Siria. Stato islamico rapisce almeno 60 cristiani rifugiati in una chiesa: «Pulizia religiosa»

Di Leone Grotti
07 Agosto 2015
Il fatto è successo dopo la conquista della città di Qaryatain, poco distante da Palmyra. Intanto, i ribelli "moderati" americani dichiarano: «Non combatteremo contro Al-Qaeda ma contro Assad»
On March 16, 2015, the Islamic State (ISIS) published a collection of images showing an array of acts of vandalism perpetrated against churches in Ninawa, Iraq. The images show ISIS men engaged in the destruction of various Christian symbols, which ISIS perceives as being polytheistic and idolatrous. The men remove crosses from atop churches and replace them with the black ISIS banner, destroy crosses at other locations such as atop doorways and gravestones, and destroy and remove icons and statues inside and outside churches. Ansa/MEMRI's Jihad and Terrorism Threat Monitor (JTTM) ++ No sales, editorial use only ++

Lo Stato islamico ha rapito almeno 230 persone nella città siriana di Qaryatain, vicino a Palmyra, tra i quali decine di cristiani. La città della provincia di Homs, abitata da migliaia di cristiani e musulmani sunnita era difesa dall’esercito di Bashar al-Assad, dopo una serie di attentati kamikaze da parte dei jihadisti è stata conquistata.

RAPITI IN CHIESA. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, citato da Reuters, dozzine di cristiani rapiti si erano rifugiati in chiesa ma sono stati presi dai tagliagole islamisti. «Noi non parliamo di etnie, perché noi siamo della stessa etnia di coloro che sono musulmani in Siria. È una pulizia religiosa!», ha detto ai microfoni di Radio Vaticana il patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan. A fine febbraio centinaia di cristiani erano stati rapiti dall’Isis dai villaggi assiri lungo il fiume Khabur, sempre in Siria. Di questi, 87 sono ancora nelle loro mani e sono stati trasferiti a Raqqa.

RIBELLI “MODERATI”. Mentre l’Isis fa il bello e il cattivo tempo, la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti è impegnata ad armare ancora nuovi ribelli “moderati”, perché combattano contro lo Stato islamico ma anche contro Assad, e ad allearsi con la Turchia, che vuole eliminare anche i curdi, gli unici insieme al governo siriano ad opporsi davvero ai jihadisti. La decisione di armare 5.000 ribelli, per una spesa pari a mezzo miliardo di dollari per cominciare, è controversa. In passato infatti i ribelli addestrati dagli Usa sono stati o spazzati via da Isis e Al-Qaeda, che si sono così impossessati delle armi americane, o si sono uniti volontariamente ai jihadisti, per meglio combattere il regime laico di Assad.

«COMBATTIAMO ASSAD, NON AL-QAEDA». Da poche settimane Barack Obama ha dispiegato sul campo siriano circa «60 membri» della novella formazione chiamata Nuove forze siriane (o Divisione 30). In pochi giorni Jabhat al-Nusra, la milizia siriana di Al-Qaeda, l’ha attaccata uccidendo cinque soldati, ferendone 18 e sequestrandone altri cinque. Di conseguenza, i ribelli hanno dichiarato ieri di non essere più intenzionati a fare la guerra ad Al-Nusra, ma solo di combattere contro «le bande di Assad e Isis. Noi ci opponiamo ai raid aerei americani contro Al-Nusra».

«MISSIONE IMBARAZZANTE». «Con l’immensa potenza militare di cui gli Stati Uniti dispongono, l’abbrivio di questa missione è molto imbarazzante [per Obama] e non ha alcuna speranza di avere successo», spiega al Guardian Charles Lister, del Brookings Doha Center. Ancora una volta la strategia americana in Siria, che continua a fidarsi di presunti ribelli “moderati”, rischia di favorire lo Stato islamico e Al-Qaeda.

@LeoneGrotti

Foto Ansa e Ansa/Ap

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8 commenti

  1. Iskandar92

    È ora di finirla di far combattere gli altri le proprie guerre, se gli yankee vogliono proprio disfarsi di questo Asad abbiano almeno il coraggio di farsela loro la guerra invece di delegarla a improbabili “milizie rivoluzionarie”!
    Comunque è evidente che qualsiasi critica si possa fare al regime di al-Asad o Gheddafi o Saddam Hussein sbiadisce paragonandola con il caos che ha prodotto l’occidente con o minuscola in medio oriente e non solo negli ultimi 30 anni quasi! I cristiani sono stati costretti a rivolgersi all’unica forza disposta a proteggerli l, magari anche per tornaconto e propaganda ma sono i fatti che contano alla fine, nel totale disinteresse sadico del cosiddetto occidente.
    Per quanto riguarda la Russia ha proposto una vera coalizione contro l’Isis in sede Onu dove sia controllabile lo scopo di questa spedizione militare sia soltanto l’annicchilimento del presunto califfato e non lo spodestamento del governo siriano e la distruzione delle comunità curde!

  2. Franzenfeste

    “Più di 120 membri del reggimento di elite britannico (SAS) si trovano attualmente nel paese sconvolto dalla guerra, segretamente travestiti in nero e sventolando le bandiere dello Stato Islamico” (Sunday Express)

    E’ chiaro che questi commando non servono a “combattere il califfato”, ma sono i puntatori, quelli che sul terreno hanno il compito di “illuminare” i bersagli da colpire, che poi gli aerei (in parte, droni in partenza dalla base turco-americana di Incirlik) colpiscono con bombe a guida laser. Sono stati mandati ad aiutare i jihadisti a rovesciare Assad. Il Sunday Express precisa che questi SAS mascherati da DAESH sono “sostenuti da oltre 250 specialisti che forniscono il sostegno delle comunicazioni”.

    Il giornale inglese cita “l’ex capo dell’esercito britannico lord Richard” il quale dice: “i carri armati entreranno in azione” in Siria, perchè “lo Stato Islamico non sarà vinto senza uno sforzo concertato sul terreno”.

  3. Franzenfeste

    Il 3 febbraio scorso, George Friedman – scienziato politico, fondatore dell’agenzia di intelligence Stratfor e molto apprezzato da certi ambienti repubblicani – ha presentato al Chicago Council of global affairs il suo ultimo libro, Europe – Destined for Conflict?. Nel suo discorso, Friedman ha fatto alcune considerazioni fondamentali per comprendere la politica estera americana
    La frase più interessante: “L’obiettivo non è vincere il nemico, ma destabilizzarlo”. Proprio come è successo durante le primavere arabe e in Ucraina.
    Hillary Clinton fece queste dichiarazioni sulla Siria: “Se gli Stati Uniti fossero riusciti ad addestrarla ed equipaggiarla, una forza di ribelli moderati affidabili ed efficaci poteva contribuire a evitare lo sfascio del Paese durante la transizione, sorvegliare gli arsenali di armi chimiche, e scongiurare pulizia etnica e vendette”. Questa affermazione, appurato che le armi chimiche c’erano, ma erano nelle mani dei ribelli, va letta alla luce di quanto scritto da un inviato del The jewish press: “I ribelli siriani che sarebbero poi entrati a far parte dello Stato islamico sono stati addestrati nel 2012 da istruttori americani che lavoravano in una base segreta in Giordania”. Ciò contrasterebbe con quanto la politica estera americana ha sempre ricercato, ovvero la “stabilità a ogni costo”.

  4. Franzenfeste

    Il presidente ceco Milos Zeman, in una intervista a Sputnik. “L’attuale ondata di immigrazione in Europa” non ci sarebbe, senza “l’idea folle di restaurare l’ordine in Libia e in Siria…In seguito a queste operazioni militari sono sorti sul territorio di questi paesi dei regimi terroristi, ed è questo che scatena il flusso incontrollato di clandestini in Europa”. La colpa, dice Zeman, non è solo degli Stati Uniti ma “dei loro alleati nell’Unione Europea”.
    Da noi, i giornalisti embedded tacciono sulle responsabilità Usa e NATO nella destabilizzazione in corso, che porta ai flussi di migranti.

  5. yoyo

    Tacciono perché hanno sostenuto quelle campagne disgraziate. Ti assicuro, però, che Usa e Francia (non Inghilterra)non lo hanno fatto con un disegno, ma proprio senza pensare lungo, a parte forse qualche retropensiero neocolonialista da parte francese con chiari riferimenti al 1881, quando la Terza Repubblica scippo volontariamente la Tunisia al Italia.

    1. Raider

      Ridicolo sostenere che “l’ondata migratoria” non ci sarebbe senza le primavere arabe! Gli africani, come gli indiani e i pakistanio, non giungevano in LIbia e altrove perché sapevano che lì c’era o sarebbe scoppiata la guerra: e tutti i fatti e flussi migratori pre-primavere arabe lo dimostrano.
      Comunuqw, se il problema fosse questo, basterebbe pacificare, prima o poi, queste aree e subito vedremMmo frotTe di siriani,. iracheni, indiani, bengalesi, pakistani, afghani, congolesi, nigeriani, maliani, senegalesi ecc… precipitarsi su barconi e carrete del mare per tornare a casa loro! Magari, fosse così!
      Invece, i governanti fedeli alla linea immigrazionista imposta da Ue e O.N.U. si apprestano a concedere lo isu soli: e ci spiegano che ne arrivano ancora pochi, troppo pochi… E il ballista specializzato in bufale multinick, il re dei re dei troll multinick, lo shah dei falsari, l’apologeta della dhimmitudine dell’Europa viene a raccontare le solite scemenze, il ciarpame che viene propinato da Theran e La Mecca unite nella lotta all’Occidente.
      NO ALL’IMMIGRAZIONE!
      NO ALL’ISLAM!

  6. yoyo

    Non pensino, i nostri amici filo-islamici, di sopravvivere, se questi passano il mare, solo perché sono antisemiti ed amano l “amico Putin”. Questi massacrano la povera gente e nessuno potrà godere del crollo dei nostri governi.

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