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Tutti si aspettavano che Donald Trump avrebbe dichiarato una feroce guerra commerciale alla Cina fin dal giorno uno della sua presidenza. Lo aveva promesso in campagna elettorale e ribadito dopo aver vinto le elezioni, ma tra i numerosi ordini esecutivi firmati dal repubblicano neanche uno riguarda un aumento dei dazi sulle importazioni da Pechino. Il messaggio per gli analisti è chiaro: prima di usare il pugno duro, il tycoon vuole vedere se c'è margine di trattativa.
Le minacce di Trump
«Dazio è la parola più bella dell'intero vocabolario», aveva dichiarato Trump a ottobre, minacciando di applicare una tariffa del 60 per cento su tutte le importazioni dalla Cina, accusata di inondare gli Stati Uniti di fentanyl, responsabili della morte di 300 americani al giorno.
Successivamente, pur abbassando la soglia rispetto alle prime dichiarazioni, aveva garantito l'imposizione di dazi del 10 per cento subito dopo la cerimonia di insediamento.
Invece, lunedì si è limitato a ordi...
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