Berlusconi: «Mi attaccano, nessuno protesta. Pm dovranno scusarsi» – RS

Di Redazione
22 Settembre 2011
Silvio Berlusconi incontra Napolitano e commenta al Corriere: «È andata bene, benissimo, non si è parlato affatto delle mie dimissioni, ho ribadito a Napolitano che il governo è al lavoro, pienamente in sella e deciso ad andare avanti. Sono in pista». Sulle vicende giudiziarie: «C’è stato e c’è ancora un attacco dei pm contro di me e ancora nessuno ha detto una parola»

«No, non mi risulta… Napolitano non ha alcuna voglia di dimettersi». Così ai suoi a palazzo Grazioli Silvio Berlusconi trova ancora il coraggio di scherzare e poi racconta: «È andata bene, benissimo, non si è parlato affatto di questa cosa delle mie dimissioni, che non esiste, ho ribadito a Napolitano che il governo è al lavoro, pienamente in sella e deciso ad andare avanti. Sono in pista».

“Alle 10 di sera cominciano ad arrivare a palazzo Grazioli, alla spicciolata, i vertici del Pdl. Si deve discutere l’agenda delle prossime settimane: ddl sulle intercettazioni, processo lungo, decreto sullo sviluppo, un piano per le infrastrutture e misure per la semplificazione normativa. Berlusconi ne ha accennato al Quirinale, ha ostentato serenità, fatto un elenco delle cose che il governo e la maggioranza si apprestano a portare avanti. Alle domande, ai dubbi, alle preoccupazioni della prima carica dello Stato sulla tenuta della maggioranza e sulla reale capacità di affrontare la crisi economica Berlusconi ha risposto con il solito canovaccio: «Non posso stare dietro alle aspettative dell’opposizione e dei media, vado avanti sino a quando avrò una maggioranza in Parlamento». Con una postilla, concordata per l’ennesima volta, di mattina, con Umberto Bossi: «In caso di crisi c’è solo il voto». (…) Annuncia al Corriere lo stesso premier:«Quando sarà finita questa storia, quando tutte le carte di questi magistrati che agiscono fuori dalla legge saranno sul tavolo allora si saprà chi ha avuto torto e ragione, allora sarà il momento di dire la verità al Paese e alla stampa internazionale, farò una serie di comunicazioni e mi sto preparando»” (Corriere, p. 3).

“I suoi non vedono l’ora, temono il peggio e sperano che il presidente «torni a parlare direttamente agli italiani ». Delle cose emerse dalle inchieste lui continua a dire che non ha «nulla di cui scusarsi, è la mia vita e sono altri semmai, i magistrati, coloro che l’hanno violata senza averne alcun diritto, a doversi scusare». Ripete che Tarantini glielo avevano presentato come un imprenditore pugliese di successo. E, aggiunge, quando la sua famiglia era in difficoltà, «mi ha fatto pena, li ho aiutati, che male c’è?». Semmai, prosegue, dovrebbero essere «il ministro della Giustizia e il Csm a dover intervenire su una vicenda che si è svolta interamente fuori dalle regole, basti pensare che senza competenza i pm di Napoli hanno persino arrestato due persone accusandole di estorsione, senza ascoltare la presunta vittima del reato, ovvero il sottoscritto. C’è stato e c’è ancora un attacco dei pm contro di me e ancora nessuno ha detto una parola»” (Corriere, p. 3).

“Il premier smentisce di non essere pienamente consapevole delle difficoltà del Paese, continua a contare sulla sua maggioranza e a dire che l’Italia «non è un Paese depresso, abbiamo un’economia solida e forte, che ha il secondo comparto manufatturiero d’Europa, che non è esposta verso l’estero come altri Paesi. Anche il turismo è andato bene. Parlare di crollo, drammatizzare le cose, è ormai soltanto il mestiere dell’opposizione e di chi le crede, significa fare un male all’Italia e dare un’immagine distorta della situazione»” (Corriere, p. 3).

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