
Benvenuti “dentro l’Isis”, dove si coltiva la morte come da noi. Ma con meno noia

La réclame era perfetta. “Dentro l’Isis” era stato annunciato come «l’eccezionale reportage di Vice News che Sky TG24 HD propone in esclusiva televisiva e che è stato realizzato all’interno dello Stato islamico, il gruppo terrorista che sta sconvolgendo l’Occidente e che in pochi mesi ha conquistato un territorio di circa 100 mila chilometri quadrati da Raqqa a Mosul, con sempre più imponenti ambizioni di espansione. Il reportage è l’unico documento girato all’interno dell’Isis, al seguito dei guerriglieri dell’organizzazione terroristica più temibile al mondo». Nella sovrabbondanza di immagini di orrore, la vita quotidiana dell’Isis. Che faccio? Guardo. Di più: mi ci butto.
Dopo non ne ho più sentito parlare. Non so perché. Io avrei molto da dire. Infatti qui lo scrivo.
Il film documenta un mondo fiabesco. Lo so che non si dovrebbe dire, ma è così. Funziona tutto. Il tribunale giudica in fretta, e severamente. I ladri, via la mano. Le cause civili, risolte in un battibaleno. Il capo gira armato per Raqqa, sorride, ferma chi gli pare un po’ sbronzo, rimprovera il marito di quelle donne che sono tutte coperte di nero, ma lasciano intravvedere uno scampolo di colore. Gli dice: «Sei un musulmano, la donna è tua, perché la devi lasciar godere a un altro?».
C’è qualche problema. I cristiani ad esempio. Ma lo si risolve in fretta. Il Corano prescrive che hanno due scelte: convertirsi alla vera religione, oppure pagare una tassa e restare lì, naturalmente con la N di Nazareno sul muro, per chiarezza. La chiesa degli armeni è stata privata della croce, trasformata in un centro culturale islamico, dove si insegna la sharia, la legge di Dio.
Non è però un mondo seduto, un islam borghese e acquietato. C’è roba forte: la missione. E la missione è guerra. Tutto ciò viene detto con forza ma una forza tranquilla. Non si sentono i suoni gutturali, mancano le aspirate arabe che fanno stringere il fiato in bocca a gente con il turbante e il mitra, il doppiaggio ci introduce come ospiti in quel mondo. I bambini desiderano solo diventare come il barbuto cicerone di questo paradiso in terra, pronti a far fuori tutti, per espandere il giardino del bene. Si vede un uomo crocifisso, lo fanno passare per un assassino punito, ma forse è un cristiano. C’è anche bontà però. Obbligatoria per legge. I ricchi a malincuore sganciano dollari per le famiglie in difficoltà. Eccetera eccetera.
Capisco perché il Califfo ha consentito questo reportage. Il totalitarismo ha un fascino come ce l’ha l’abisso. La decapitazione cattura la gente malata, vogliosa di sbudellamenti. Ma l’ordine identitario sembra molto meglio dell’insicurezza totale, del buio del nichilismo. Coltivano la morte, nell’Isis (Stato islamico di Iraq e Siria), ma anche l’Occidente la coltiva. Perché dovrebbe essere meglio da noi? Sono certo che se ci sono stati ragazzi un po’ turbati in ascolto, di famiglie islamiche di prima o seconda generazione, ma anche no, semplici ragazzi e ragazze frustrati dal niente gonfiato in forma di sesso e sballo, la preferenza istintivamente sarebbe andata a quel mondo. Dove vita e morte hanno colori vividi. Meno noia.
Ho scritto queste cose molto spaventato di quel che andavo compitando. Spero sia utile. Ho capito che aveva ragione Oriana Fallaci. Loro sono più forti di noi, che non amiamo più il suono delle campane, nulla ci è caro al punto di morirne. Ed ha ragione il vecchio e ormai demodé cardinale Giacomo Biffi che profetizzò: «Questa “cultura del niente” (sorretta dall’edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’islam, che non mancherà: solo la riscoperta dell’avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo – e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa – potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto».
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Avete sentito le ultime notizie?
Kobane è caduta nelle mani dell’ISIS.
Non si sa se ci sono superstiti, ma probabilmente no.
Penso che gli ultimi abbiamo fatto le bombe umane.
Kerry ha rilasciato la dichiarazione di essere “seriamente preoccupato”.
O Bama non ha uno straccio di strategia, brancola nel buio.
E attorno a Baghdad si stanno ammassando 10.000 terroristi per attaccare la città.
Quando loro – aggiungo io – avranno completato il Medio Oriente, allora si rivolgeranno qua.
Vedrete che lgbt, femen e centri sociali spariranno di colpo.
Ma non perché verranno qua i terroristi dal Levante, perché gli Italiani avranno altro a cui pensare, impegnati come saremo nella guerra.
Altro che diritti e diritti, dovremo imparare a sparare e collaborare dell’Esercito Italiano per quanto saremo in grado di fare.
Vedrete che la dialettica pacifista degli ultimi decenni improvvisamente finirà nel cesso in un batter d’occhio, e nessuno se la ricorderà più.
Serve ormai l’autodifesa popolare,Menelik, hai ragione. Il “pacifismo” dei sessantottini figli dei fiori, figli,in realtà della “buona borghesia” occidentale, è ormai patetico.
Ammesso e non concesso che l’ avvento di queste dittatura sia una conseguenza delle pecche della nostra società “occidentale”, un antidoto ci sarebbe.
Sarebbe quello di rendere più seria (e veramente democratica e libera) la nostra società, neutralizzando tutti quei piccoli tiranni (femen, femministe, centri sociali, lgbt…) che vogliono imporre la loro volontà e tappare la bocca a quelli che non la pensano come loro.
Stesso trattamento ai media, tv, radio (anche pagate dalla Stato) che si permettono di diffondere turpiloquio, volgarità, blasfemia, insulti, diffamazioni ad ogni giorno e ogni ora.
Se tutto questo viene spacciato come “libertà”, ovvio che poi qualcuno pensi che questo sistema è da buttare nel cesso.
O creiamo una società seria (non repèressiva e autoritaria, ma solo SERIA), o non abbiamo scampo.