozi Fulani

Il caso Ngozi Fulani e il cortocircuito sul “razzismo a Buckingham Palace”

22 Dicembre 2022
Liliane Murekatete, moglie di Aboubakar Soumahoro

Lady Soumahoro e il moralismo obeso di Repubblica

21 Dicembre 2022

Video

Video

Artsakh, il conflitto invisibile. «Anche fare una zuppa è impossibile»

Redazione
1 Febbraio 2023

Altri video

Lettere al direttore

Da sinistra: Letizia Moratti, Attilio Fontana, Mara Ghidorzi e Pierfrancesco Majorino candidati alle elezioni regionali in Lombardia presso gli studi Rai a Milano, 24 gennaio 2023 (Ansa)

Il mio voto alle regionali della Lombardia (e una richiesta di unità)

Peppino Zola
5 Febbraio 2023

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Finalmente emerge un pensiero critico anche tra gli adepti del culto Ue
    Lodovico Festa
  • Memoria popolare
    Memoria popolare
    L’importanza di una presenza cristiana in tutti gli ambiti della società
    A cura di Fondazione Europa Civiltà
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Roberto Perrone mancherà a Fred Perri e a tutti noi
    Emanuele Boffi
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Gli insostenibili argomenti di Nathalie Tocci sulla guerra in Ucraina
    Rodolfo Casadei
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    Come ho scoperto che Dio fa ardentemente il tifo per me
    Pippo Corigliano

Foto

Benedetto Antelami, Deposizione dalla croce, Duomo di Parma
Foto

Davanti alla Deposizione di Antelami. Quello che non avevo mai “visto”

3 Febbraio 2023
Foto

Karabakh. Il conflitto invisibile. Cosa sta succedendo alla popolazione dell’Artsakh

28 Gennaio 2023
Foto

Crisi del sistema politico. Il presidenzialismo è la soluzione?

19 Gennaio 2023
Politicall
Foto

La geopolitica tra identità e relazioni internazionali – Incontro a Torino

16 Gennaio 2023
Rosario Livatino
Foto

L’attualità del beato Rosario Livatino

16 Gennaio 2023

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2022: euro 211.883,40. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
    • Agosto 2022
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist