Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Salute e bioetica

Unplanned, il film sull’aborto che va oltre la guerra pro life contro pro choice

Pregi (molti) e difetti (pochi) della pellicola in uscita in Italia che racconta la storia di Abby Johnson, direttrice di una clinica di Planned Parenthood diventata antiabortista

Rodolfo Casadei
21/09/2021 - 3:00
Salute e bioetica
CondividiTwittaChattaInvia
Una scena del film Unplanned
La differenza sta tutta fra vedere o non vedere qualcosa che è in atto, qualcosa che accade in quel momento. Per vederlo bisogna aprire gli occhi, quelli fisici ma anche quelli della mente. Si potrebbe riassumere così la morale di Unplanned, il film su Abby Johnson, la direttrice di una clinica texana della Planned Parenthood che passa dalla parte dei pro-life quando vede coi suoi occhi che l’aborto è l’eliminazione di un bambino e comprende che, diversamente da quanto scrive ipocritamente nel suo statuto, l’organizzazione non cerca di prevenire le gravidanze indesiderate, ma di fatturare sempre di più aumentando costantemente il numero delle interruzioni di gestazione. Trattasi di storia vera e di personaggi reali.

I tentativi di censura

Non fosse per la tragicità dell’argomento, farebbe quasi ridere constatare che il fuoco di sbarramento che critici cinematografici e militanti della causa pro-choice hanno concentrato sul film abbia per oggetto le immagini raccapriccianti e i dettagli cruenti di tutto ciò che riguarda gli aborti e i corpi delle donne su cui viene praticato. Da tempo sui grandi schermi e nei teatri si vede assolutamente di tutto, non c’è più nulla di abbastanza sacro, riservato, inaccessibile, turpe, disgustoso, osceno che non possa essere rappresentato.
Il valore estetico e sociale di qualsiasi rappresentazione è considerato superiore a ogni tabù. Con la curiosa eccezione dell’aborto, a quanto pare. Ma soprattutto fa cadere le braccia l’ostilità pregiudiziale che impedisce di cogliere l’originalità del film e di stabilire obiettivamente pregi, difetti e problematicità.

La “conversione” di Abby

Ci sono almeno due contenuti sorprendenti che dovrebbero balzare agli occhi perché scavalcano la barriera delle contrapposte visioni partigiane. Il primo riguarda proprio il vedere, il cambiamento che determina il vedere qualcosa che fino a quel momento era rimasto invisibile. A “convertire” Abby Johnson non è il sangue che cola dalle gambe delle ragazze, i corpi smembrati dei feti, gli sguardi smarriti e depressi delle giovanissime sia al momento di entrare che nel momento di uscire dalla clinica. Lei stessa ha vissuto l’esperienza di due aborti, e il secondo, quello indotto chimicamente e vissuto nella solitudine di casa, è stato un’esperienza dolorosissima e truculenta, giorni di un limbo insanguinato nell’angoscia della propria morte incombente.
Abby è rimasta impassibile quando la direttrice della clinica l’ha condotta nella cella dove sono conservati i feti fatti a pezzetti, li ha scrutati come se guardasse le ali delle farfalle, e con questo si è meritata il posto che l’altra le lascia. Non è una persona che si fa impressionare dal sangue e dai cadaveri. Tanto meno la mettono in crisi il silenzioso dissenso di genitori e secondo marito, orripilati della sua professione ma mai ostili, o i manifestanti antiaborto che inveiscono o che pregano pacificamente lungo la recinzione della clinica, compresi quelli che cercano il dialogo.
Ha certezze benpensanti. Che vanno in crisi una prima volta quando Planned Parenthood batte cassa: altro che aborto raro e sicuro, soluzione estrema quando la contraccezione fallisce; quelli di Houston hanno bisogno di aumentare la produttività per tenere in piedi la baracca, e questo si fa incrementando il numero delle interruzioni di gravidanza, puntando sugli aborti chimicamente indotti perché garantiscono un margine di guadagno maggiore. E Planned Parenthood, che diffonde contraccezione e pratica aborti, funziona letteralmente come i fast-food: non sono gli hamburger (leggi: i contraccettivi) a generare i profitti, ma le patatine fritte e le bevande gasate. Perciò lasciate da parte gli ideali, se volete continuare ad avere una busta paga…

Fanatici (e in buona fede) da entrambe le parti

Dopo che si sono aperti gli occhi della mente, è il turno di quelli del corpo: Abby ha visto tante volte i prodotti di un aborto, ma non ha mai preso parte all’azione. Succede che venga chiamata in sala operatoria, e che sullo schermo veda l’immagine di un feto di 13 settimane, testa e corpo formati, che dà l’idea di cercare di sfuggire disperatamente al risucchio della morte. Invano. È la rivelazione che ribalta la sua visione delle cose. E avranno un bel dire tutti quelli che sostengono che a quel momento della gestazione non c’è percezione del dolore, che la fuga del feto non significa nulla: per Abby quel brevissimo video è il film che decide la sua vita. Tutto cambia prospettiva nel momento in cui vedi la cosa non dopo che è accaduta, ma proprio mentre accade.
L’altro contenuto sorprendente è il ritratto del mondo in cui si muovono pro life e pro choice. Chi si aspetta la rappresentazione di uno scontro tipo crociata o tipo rivoluzione russa resta deluso: i fanatici ci sono, ma appartengono alle frange estreme delle alte dirigenti della catena di montaggio degli aborti, intransigenti e disincantate, e degli antiabortisti  bisognosi di compensazioni psicologiche che trovano nell’aizzare con grida e insulti il senso di colpa nel personale della clinica e nelle donne che vi entrano.
La grande maggioranza delle persone raffigurate nel dramma, abortisti e antiabortisti, pro life che pregano e parlano ai cancelli e pro choice che ricevono le donne, le registrano e le accompagnano in sala operatoria, appartengono allo stesso mondo di una apparente comune decenza, il mondo di chi si impegna con la realtà assumendosi responsabilità. Alla radicale contrapposizione delle opzioni corrisponde l’evidente buona fede degli uni e degli altri; l’avversario non è mai spogliato della sua umanità, il peccatore non è mai identificato col suo peccato. Abby e Shawn, il giovane leader della Coalition for Life, si relazionano con mansuetudine anche prima della “conversione” di Abby. La quale è sposata in seconde nozze con Doug, antiabortista convinto che in lei non vede il mostro che annichilisce bambini in germe, ma l’amabile donna a cui non può rinunciare.

Il problema di Unplanned

Il problema drammaturgico di Unplanned sta nell’ultimo quarto di film. I primi tre quarti sono una storia crudele e credibile, come credibili sono i protagonisti anche quando non c’è il tempo per l’approfondimento psicologico. L’ultimo quarto costituisce la componente militante, pedagogica, predicatoria dell’operazione – con qualche squarcio brillante memorabile, come quando l’avvocato che difende Abby dalla querela di Planned Parenthood replica alle sue proteste per le ingiustizie del procedimento processuale con una battuta: «Giusto è un vestito o un paio di scarpe; la giustizia è un’altra cosa».
Niente di male in sé – quanti film militanti pluripremiati abbiamo visto negli ultimi cinquant’anni? Se non che la discrasia si nota, e che la scelta dimezza la platea dei potenziali spettatori. Ma questo probabilmente è voluto. La critica secondo cui il film predica ai già convertiti ha senso per quanto riguarda la parte finale del film, ma non coglie il segno: Unplanned si rivolge evidentemente a un pubblico di simpatizzanti della causa antiabortista convinti ma passivi, al fine di renderli attivi e impegnati. E gli argomenti sono concentrati nell’ultima parte. Qui si spiega che Planned Parenthood è un’organizzazione tentacolare finanziata da George Soros, Bill Gates e Warren Buffett, che i gruppi di preghiera pro life fuori dalle cliniche sono combattuti perché è dimostrato che dove si svolgono regolarmente diminuisce il numero delle donne che vi si recano ad abortire, che l’organizzazione creata da Abby Johnson dopo che si è dimessa è riuscita ad aiutare 500 addetti ad abbandonare l’industria dell’aborto.

L’uomo dietro alla produzione

C’è anche il tempo per vedere un  caterpillar che abbatte l’insegna della clinica di Planned Parenthood nella cittadina di Bryan. Alla guida del mezzo c’è, attore non protagonista, Mike Lindell, l’uomo che ha reso possibile la produzione del film (in Italia distribuito dalla Dominus Production) mettendo sul tavolo i 2 milioni di dollari che mancavano per poter realizzare il progetto. Questo fatto è diventato un argomento per chi voleva denigrare il film, perché l’imprenditore Lindell è noto come personaggio sopra le righe, adepto di varie teorie cospiratorie. E qui il mondo pro choice batte un altro record di ipocrisia: le major cinematografiche si rifiutano di finanziare film come questo, quindi se li vuoi realizzare devi  rivolgerti a personalità discusse; dopodiché sarai denigrato perché hai coinvolto questo genere di persone. Ipocrisia pari solo a quella di chi crede che Planned Parenthood pratichi aborti solamente come extrema ratio.
Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome
PUBBLICITÀ
Tags: AbortoCinemaplanned parenthoodpro choicepro lifeunplannedUSA
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Ron DeSantis ha annunciato la sua candidatura alle presidenziali negli Usa

La faticosa rincorsa di DeSantis

26 Maggio 2023
Un Mrap americano utilizzato dall'Ucraina per attaccare la Russia

L’incursione ucraina in Russia imbarazza Usa e Kiev

25 Maggio 2023
Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia

Di cosa ha paura il governatore Emiliano? Di dare piena attuazione alla legge 194?

15 Maggio 2023
L'esercito dell'Ucraina combatte a Bakhmut

L’Ucraina smorza gli entusiasmi sulla controffensiva

12 Maggio 2023
Chieko Baisho nei panni di Michi, una dei protagonisti del film Plan 75

“Plan 75”, o della disumana civiltà del diritto di morire

11 Maggio 2023
Protesta dei migranti contro Joe Biden al confine con gli Usa

Sui migranti Biden si dimostra «disumano» tanto quanto Trump

10 Maggio 2023

Video

Eugenia Roccella
Video

“Una famiglia radicale”. Eugenia Roccella si racconta

Redazione
15 Maggio 2023

Altri video

Lettere al direttore

Un ragazzo durante un momento di riposo dal lavoro di ripulitura dopo l'alluvione che ha colpito Forlì, 22 maggio 2023 (Ansa)

Il mio battesimo nell’alluvione, tra piadine e fango

Marianna Bighin
26 Maggio 2023

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Non solo Mattarella: l’isteria anti Meloni ha stufato perfino Arisa
    Lodovico Festa
  • Tentar (un giudizio) non nuoce
    Tentar (un giudizio) non nuoce
    Natalità: una questione politica e di speranza
    Raffaele Cattaneo
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Gli innumerevoli tratti che dimostrano la parentela tra sinistra e fascismo
    Rodolfo Casadei
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    I moralisti contro Springsteen e Roccella contestata
    Emanuele Boffi
  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Con le sue mossette Macron voleva inguaiare Meloni. È finito inguaiato lui
    Lodovico Festa

Foto

Foto

A cosa serve la scuola?

25 Maggio 2023
Foto

Il sistema dei media nel pensiero di Antonio Pilati

25 Maggio 2023
Un missile russo colpisce una casa a Odessa
Foto

L’impegno per un cessate il fuoco immediato

25 Maggio 2023
Marcello Pera, filosofo e senatore
Foto

Dialogo a Roma tra Pera e Camisasca (e sant’Agostino)

16 Maggio 2023
Foto

“Una famiglia radicale”. Presentazione del libro di Eugenia Roccella a Milano

11 Maggio 2023

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Via Traù, 2 – 20159 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Via Traù, 2 – 20159 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2022: euro 211.883,40. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Società
    • Obiettivi di sviluppo sostenibile
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist