Musk. Il figlio del secolo

Di Piero Vietti
22 Gennaio 2025
Tende (furbescamente?) il braccio due volte durante un comizio per Trump dicendo «il mio cuore è con voi», e scatena gli ossessionati dall'antifascismo: «Nazista!». E il fact-checking?
Musk saluto nazista

Non poteva che cominciare con una grottesca reductio ad hitlerum (o ad Benitum, ora che si parla della serie tv M. Il figlio del secolo) la battaglia contro la nuova presidenza Trump dei media progressisti: da due giorni su giornali, siti, tv e social si discute di un gesto che Elon Musk ha fatto parlando alla festa per l’insediamento del presidente organizzata alla Capital One Arena di Washington poche ore dopo il giuramento. Ringraziando la folla per aver scelto Trump alla ultime elezioni, il miliardario proprietario di X, Tesla e SpaceX, si è portato la mano sul cuore e poi ha teso il braccio destro con il palmo della mano rivolto verso il basso per due volte. Era un saluto nazista?, si sono chiesti autorevoli commentatori e semplici utenti social. Ovvio che sì, si sono risposti i perennemente ossessionati dal fascismo.

Musk nazista
L’apertura della homepage di Repubblica ieri mattina, 20 gennaio 2025

«80 anni dopo. Dalla Liberazione dell’Europa dal nazifascismo al ritorno della Bestia», ha twittato l’antifascista-in-chief di Repubblica Paolo Berizzi, forse provando anche il brivido della resistenza per averlo fatto proprio sul social di Musk. «Disprezzo per la storia», ha commentato telegrafico Ezio Mauro. «Che tu sia maledetto», ha minacciato Roberto Saviano postando il fermo immagine incriminato, «la fine di tutto questo sarà violenta». «Un gesto», ha scritto sempre su X il deputato Pd Marco Furfaro, «che evoca morte, guerra, stermini». Si poteva poi fare a meno dell’ennesimo fantoccio appeso a testa in giù dai collettivi a piazzale Loreto? Certo che no.

Quello di Musk «non è un saluto nazista»

«Il mio cuore è con voi», aveva invece detto Musk facendo quel gesto che, come ricorda oggi sul Foglio Guido Vitiello, non è un saluto nazista: «Il saluto nazista è proprio un’altra cosa, non parte con la mano sul cuore, implica tutta un’altra postura». La polemica ha occupato soprattutto le aperture dei siti internet dei giornali italiani, e in parte minore di quelli europei: negli Stati Uniti se ne è discusso un po’, è persino intervenuta la Anti-defamation league, ong ebraica che si occupa di denunciare le forme di antisemitismo in America, che ha spiegato che no, quello di Musk non è un “Nazi salute”, e poi i giornali sono passati a occuparsi di cose più serie.

Certamente non ha aiutato il tweet del suo “uomo in Italia”, Andrea Stroppa, che prima ha (ironicamente?) parlato di saluto romano, poi ha cancellato e spiegato che Musk è autistico e quando si emoziona si scompone. Musk stesso ha poi denunciato gli «sporchi trucchi» di chi, selezionando accuratamente i frame del suo intervento gli dà del kapò.

E il fact-checking?

Si può escludere che Musk, ben sapendo di poter essere equivocato, abbia scelto di fregarsene e lasciarsi andare a un gesto che ha scatenato le ire degli autoproclamatisi difensori della democrazia e gli entusiasmi degli idioti nostalgici di estrema destra che ieri postavano la foto dicendo «stanno già succedendo cose incredibili»? O si può escludere che il suo non fosse un movimento inconsulto dettato dal suo autismo e dall’eccitazione del momento?

Ovviamente no, ma siamo nel campo delle speculazioni e delle interpretazioni, ed è curioso che gran parte di quelli che, senza neppure una verifica o un dubbio, hanno dato del restauratore del regime nazista a Musk per un gesto col braccio, ci siano soprattutto quelli che dieci giorni fa spiegavano che con la fine del fact-checking su Facebook e Instagram saremo tutti preda delle fake news e della manipolazione delle notizie.

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L’account X dell’Espresso ieri ha spiegato – proprio facendo fact-checking – che quello di Musk non era un saluto nazista, ed è stato travolto dagli insulti dei propri lettori. A chi nei fatti che osserva cerca soltanto la conferma dei propri pregiudizi non importa verificare che vengano raccontati per quello che sono. Per portare avanti la narrazione che va per la maggiore, quella di Trump pericoloso dittatore, Musk col braccio teso era la scena perfetta per cominciare.

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