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Caos Libia e le colpe della Francia

Parigi ha trovato un accordo con l'Egitto per sostenere uno dei tre governi in lotta nel paese nordafricano, ma non quello appoggiato da Onu, Ue e Italia

Leone Grotti
21/04/2016 - 12:57
Esteri
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Da quando il governo di unità nazionale appoggiato dall’Onu è sbarcato a Tripoli e si è insediato in una base navale ben difesa da milizie armate, è cambiata solo una cosa: gli esecutivi che si contendono il potere, in modo più illegale che legale, da due sono diventati tre.

500 MORTI NEL MEDITERRANEO. L’unità nazionale è ancora lontana, ma la notizia che settimana scorsa la “nave fantasma” è davvero affondata nel Mediterraneo con i suoi circa 500 passeggeri, la rende ancora più urgente. Eppure il governo occidentale di Tripoli, appoggiato da una galassia islamiste di milizie, Alba libica, dopo aver annunciato le dimissioni per lasciar posto al governo onusiano di Fayez Serraj, si è rimangiato tutto: resta in sella e chiede a Serraj di andarsene.

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TRE GOVERNI. Allo stesso modo si comporta anche il governo orientale di Tobruk, pur muovendosi in modo diverso. Proprio come Tripoli, non ha ancora riconosciuto il governo di unità nazionale dal momento che non accetta l’articolo 8 dell’accordo tra le parti: quello che prevede che l’esercito nazionale guidato dal generale Khalifa Haftar, che al momento combatte per Tobruk, passi sotto il potere del Consiglio dei ministri di Serraj. Per accettare, Haftar chiede di diventare ministro, responsabile delle forze armate, così da poter incidere nel nuovo esecutivo. L’Onu non contempla neppure questa possibilità.

AVANZATA CONTRO L’ISIS. Così mentre il Parlamento orientale rimanda per la sesta volta in meno di un mese il voto sul riconoscimento del governo di unità nazionale, Haftar continua nel suo tentativo di riconquistare il paese con le armi. La roccaforte ribelle, ai tempi della guerra contro Muammar Gheddafi, Bengasi, è stata quasi interamente riconquistata dalle mani delle diverse milizie jihadiste che la occupavano. Ora l’esercito fa marcia su al Qawarsha, ultimo avamposto delle bandiere nere nella zona. L’obiettivo finale, riporta la Stampa, è raggiungere la zona petrolifera che va da Mara Brega a Ben Jawad, al confine con Sirte, controllata dall’Isis. Nel frattempo, continua a liberare città occupate anche a sud.

TRADIMENTO FRANCESE. Se il governo di unità nazionale non unisce nessuno non è solo colpa delle fazioni libiche, che non sembrano molto interessate all’unità e vedono Serraj come una marionetta nelle mani dello straniero. Haftar, da sempre sostenuto da Egitto ed Emirati Arabi Uniti, ha ora anche l’appoggio della Francia di François Hollande. Il presidente francese, invece che allinearsi con la posizione di Italia, Unione Europea e Onu, ha deciso di andare per conto suo insieme al presidente del Cairo, Al-Sisi. Così, però, non fa che rendere più difficile l’accordo tra i tre governi della Libia. E senza un accordo sarà impossibile fermare l’enorme flusso di migranti attraverso il Mediterraneo che sta ripartendo con la bella stagione.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: FranciahaftarhollandeItalialibiamediterraneoMigrantiONUserrajtobruktripoli
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