Se “Dio ama l’aborto” pregare per la vita è una bestemmia

Di Caterina Giojelli
27 Gennaio 2022
Le urla tribali fuori dalla basilica, il santuario in California, il Vangelo del Nyt, il messia Biden. Così l’interruzione di gravidanza è diventata il sacramento dell’America secolarizzata

“Dio ama l’aborto”. Sabato sera i partecipanti a una veglia per la vita sono entrati e usciti dalla cattedrale di San Patrizio di New York scortati dai poliziotti, hanno pregato mentre all’esterno risuonavano tamburi, boati, grida, maledizioni, cori “Vergogna”, “Grazie a Dio per l’aborto”, “Via i fascisti, “New York vi odia” e una lunga serie di volgarità irriferibili, mentre sulle facciate della chiesa venivano proiettati slogan quali “God loves abortion” e “Abortion forever”.

La sceneggiata è stata animata dai New York City for Abortion Rights, in seguito al “successo” mediatico della sconcertante iniziativa dei Catholics pro Choice, organizzazione che alla vigilia della Marcia per la Vita aveva deciso di proiettare sulla facciata della Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata di Washington fasci di luce e scritte quali “Un paziente su 4 che abortisce è cattolico”, “Cattolici pro-choice non siete soli”.

Gli slogan “Dio ama l’aborto” sulla Chiesa

Celebrare l’aborto su una chiesa dedicata al concepimento della madre di Dio lanciando anatemi: dovrebbe chiamarsi sacrilegio ma nell’America dei credenti secolarizzati, come ha ben sottolineato l’arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone nella messa alla vigilia della Marcia per la Vita, «sacro è l’aborto, un sacramento benedetto, la dottrina e la pratica su cui è costruito tutto il sistema di credenze». Non a caso il frastuono tribale, le urla feroci: pregare per la vita è considerato una bestemmia per i fedeli all’attuale «religione a se stante che ha preso la forma di un laicismo di tipo iper-aggressivo e anticristiano».

Questo tipo di secolarismo, ricorda ancora Corleone, ha infatti tutti i segni di una religione: «Dogmi infallibili, rituali, santi, affermazioni di credo e condanna degli insegnamenti eretici insieme alla punizione degli eretici che li detengono e osano pronunciarli in pubblico, messa all’indice dei libri proibiti, anche degli stessi sacramenti. Su quest’ultimo punto la nuova religione rispecchia quelle pagane (…) Questo è il motivo per cui assistiamo a una reazione così viscerale e violenta a qualsiasi regolamentazione anche minima dell’aborto, regolamentazioni che anche coloro che ritengono l’aborto legale troverebbero ragionevoli, come la necessità del consenso informato e del consenso dei genitori in caso di minorenni».

California, santuario dell’aborto

Pro-choice è diventato un eufemismo, l’aborto – non più dramma e nemmeno solo diritto – è diventato un sacramento, pegno e giuramento di fede. E per chi non è d’accordo c’è la scomunica (vedi il destino riservato ad Abby Johnson o al medico Kathi Aultman, da “serial killer” delle interruzioni di gravidanza a testimone delle bugie sull’aborto sicuro). Una religione con i suoi eretici e i suoi templi: se la Corte Suprema ribalterà la Roe v. Wade nell’ormai celebre caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, la California diventerà il «santuario dell’aborto» d’America. Un santuario della “salute riproduttiva” che dia rifugio e asilo a donne provenienti da tutto il paese per interrompere una gravidanza, che rimborsi loro viaggio, alloggio e procedure che potrebbero diventare vietate o subire importanti restrizioni in circa 26 stati. È il progetto annunciato dal California Future of Abortion Council – un gruppo di oltre 40 organizzazioni tra fornitori e gruppi di sostegno all’aborto, tra cui Planned Parenthood, Black Women for Wellness Action Project e Aclu – che ha pubblicato un elenco di 45 raccomandazioni per esortare il proprio governo e la maggioranza democratica a offrire finanziamenti, rimborsi, premi per chiunque cerchi o eroghi aborti a donne in fuga dagli stati conservatori.

«Stiamo studiando come ampliare le nostre capacità e creare forza lavoro. Ci vorrà una partnership, investimenti statali», ha proclamato Jodi Hicks, ceo di Planned Parenthood Affiliates of California. Le cliniche chiedono allo Stato di ricevere finanziamenti per offrire borse di studio a studenti di medicina che si impegnino a offrire servizi di aborto nelle aree rurali, aiutarli a pagare i prestiti studenteschi e assistendoli con premi assicurativi mensili per responsabilità civile. A questo proposito è in cantiere l’istituzione di una cosiddetta “California Reproductive Scholarship Corps” per la formazione di «medici, infermieri professionisti, infermiere-ostetriche certificate, assistenti medici e in altre professioni sanitarie con background diversi». Tra le altre richieste spicca quella di dare vita a un enorme portale dell’aborto che fornisca informazioni a coloro che lo cercano in California, completo di tutti i dati su potenziali fornitori, assicurazioni, assistenza linguistica, i tipi di aborti disponibili.

ll Vangelo del Nyt e di Biden

Dai bigotti di Hollywood a Disney, da Netflix a Warner (che minacciano di sbaraccare gli studi dagli stati con restrizioni) fino ai 180 manager d’azienda che hanno firmato e fatto pubblicare come inserzione a pagamento un manifesto, “Don’t ban equality”, contro le limitazioni legali all’aborto; dal New York Times col suo strambo vangelo («La gravidanza uccide, gli aborti salvano vite») e i suoi saggi di teologia spicciola (siccome Gesù non ha condannato l’aborto, allora è lecito), fino alla rete, dove la preghiera di avere un aborto smart viene esaudita con un click (facile come bollire un uovo o ordinare su Amazon, più facile di andare dal dentista).

Non mancano tra templi, chierici, testimoni, bibbie e tavole un Messia equipaggiato di parabole e profezie: il giorno successivo alla Marcia, in occasione dell’anniversario della sentenza che legalizzò l’aborto negli Stati Uniti, Joe Biden, convertito all’aborto da antiabortista che era, tuonava: «Il diritto costituzionale stabilito nella causa Roe v. Wade quasi 50 anni fa oggi è sotto attacco come mai prima». Ancora, nella dichiarazione co-firmata dal vicepresidente Kamala Harris: «È un diritto che riteniamo debba essere codificato in legge e ci impegniamo a difenderlo con ogni strumento in nostro possesso». Cioè col Women’s Health Protection Act che sancisce il diritto a offrire e il diritto a ricevere aborti, senza pensarci due volte, letteralmente, senza alcun periodo di “riflessione”, o ecografia. «Dobbiamo assicurarci che le nostre figlie e nipoti abbiano gli stessi diritti fondamentali per i quali le loro madri e nonne hanno combattuto e vinto in questo giorno, 49 anni fa», sermoneggia Biden, «dobbiamo proteggere la libertà di tutte le persone di costruire il proprio futuro». Purché non si tratti dei diritti, della libertà e del futuro di figlie, nipoti, persone, bambini indesiderati o “traumatizzati” da un’adozione. Bambini da salvare, amministrando loro il sacramento dell’aborto.

Foto Ansa

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