Processo Costa Concordia, faccia a faccia Schettino-De Falco

Di Chiara Rizzo
09 Dicembre 2013
Oggi in aula a Grosseto è il giorno del comandante di fregata Gregorio De Falco che aveva richiamato il comandante della nave a tornare a bordo: «Ancora oggi non capisco perché fosse sceso»
Francesco Schettino in aula

Oggi in aula a Grosseto, per il processo Costa Concordia al comandante Francesco Schettino, ha parlato Gregorio De Falco, il comandante di fregata che seguì le operazioni di salvataggio dei naufraghi del Giglio. È il primo confronto faccia a faccia tra l’imputato e il principale teste dell’accusa, dopo la divulgazione della celebre telefonata, riascoltata anche oggi in aula. Risentendo il richiamo di De Falco al comandante, perché tornasse sulla nave, il celebre «Vada a bordo c…», Schettino in aula si è mostrato nervoso, ha agitato dei fogli che teneva in mano e ha abbassato lo sguardo.

I RITARDI DELLA CONCORDIA. Il capitano De Falco ha ricordato: «Dalla Costa Concordia ammisero la falla solo venendo contattati più volte da terra, in particolare dalla capitaneria di Livorno. Alle 22.38 (l’urto è avvenuto alle 21.45 del 13 gennaio 2012, ndr.) la nave dà il segnale di “distress”. Chiamo io la nave perché non convince la situazione di apparente tranquillità che loro dichiaravano. A seguito di questo ammettono che c’è una falla e non un semplice black out, così possiamo inviare motovedette ed elicotteri». De Falco ha sottolineato che è passato diverso tempo prima che dalla nave smettessero di rassicurare che non era accaduto nulla, ore in cui si sarebbe potuto intervenire invece nelle operazioni di soccorso, salvando più vite: «Mentre dalla nave ci davano rassicurazioni sulla situazione a bordo, i carabinieri di Prato ci avevano avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano caduti oggetti e suppellettili: circostanze non coerenti con quanto dichiarato dalla nave. Questo ci fece pensare che la situazione era più grave ma nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso».

«NON CAPISCO ANCORA PERCHE’ SIA SCESO». De Falco ha ricordato i diversi ammonimenti energici dati a Schettino, che durante le operazioni di soccorso era sbarcato al Giglio su una scialuppa abbandonando la nave ancora piena di gente, perché tornasse a bordo. «Esortai il comandante Schettino a risalire sulla nave ma non ci sono riuscito. Ancora oggi mi chiedo perché era sceso». Oggi intanto, gli avvocati di parte civile del processo hanno lanciato un appello a tutti i passeggeri perché il prossimo 13 gennaio siano presenti in aula, per un sit-in in ricordo della tragedia del Giglio. Sarà «una vera e propria mobilitazione generale per quei passeggeri della Concordia ancora indignati e decisi a non far passare sotto indifferenza tutte le vere responsabilità legate al naufragio» hanno spiegato i legali.

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