

«Il tentativo è difficilissimo, altrimenti ho il sospetto che non sarei qui…». Mario Monti si presenta in Senato, prima tappa del percorso parlamentare che si concluderà domani, senza nascondere i problemi che ha davanti. Ma bisogna provarci ugualmente: la sua bussola sarà «il senso dello Stato», l’obiettivo quello di «riscattare il paese», scongiurando l’incubo default. Monti chiede alle forze politiche di essere responsabili: «Se falliremo, se non troveremo l’unità di intenti, saranno le fasce deboli a sperimentare condizioni ben più dure», è il suo ammonimento.
Dopo aver elogiato Napolitano per la «grande saggezza, perizia e senso dello Stato con cui ha saputo risolvere una situazione difficile in tempi ristrettissimi» e aver rivolto un «pensiero cordiale» a Silvio Berlusconi per aver «facilitato» la successione, il professore della Bocconi, chiamato a riuscire dove gli altri hanno fallito, spiega ai senatori che lo ascoltano in silenzio che il suo sarà un «governo di impegno nazionale» che «nasce per affrontare con spirito unitario una situazione di estrema emergenza». «La gravità della situazione – aggiunge Monti – richiede una risposta pronta e decisa, con un equa ripartizione dei sacrifici». Il suo tono ha una sfumatura paternalistica quando invita i partiti ad archiviare la stagione delle polemiche sopra le righe: «Vorrei aiutarvi tutti a superare una fase di dibattito molto acceso e prendere provvedimenti all’altezza della situazione».
Monti inquadra la crisi: «E” internazionale, lo dico anche per evitare demonizzazioni, l’Europa sta vivendo i giorni più difficili dal secondo dopoguerra ma bisogna evitare che qualcuno ci consideri l’anello debole, altrimenti ci ritroveremmo soci di un progetto elaborato da paesi che guardano anche ai loro interessi nazionali, nei quali non c’è necessariamente un’Italia forte». Ma l’Europa, ammonisce Monti, non va considerata come un nemico: «Non dobbiamo vedere i vincoli come imposizioni. Non c’è un “loro” e un “noi”. L’Europa siamo noi». Tre i pilastri del suo governo: «il rigore di bilancio, la crescita e l’equità». Il premier insiste in particolare sulla crescita: «Non saremo credibili se non ricominceremo a crescere». Bisogna dunque rimboccarsi le maniche: ci saranno sacrifici da compiere ma «dovranno essere equi», promette il nuovo presidente del consiglio. E anche la politica dovrà dare il buon esempio: «Di fronte ai sacrifici che dovranno essere chiesti, è ineludibile contenere i costi degli organi elettivi».
In più Monti annuncia un programma per la revisione della spesa dell’amministrazione pubblica. Ma le novità più importanti arriveranno dalla previdenza, dalla lotta all’evasione, dalla casa e dal mercato del lavoro. Sul versante casa, Monti fa intravedere una reintroduzione dell’Ici sulla prima casa. Il premier dice infatti che bisognerà «riesaminare il peso del prelievo della ricchezza immobiliare», perché «l’esenzione dell’Ici sulla prima casa costituisce una peculiarità dell’Italia , se non un’anomalia». Monti promette anche un «calendario puntuale» di dismissioni del patrimonio pubblico.
Mercato del lavoro: il presidente del Consiglio si scaglia contro quel «mercato duale dove alcuni sono totalmente tutelati e altri sono del tutto privi di tutela. C’e’ bisogno di più mobilità, ma nuove regole riguarderanno solo i nuovi rapporti di lavoro mentre non verranno modificati i rapporti in essere». Novità in arrivo anche per la contrattazione, il cui baricentro dovrà essere «spostato verso il luogo di lavoro». Tra le priorità indicate, quella di un maggiore inserimento delle donne e dei giovani nel mercato del lavoro.
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