Vita e martirio di Anton Durcovici, il vescovo romeno beatificato grazie alle accuse del regime comunista

Di Isidor Iacovici
17 Maggio 2014
Firmò un manifesto di dissenso confermando la fedeltà al Papa. Per combattere la persecuzione dei cattolici girava per le parrocchie risvegliando la fede nelle comunità. Fu arrestato, ridotto a una larva e lasciato morire di fame nel 1951

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Oggi sarà beatificato a Iaşi, Romania, il vescovo Anton Durcovici martirizzato dal regime comunista nel 1951. Pubblichiamo l’articolo di Isidor Iacovici, postulatore della causa di beatificazione, apparso sull’Osservatore Romano.

«Atteggiamento forte, non rinuncia al papato. Elemento ostile al regime, istiga le masse, canalizza il clero suddito sulla linea anti-democratica». Con queste poche righe la Securitate, la famigerata polizia politica del regime comunista romeno, descriveva il vescovo di Iaşi, Anton Durcovici (1888-1951). Una nota informativa la cui naturale conseguenza fu l’eliminazione fisica del presule martire, che per questo viene beatificato, sabato mattina, 17 maggio. In Romania, sarà il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, a presiedere il rito in rappresentanza di Papa Francesco.

La persecuzione ebbe inizio il 1° dicembre 1948, con il varo di una legge, che rendeva la Chiesa greco-cattolica illegale. I vescovi, uno dopo l’altro, furono incarcerati. Il governo comunista voleva creare una sola Chiesa nazionale, separata da Roma. In questa situazione critica, il vescovo Durcovici e quello di Alba Iulia, Marton Aron, elaborano insieme un manifesto di dissenso: «La Chiesa cattolica in Romania fa parte della Chiesa romano-cattolica, a capo della quale vi è il Papa». E come risposta all’atteggiamento ateo dello Stato, dopo l’ingresso nella diocesi di Iaşi, avvenuto il 14 aprile 1948, Durcovici cominciò la visita pastorale in tutte le parrocchie e il 22 agosto seguente le consacrò al Cuore immacolato di Maria, risvegliando la fede nelle comunità.

La Securitate aveva paura a intervenire, perché temeva la reazione popolare, e in questo contesto socio-politico, il vescovo fu costretto a sopportare grandi pressioni: durante le celebrazioni, gli ufficiali della polizia politica ascoltavano con attenzione le omelie e i discorsi che poi trascrivevano per trovarvi riferimenti politici. Queste note informative contenevano decine di accuse al vescovo per incriminarlo. Ma paradossalmente, esse hanno finito per costituire una prova testimoniale della fede granitica del martire e il suo filiale attaccamento al Papa.

All’inizio del 1949, la persecuzione giunse al culmine. Il vescovo Durcovici alzò coraggiosamente la propria voce per condannare le azioni promosse dal regime contro i cattolici. Il 26 giugno dello stesso anno, venne arrestato mentre andava alla parrocchia Popeşti-Leordeni di Bucarest, per amministrare il sacramento della cresima. Dopo molte torture, maltrattamenti e offese, venne portato nella prigione del ministero degli Interni, dove restò fino al giugno 1950, quando fu trasferito nel temutissimo carcere di Jilava.

La successiva tappa della sua personale via crucis, fu quella a Sighetu Marmatiei, dove già erano stati imprigionati altri vescovi. Con loro e con i sacerdoti reclusi pregò e soffrì per la fede, incoraggiando tutti a portare la croce pazientemente e con amore per Cristo, in vista della salvezza. Quindi venne isolato e trasferito in un altro bunker, seminudo e privato del cibo necessario, con scarsissima aria e luce, fatto oggetto di insulti, di oltraggi e di maltrattamenti, fino a che fu ridotto a una larva. E benché, mentalmente sia sempre rimasto lucido e in pieno possesso delle proprie facoltà intellettuali, dal punto di vista fisico poté resistere solo tre mesi in quella prigione.

Lo lasciarono morire di fame nella cella numero 13 il giorno 10 dicembre 1951. Don Rafael Friederich, sacerdote della sua diocesi, ha testimoniato che mentre puliva i corridoi si avvicinò alla sua cella e gli disse in latino: «Ego sum Friederich». Dall’interno rispose una voce debole: «Antonius muribundus. Morior fame e siti. Da mihi absolutionem». E in quello stesso giorno il vescovo Durcovici morì. Fu sepolto di notte, nel cimitero «ruteno» senza che alcuno fosse presente. La sua tomba fu camuffata dalla Securitate per non poter essere identificata.

Era nato sessantatré anni prima, il 17 maggio 1888 a Bad Deutsch – Altenburg, in Austria in una famiglia modesta: il padre, Francisc, era bracciante in una cava di pietre; la madre, Maria, nata Mittermeier, era casalinga.

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5 commenti

  1. Menelik

    E’ commovente la storia di questo martire.
    Questi sono gli uomini da portare ad esempio.

    1. francesco de nora

      gloria a Dio e grazie alla testimonianza del martire beato per sempre

  2. beppe

    tara qualche decennio beatificheranno qualcuno che in men che non si dica ha affossato il papato, tra gli applausi di repubblica ( e passi ) ma pure di famiglia cristiana.

    1. Ugobagna

      Utilità e attinenza al tema di questo commento? Attorno allo zero?

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