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«Lo Stato islamico vuole il genocidio dei cristiani. Dove sono le Nazioni Unite? Dov’è l’Unione Europea?»

Intervista a Pascale Warda, cattolica caldea ed ex ministro per i rifugiati nel dopo Saddam: «Il nostro esercito è inaffidabile, troppi musulmani hanno accolto l'Isil a braccia aperte. I cristiani non hanno neanche i vestiti di ricambio»

Leone Grotti
07/11/2014 - 5:00
Esteri
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iraq-pascale-warda«Lo Stato islamico vuole il genocidio dei cristiani e la comunità internazionale non ci aiuta. La situazione è critica. Non bastano le bombe, ci servono soldati. Molti soldati». Pascale Warda (foto a fianco) è per tanti motivi un’interlocutrice privilegiata per comprendere il dramma che sta vivendo l’Iraq: nata nel 1961 a Dohuk, che attualmente si trova in Kurdistan, è stata ministro per i rifugiati e le politiche migratorie nel governo provvisorio del 2004-2005, dopo la caduta di Saddam Hussein. Cattolica caldea di etnia sira, ha fondato la Società irachena per i diritti umani e ha concesso un’intervista a tempi.it a margine della presentazione a Milano del rapporto 2014 sulla Libertà religiosa nel mondo, realizzato da Aiuto alla Chiesa che soffre.

L’inverno è alle porte e migliaia di cristiani sfollati non hanno ancora un posto dove dormire in Kurdistan. Qual è la situazione?
Da quando lo Stato islamico ha invaso le nostre città la situazione è assolutamente critica. Per noi cristiani iracheni non è una cosa nuova ritrovarci sotto attacco ma non era mai successo niente del genere. Non abbiamo più niente. Sono stata in Kurdistan da poco, una famiglia cristiana mi ha detto: “Ieri ha piovuto, ci siamo bagnati ma non abbiamo vestiti di ricambio”.

Lei ha ricoperto in passato il ruolo di ministro per i rifugiati. Il governo iracheno non riesce o non vuole inviare più aiuti?
Il governo potrebbe agire in tantissimi modi, eppure non fa abbastanza. Io mi chiedo: siamo un paese petrolifero, com’è possibile che non possiamo fare niente per loro? Che cosa costa a un paese petrolifero mandare qualche roulotte ai rifugiati, come ho proposto io stessa? Niente, eppure non lo fanno.

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Perché?
I problemi sono due: disorganizzazione e corruzione. Ci servirebbero uomini di Stato ma non li abbiamo.

Anche il nuovo governo è come i precedenti?
Non possiamo ancora dirlo, speriamo rappresenti un nuovo inizio ma il problema è che i diversi gruppi politici cercano solo di avere più potere e più soldi. A tanti purtroppo fa comodo l’arrivo dell’Isil.

In che senso?
Ci sono interi gruppi che si sono accordati con i terroristi e traggono vantaggi da questa situazione. Tanti musulmani si sono rivoltati contro i cristiani al loro arrivo.

Lo Stato islamico però non colpisce solo i cristiani, ma chiunque non la pensi come loro.
Questa gente è più fanatica e integralista di chiunque altro. I cristiani e le altre minoranze sono le prime vittime ma è vero che non sono le uniche. Anche gli sciiti sono considerati blasfemi, ad esempio. Il problema, purtroppo, è che certe violenze commesse dai terroristi sono giustificate dal Corano. Nel testo ci sarebbe scritto anche di non odiare e fare del male agli altri credenti. Ma quei passaggi non li leggono mai.

Pensa che l’esercito iracheno riuscirà a riconquistare i villaggi perduti?
L’esercito è ridicolo. In Iraq diciamo sempre che a Mosul è andata in scena una commedia teatrale: i terroristi sono arrivati e l’esercito è scappato, lasciando soli i cittadini.

Che spiegazione vi siete dati?
I sunniti che combattono nell’esercito appoggiano l’Isis. La verità è che li hanno accolti a braccia aperte. Non possiamo fidarci di loro. I cristiani purtroppo sono i più deboli: i curdi hanno i Peshmerga, i sunniti e gli sciiti le rispettive milizie o tribù. Solo noi non abbiamo nessuno ed è questo il motivo per cui io dico che dobbiamo smettere di stare immobili. Dobbiamo cominciare a difenderci: non perché dobbiamo uccidere qualcuno, ma perché loro vogliono uccidere noi. Dobbiamo entrare nell’esercito e nella polizia, non dobbiamo tirarci indietro ma combattere per ciò che abbiamo.

Meno male che i curdi vi hanno accolto.
Sì, ci hanno accolto. Ma non dimentichiamo che i Peshmerga erano schierati a difesa delle città di Sinjar e Qaraqosh. E quando l’Isil è arrivato hanno abbandonato le città senza combattere. Nessuno ci protegge.

Il piano di Barack Obama che prevede raid aerei sulle postazioni dei terroristi la convince?
No. I bombardamenti americani non possono bastare. Noi abbiamo bisogno di uomini e soldati che combattano sul campo. Non pochi, però, tanti. Il piano di Obama sarebbe perfetto se l’esercito iracheno fosse un esercito professionale e affidabile. Ma il nostro esercito quando l’Isis si è avvicinato, è scappato. Se anche un villaggio viene riconquistato, per tornare alle loro case i cittadini hanno bisogno di assicurazioni e protezione. Devono sapere che se tornano, potranno restare. All’Iraq serve l’intervento della comunità internazionale perché ci sono milizie più forti dell’esercito. Purtroppo l’Occidente ci ha deluso.

Non fa abbastanza?
Dove sono le Nazioni Unite? Dov’è l’Unione Europea? Sono tutti responsabili per quello che sta accadendo: l’Isil è un movimento internazionale, ci sono 15 mila soldati che combattono per il Califfato e che vengono dall’Occidente. Voi che avete contribuito a creare il problema, dovete impedire che queste persone partano. E dovete contribuire a fermarli. 

I cristiani iracheni vogliono ancora vivere in Iraq?
Noi cristiani abbiamo dato la vita per questo paese e vogliamo restarci. Ma non ci vedrete più soffrire in silenzio come in passato, è venuto il momento di dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Anche se tanti musulmani non sono d’accordo con loro, la verità è che oggi siamo alla mercé di terroristi la cui ideologia si basa sull’islam.

Ha ancora speranza per il suo paese?
Sì, ho assistito tra i cristiani sfollati a testimonianze commoventi. Una famiglia molto ricca, che a causa dei terroristi islamici non ha più una casa e ha perso tutto, mi ha detto: “Continuiamo a resistere. Per noi non c’è ricchezza più grande che aver mantenuto la nostra fede in Gesù Cristo”.

@LeoneGrotti

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