Fonte: Miur per l’a.s. 2013-14, Repubblica per l’a.s. 2014-15
Sbaglia Repubblica a scrivere di un «crollo» degli alunni delle scuole paritarie lombarde rispetto all’anno scorso: «Altri 18 mila alunni in meno in tutta la Lombardia», come si legge a pagina 9 dell’edizione milanese. Perché semplicemente «non è vero, non c’è stato nessun crollo», spiega a tempi.it suor Anna Monia Alfieri, presidente regionale della Fidae, l’associazione che riunisce la quasi totalità degli istituti cattolici italiani. «Se i nuovi iscritti per l’anno scolastico 2014-2015 sono 252.658, come si legge su Repubblica, che comunque anticipa dati che il ministero diffonderà soltanto verso dicembre, si tratterebbe di un aumento di 541 alunni rispetto al 2013-2014». Non è vero, infatti, come erroneamente riportato sul quotidiano diretto da Ezio Mauro, che a settembre 2013 gli alunni iscritti alle paritarie lombarde erano 270.834, bensì 252.117. Il che comporta che il saldo negativo previsto da Repubblica per l’anno scolastico appena avviato negli istituti paritari, sarebbe, in realtà, un sorprendente segno più: più 541 alunni, appunto. Niente male, insomma, dopo che, dal settembre 2012 al settembre 2013, la scuola paritaria italiana aveva già perso 42.859 iscritti, scendendo così sotto il milione, da 1.036403 a 993.544, come riportato nella tabella qui sotto. E dopo che le scuole paritarie, sempre nello stesso periodo sono diminuite in Italia di 200 unità (da 13.825 a 13.625).
Fonte: Miur
LE PARITARIE TENGONO BOTTA. L’errore della giornalista di Repubblica, prosegue Alfieri, «è evidente, perché ha preso come riferimento il numero di iscritti del 2012-2013 contenuto in un documento dell’Ufficio scolastico regionale». Il calo, dunque, riguarda l’anno passato e non quello appena iniziato, nel quale sembrerebbe, invece, almeno stando ai dati ministeriali anticipati da Repubblica, esserci stato un lieve aumento del numero degli alunni iscritti nelle scuole paritarie lombarde. «Certo, per una conferma ufficiale dovremo attendere fino a dicembre, ma forse a Repubblica si sono impegnati un po’ troppo a cercare alunni “persi” nelle paritarie, quando, in realtà, le cifre sembrano parlare di alunni “guadagnati”». Almeno in Lombardia. Suor Anna Monia Alfieri, infatti, fa presente a tempi.it anche un altro dato che fa ben sperare le paritarie, quello dei nuovi iscritti, che sono 18.496, pari a 624 in più rispetto all’anno scorso. Buona parte dei quali concentrati alle superiori (359), come dimostra quest’altra tabella:
Fonte: Miur
Insomma, «la matematica non è un’opinione – ironizza Alfieri – e finora di crolli non se n’è visti. Forse anche grazie alla Dote scuola, che è uno strumento, sicuramente migliorabile, ma tutt’ora forse l’unico a garantire, in qualche misura, alle famiglie italiane il diritto di scegliere dove mandare i propri figli a scuola». Se nello Stato o nel privato paritario. Che, ricorda Alfieri, «costituisce anch’esso parte integrante del sistema dell’istruzione pubblica in Italia». E non è un caso che l’aumento maggiore sia concentrato laddove c’è una misura premiale a sostegno delle famiglie: la Dote scuola, infatti, destina maggiori risorse proprio alle superiori.
MA QUALE LIBERTÀ? Se è vero, prosegue Alfieri, che nel documento La Buona Scuola, il governo Renzi ha sì scelto di utilizzare l’espressione «tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie», riferendola al Sistema nazionale di valutazione, e di dire che «occorre dare maggiore certezza sulle risorse destinate» alle paritarie («e di questo gli va dato merito»), «per garantire concretamente l’esercizio del diritto alla libertà di scelta educativa c’è ancora molta strada da fare. La crisi morde – precisa Alfieri – e le famiglie continuano a lottare per custodire questo diritto, ma per esercitarlo devono pagare due volte, per un prezzo che si fa sempre più caro: le tasse, come tutti, anche chi manda i propri figli a studiare nello Stato, da un lato, ma anche la retta dall’altro». Senza poter godere di nessun tipo di sconto fiscale o detrazione. Intanto, le risorse destinate dallo Stato alle paritarie restano «irrisorie», circa 500 milioni rispetto ai 57 miliardi spesi per la scuola statale. E quel che è peggio è che, spesso, «sono attese per mesi, bloccate dai burocrati dell’Ufficio scolastico di turno».
Ecco spiegato perché, conclude Alfieri, «come già scriveva Luigi Sturzo in Politica di questi anni, «finché gli italiani non vinceranno la battaglia delle libertà scolastiche in tutti i gradi e in tutte le forme, resteranno sempre servi (…) di tutti perché non avranno respirato la vera libertà che fa padroni di se stessi e rispettosi e tolleranti degli altri, fin dai banchi della scuola, di una scuola veramente libera».