La California vuole diventare il tempio dell’aborto in America

Di Caterina Giojelli
10 Dicembre 2021
Se la Corte Suprema ribalterà la Roe v. Wade, lo stato democratico darà asilo e rimborsi alle donne in cerca di interruzioni di gravidanza (e premi a chi le aiuterà). Il manifesto delle cliniche a caccia di "forza lavoro"
Ragazze in marcia per l'aborto a Los Angeles, California
Ragazze in marcia per l'aborto a Los Angeles, California (foto Ansa)

Nel caso in cui la Corte Suprema ribaltasse la Roe v. Wade, la California ha un piano: diventare il tempio americano dell’aborto. Un Eldorado della “salute riproduttiva” che dia rifugio e asilo a donne provenienti da tutto il paese per interrompere una gravidanza, che rimborsi loro viaggio, alloggio e procedure che potrebbero diventare vietate o subire importanti restrizioni in circa 26 stati.

Il destino dell’aborto in America è appeso alla decisione dei nove giudici sul caso del secolo –  Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization – che potrebbe portare alla fine delle interruzioni di gravidanza come diritto costituzionale, restituendo agli Stati, cioè ai cittadini, la possibilità di decidere se permetterlo o meno. Così il California Future of Abortion Council – un gruppo di oltre 40 organizzazioni tra fornitori e gruppi di sostegno all’aborto, tra cui Planned Parenthood, Black Women for Wellness Action Project e Aclu – ha pubblicato un elenco di 45 raccomandazioni per esortate il proprio governo e la maggioranza democratica a offrire finanziamenti, rimborsi, premi per chiunque cerchi o eroghi aborti a donne in fuga dagli stati conservatori.

Le 45 raccomandazioni allo Stato

Tutt’altro che fantasie liberal, le misure (elaborate con l’aiuto di alcuni dei più importanti responsabili politici democratici dello stato, come il senatore Toni Atkins, e a cui governatore Gavin Newsom ha assicurato il supporto della legislatura) prevedono un incremento di fondi destinati alle interruzioni di gravidanza, dai rimborsi per coprire i costi di viaggio, carburante, alloggio, assistenza alla famiglia per chi verrà abortire in California, a quelli di chi ha una assicurazione che non copre completamente i costi dell’aborto.

Ricordiamo che la California, attraverso il programma Medicaid, paga già le interruzioni di gravidanza di molti residenti a basso reddito e richiede alle assicurazioni sanitarie private di coprirne le spese per i propri clienti. Nel piano pubblicato mercoledì scorso i fornitori di aborti puntano tuttavia a ricevere rimborsi per l’erogazione dei servizi previsti dal Medicaid anche a chi non è residente in California, permettendo così a donne come quelle del Texas di beneficiare di aborti a spese della collettività.

Soldi in cassa per l’aborto per tutti

Nessuno sa quante saranno, le “donne in fuga” verso le cliniche californiane: lo stato non raccoglie statistiche sull’aborto. Gli ultimi dati del Guttmacher Institute parlano di 132.680 aborti eseguiti nel 2017, ovvero circa il 15 per cento di tutti gli aborti americani, compresi quelli di donne provenienti da altri stati e adolescenti a cui non serve il permesso dei loro genitori per abortire in California, ma il numero di donne in età fertile fuori dallo stato che troverebbero la clinica più vicina in California aumenterebbe da 46 mila a 1,4 milioni, molte delle quali provenienti dall’Arizona. A questo proposito Planned Parenthood, che rappresenta la metà delle cliniche abortive dello Stato, afferma di avere assistito oltre 7mila persone provenienti da altri Stati solo nel 2020 e di avere rilevato nelle sue affiliate un incremento di pazienti texane dall’entrata in vigore dell’ormai famigerato heartbeat bill che vieta le interruzioni di gravidanza dopo la sesta settimana.

Quello che si sa è che i soldi non sono un problema: con un avanzo di bilancio record stimato in 31 miliardi di dollari per l’anno prossimo, c’è abbastanza denaro in cassa per finanziare i servizi di aborto per i pazienti di altri stati. E aumentare il giro di affari delle cliniche abortive.

Una scuola per formare all’aborto

«Stiamo studiando come ampliare le nostre capacità e creare forza lavoro. Ci vorrà una partnership, investimenti statali», ha proclamato Jodi Hicks, ceo di Planned Parenthood Affiliates of California. Le cliniche chiedono allo Stato di ricevere finanziamenti per offrire borse di studio a studenti di medicina che si impegnino a offrire servizi di aborto nelle aree rurali, aiutarli a pagare i prestiti studenteschi e assistendoli con premi assicurativi mensili per responsabilità civile.

A questo proposito si propone l’istituzione di una cosiddetta California Reproductive Scholarship Corps” per la formazione di “medici, infermieri professionisti, infermiere-ostetriche certificate, assistenti medici e in altre professioni sanitarie con background diversi”. Tra le altre richieste spicca quella di dare vita a un enorme portale dell’aborto che fornisca informazioni a coloro che lo cercano in California, completo di tutti i dati su potenziali fornitori, assicurazioni, assistenza linguistica, i tipi di aborti disponibili eccetera. «L’aborto è un diritto che le persone hanno da quasi 50 anni e la Corte Suprema è pronta a toglierselo», ha ribadito ancora Hicks, «la minaccia è alle porte di tutti. Questo motiverà le persone ad agire una volta per tutte». Facendo della California il paradiso dell’aborto, la tomba dei bambini d’America.

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