
Tentar (un giudizio) non nuoce
Trump è il futuro o una pericolosa riedizione del passato?

Il futuro non è semplicemente una proiezione lineare del presente; la storia, spesso, procede per salti inaspettati. La peggior supposizione sarebbe credere che il potere si riproduca sempre secondo schemi consueti. Non possiamo più utilizzare gli strumenti del Novecento, ma non abbiamo ancora compreso quale sia l’approccio migliore per interpretare il futuro, quell’altrove che talvolta ci spaventa e altre volte sembra rassicurarci.
Da questo punto di vista, Donald Trump rappresenta l’inizio di qualcosa di nuovo. Il suo approccio al potere, radicalmente diverso dai canoni tradizionali, non si limita a rompere con il passato, ma sembra incarnare una sintonia profonda con le dinamiche emergenti di un mondo in trasformazione. È un potere che non si radica tanto nella stabilità o nella prevedibilità, quanto nella capacità di polarizzare, sorprendere e adattarsi a un contesto globale frammentato, iperconnesso e spesso imprevedibile. In questo senso, la sua figura non è solo un’anomalia, ma un segnale di una riorganizzazione più ampia delle modalità con cui il potere si manifesta e si esercita nel XXI secolo.
L’imperdonabile grazia a Ulbricht e ai Proud Boys
Detto ciò, pur augurandoci che la presidenza Trump possa rappresentare un fattore positivo per il mondo intero, non si può affermare che tutto ciò che egli incarna sia da considerarsi buono o condivisibile. È necessario mantenere uno sguardo critico e un giusto metro di valutazione.
Un esempio significativo di ciò che non possiamo applaudire è la grazia concessa da Trump a Ross William Ulbricht, fondatore di Silk Road, il più grande mercato del dark web. Questa grazia ha un forte valore simbolico: Ulbricht, arrestato nel 2013 dall’Fbi con accuse di pirateria informatica e riciclaggio di denaro sporco, è stato tra i primi a creare una piattaforma dove si poteva comprare e vendere qualsiasi cosa tramite criptovalute: armi, droga, documenti falsi, farmaci illegali.
Allo stesso modo, nel giorno del suo insediamento, Trump ha firmato la grazia per diversi individui coinvolti nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, condotto per impedire la ratifica della sua sconfitta elettorale. Tra questi, ha commutato la pena a 14 membri dei Proud Boys e degli Oath Keepers, gruppi condannati per insurrezione e per violenza.

La pericolosa alleanza con la Silicon Valley
Un chiaro segnale del cambiamento in atto è stata la cerimonia di giuramento di Trump come 47° presidente degli Stati Uniti. Guardando le immagini dell’evento, colpisce come Trump non abbia voluto al suo fianco i maggiorenti dei repubblicani o le alte cariche delle istituzioni. A Washington, nelle prime file, si trovavano innanzitutto le figure chiave della Silicon Valley, come Jeff Bezos, Elon Musk, Mark Zuckerberg, Tim Cook e Sundar Pichai. La potenza di questi leader delle nuove tecnologie, inclusa l’intelligenza artificiale, non è solo economica (messi insieme valgono ben più del Pil di uno Stato), ma si manifesta, ancor più tenacemente, nella possibilità concreta di condizionare pesantemente ciò che pensa l’opinione pubblica.
Dunque, la domanda che mi faccio è: di fronte a un cambiamento epocale negli strumenti di comunicazione, paragonabile forse solo all’invenzione della scrittura o della stampa a caratteri mobili, che hanno impattato così radicalmente sulla struttura del potere del loro tempo, cosa accadrà alle istituzioni democratiche e alla “rules of law” come le conosciamo? Questa nuova forma del potere, icasticamente interpretata da Trump, è davvero in grado di sostenere una libertà senza limiti, come richiesto fa Musk e soci? Può il potere economico e tecnologico essere da solo il baluardo della giustizia, dell’equità, di una libertà autentica in una società in cui il potere politico dovesse scegliere di lasciargli carta bianca, rinunciando a qualunque mediazione istituzionale o limite etico e legislativo?
Per questi tycoons la democrazia è “crap”
Questi tycoons promuovono un’idea di libertà personale completamente scollegata da qualsiasi forma di relazione o responsabilità condivisa. Per loro, ogni limite o mediazione imposto all’esercizio della libertà personale, anche in ambito tecnologico, è visto come un’interferenza. Parlando di democrazia, istituzioni e Stato, usano il termine “crap” per descrivere qualcosa di incrinato e inadeguato a gestire la realtà contemporanea. Anche se in parte questa percezione potrebbe avere un fondamento, la prospettiva di un mondo privo di limiti o mediazioni solleva interrogativi profondi.
Il tema dell’intelligenza artificiale è centrale in questo contesto. La convivenza civile si basa da sempre su limiti condivisi e leggi create per garantire equilibrio e sicurezza. Rinunciare a questi princìpi fondamentali significa mettere a rischio il tessuto stesso della società. È una questione che non possiamo ignorare.
Le azioni di Trump, come l’emanazione di oltre 200 ordini esecutivi, molti dei quali appaiono fragili dal punto di vista legale e costituzionale, rafforzano questa sensazione di un potere che si esercita senza limiti. Ha tolto la tutela giuridica ai funzionari pubblici in disaccordo con la sua linea politica, ha licenziato chi non si è adeguato ai suoi ordini esecutivi sui migranti e ha rimosso coloro che lo avevano indagato in passato. Questi segnali destano preoccupazione e trasmettono l’idea di un potere che tende a sfuggire ai princìpi della democrazia.
Dove sta andando il potere?
Alla fine, dobbiamo porci una domanda fondamentale: dove sta andando il potere? Trump è davvero l’uomo del domani o rappresenta una pericolosa riedizione del passato? Questa dinamica non riguarda solo gli Stati Uniti: basta guardare a figure come Putin, Xi Jinping o Kim Jong-un per rendersi conto che il tema della concentrazione del potere è una questione globale.
Il futuro della democrazia richiede la nostra attenzione e il nostro coraggio. Dobbiamo saper riconoscere e valorizzare gli aspetti positivi, ma al tempo stesso non dobbiamo esitare a esprimere dissenso di fronte ad atti che minacciano i principi democratici e la convivenza civile. Non dimentichiamo che all’origine della democrazia c’era la consapevolezza della necessità di una mediazione da parte delle classi dirigenti, per affrontare la complessità e fornire risposte che un approccio semplicistico non era in grado di garantire. Una democrazia matura presuppone la libera mediazione politica, che è lo strumento con cui si esercita l’arte della rappresentanza. Tutto ciò deve essere considerato superato.
Nel novembre dello scorso anno, proprio su queste pagine, scrivevo che Trump rappresentava il “male minore”, soprattutto perché il modello di governo e di società che aveva in mente sembrava più ispirato ai principi di sussidiarietà, libertà sociale e autonomia rispetto a quello proposto dai Democratici. Tuttavia, queste prime mosse, così “arrembanti”, mi hanno lasciato perplesso. Dubbi che, credo, sia giusto chiarire e comprendere sino in fondo. Trump rappresenta il nuovo, ma la democrazia, seppur con tutte le sue incrinature, resta il miglior sistema per governare un paese. Donald difficilmente potrà scordarselo.
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