Coppie gay di Bologna. Un plauso al prefetto, che difende la legalità a costo di essere “politicamente scorretto”
«I vari casi di iscrizione nei registri comunali di un matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato in uno Stato straniero sono un triste esempio di come il rispetto della legalità sia calpestato proprio da chi dovrebbe farla rispettare» afferma Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari. «La normativa nazionale prevede che possa essere riconosciuto nel nostro Paese solo il matrimonio che corrisponde alle specifiche normative vigenti nel nostro Paese. Per questo, ad esempio, non è possibile il ricongiungimento per tutte le mogli di una famiglia poligamica; perché la nostra legge non riconosce un matrimonio poligamico. Allo stesso modo il matrimonio nel nostro Paese è qualificato dalla eterosessualità. Ma a Bologna il sindaco decide di infischiarsene e ordina di trascrivere nei registri del Comune un matrimonio celebrato all’estero tra due persone dello stesso sesso.
CHI DIFENDE LA LEGALITA’? «Per fortuna c’è ancora chi difende la legalità in questo Paese, anche a rischio di diventare “politicamente scorretto”: il prefetto di Bologna ha infatti richiamato formalmente il sindaco che risponde con un rifiuto. Chi difende la legalità, in questo caso? A Grosseto qualche tempo fa è successo il contrario: il magistrato impose al sindaco e allo stato civile di iscrivere/riconoscere nei registri di stato civile un matrimonio, sempre all’estero, tra persone dello stesso sesso. Chi ha difeso la legalità, in questo caso? Non è un problema di ruoli, non è un problema di culture. È solo ideologia, di chi vuole forzare la legge, e sfrutta il proprio ruolo istituzionale per forzare la legge. In questa dialettica, due sono le vittime: prima di tutto l’istituzione famiglia, che rimane disponibile al libero arbitrio di magistrati o amministratori – basta che siano politicamente corretti, allora hanno ragione! – che si pongono al di sopra delle norme e delle regole democratiche costruite nel tempo, e degli stessi meccanismi che le difendono». «La seconda vittima» conclude Belletti «è il rispetto della legalità: sembrano eroi della tolleranza, quelli che dicono: “La legge non è così, ma noi la forziamo a livello locale, così otterremo qualcosa a livello nazionale”. Ma è grave che a porsi fuori dal rispetto della legge siano proprio coloro che, amministratori o magistrati, dovrebbero per primi rispettarle e farle rispettare».
Articoli correlati
42 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Se due gay si vogliono sposare cosa cambia nella vostra vita? Se due persone decidono di separarsi e impiegano 6 mesi al posto di 3 anni, cosa cambia nella ostra vita? Perché abiamo la presunzione di scegliere per gli altri? Queste scelte non ostacolano la mia libertà, quindi è cosa buona e giusta, come direste voi “”
Che razza di obbiezione sarebbe?
Uno si deve occupare esclusivamente di quello che lo tocca personalmente?
Dunque degli emigranti che affogano come sorci nel mediterraneo facciamo le spallucce?
@Cla
Piuttosto bisognerebbe chiedere ai gay cosa cambierebbe con il loro “matrimonio” e lo stesso a chi divorzia dopo sei mesi…
CLA io invece ti chiedo PERCHE’ DUE GAY SI DEVONO SPOSARE visto che quasi nessuno si sposa più. qual’è la ragione per cui VOGLIONO appropriarsi di un legame che è nato e si è sviluppato nella storia per DARE PROTEZIONE, STABILITA’ SICUREZZA ALLA PROLE, cosa ( LA PROLE ) che due gay non possono avere se non ricorrendo a sotterfugi, imbrogli,vere e proprie VIOLENZE (sui bambini che vengono progettati esclusivamente per un capriccio). due gay possono continuare a fare quello che tutti i gay hanno fatto per secoli, con reciproca soddisfazione.
Risposta molto sensata.
Verità buttata in faccia.
Ma con questa logica, perchè un uomo ed una donna di 60 anni possono sposarsi, ovvero appropriarsi di un legame che “è nato e si è sviluppato nella storia per DARE PROTEZIONE, STABILITA’ SICUREZZA ALLA PROLE, cosa ( LA PROLE ) che due sessantenni non possono avere”?
E perchè allora non fare una legge che, almeno in Italia, vieti ad un gay di allevare un bambino, ma anzi, nel caso risulti madre (o padre) di un bambino, consenta che venga arrestato, processato e condannato per VIOLENZA nei confronti di quel bambino?
trallallero trallallà anche oggi, eh, topo-Nino ?
( i tuoi bambini, se è vero che hai, sinceramente spero di no, li allevi forse ? che sono, gattini o cagnolini ? lo sapevi che un bambino nasce da un uomo e una donna e anche lo potrebbe “allevare” chiunque, ha il diritto di crescere con una mamma e un papà ? a volte , nel tuo turno di propaganda si aprono degli squarci di verità…allevare…ecco cos’è un figlio per un gay, un animaletto da allevare, che faccia compagnia, che sia uno status symbol, che permetta di esibire una normalità impossibile, dopo che sia stato appositamente privato del proprio papà e/o della propria mamma )
dal dizionario italiano Sabatini Colletti
allevare[al-le-và-re] v.tr. (allèvo ecc.) [sogg-v-arg]
1 Crescere ed educare un bambino: a. i propri figli; estens. formare allievi, seguaci: a. giovani ricercatori
@ Nino
Se rispondi facendo copia ed incolla “dal dizionario”, siamo messi male. L'”educare un bambino” che “contenuto” ha per te? Puoi andare oltre la superfice? Perché ad un bambino è giusto togliere una bella mamma e dargli un barbuto?
@Toni:Non era questo l’oggetto del la discussione. Sull’argomento ti risponderò appena posso
@Toni: il copia incolla era una risposta a chi criticava o interpretava in maniera faziosa il mio uso del termine “allevare”.
Educare un bambino vuol dire prenderlo per mano e prepararlo nel modo migliore (ahimè, nel modo migliore che io come genitore ritengo giusto, il che non vuol dire necessariamente il migliore in assoluto, ed è in questo che lo stato ha il diritto/dovere di intervenire in parallelo, per dare anche dei messaggi educativi universalmente validi) possibile ad affrontare la vita.
La tua domanda sul se sia giusto togliergli la bella mamma e dargli un barbuto, posta così, francamente, non ha nessun senso. Provo a darti una risposta più ampia e, spero, chiara.
In Italia ad una donna single non è permesso (e non sarà permesso) accedere alla fecondazione eterologa, e la cosiddetta pratica dell’utero in affitto (sulla quale io per primo ho delle forti riserve etiche) è illegale. Ciò non toglie che esistano donne (e uomini) che si trovano da sole ad allevare un bambino, con risultati più o meno buoni esattamente come può capitare ad una coppia etero, casomai con maggiore fatica perchè in coppia ci si può aiutare reciprocamente ed allevare dei figli è qualcosa di impegnativo, gratificante ma impegnativo.
Esistono nazioni dove invece una donna (o un uomo) può diventare genitore single in maniera legale. Noi possiamo eticamente essere più o meno d’accordo con questa scelta, ma non possiamo impedirla. Nè possiamo impedire che questa donna (o questo uomo) diventi legalmente genitore di un bambino all’estero e poi venga ad abitare in italia. E non c’è modo di distinguere il caso in cui la donna (o l’uomo) siano diventato genitori secondo i metodi “tradizionali” (ma poi abbandonati dal partner) o meno. Possiamo fare come si fa oggi, ovvero chiudere gli occhi facendo finta che questo fenomeno non esista, o aprirli e regolamentarlo. E per regolamentarlo esistono tre possibilità teoriche (le elenco anche se ovviamente solo la prima è quella, a mio avviso, percorribile):
1. accettare che un bambino abbia un solo genitore. questo però non impedisce che questo genitore possa stabilire un legame affettivo con una persona del suo stesso sesso e che quindi il bambino cresca in una famiglia omosessuale. In Italia ci sono credo circa 5.000 situazioni certificate di questo tipo, il che vuol dire che nella realtà sono almeno il doppio
2. obbligare il genitore single a non stabilire relazioni affettive, pena la revoca della patria potestà e l’affidamento dei bimbo ai servizi sociali
3. obbligare il genitore singolo a mettersi in coppia con una persona del sesso opposto pena la revoca della patria potestà
Patria potestà che può comunque essere revocata a qualunque genitore che non si occupi correttamente del proprio figlio, ma questo a prescindere dal caso specifico. Ed è a mio avviso l’unica cosa che si può fare, che già (in teoria si fa): monitorare nelle situazioni pubbliche (es. scuola) i bambini ed individuare e gestire situazioni di malessere.
Tornando al tuo esempio, io ho dei dubbi etici sull’utero in affitto, ma in quel caso non si toglie un bambino alla propria bella mamma per darlo ad un barbuto, ma è il barbuto che, con l’ausilio di una bella mamma, permette la creazione di una nuova vita che altrimenti non sarebbe esistita. E’ giusto? non ho una risposta, di certo il barbuto compie un gesto egoistico nei confronti del bambino, perchè decide di farlo nascere senza una futura mamma, ma al tempo stesso altruistico nei confronti del bambino, perchè altrimenti quel bambino non sarebbe nato, anzi non sarebbe stato concepito. Credo che sia una di quelle situazioni in cui ognuno deve rispondere solo a se stesso e, se crede, a Lui
Di tutta la tua verbosa filastrocca ritengo rilevante solo l’ultima frase:
“Credo che sia una di quelle situazioni in cui ognuno deve rispondere solo a se stesso e, se crede, a Lui”
Come succede inevitabilmente a chi si mostra favorevole a certe pratiche (o non contrario) ti sei dimenticato che chi vi ricorre, prima o poi, dovrà risponderne ai figli che ha voluto mettere al mondo per vie traverse.
@ Nino
Educare un bambino ad affrontare la vita è condivisibile, e credo che basti l’intenzione dei genitori di fare responsabilmente il proprio dovere. Il problema nasce quando i stessi genitori perdono la cognizione del bene, per se stessi e per gli altri e vivono in base all’esigenze del proprio “ventre”.
Focalizzo l’attenzione sulla tua affermazione “Ciò non toglie che esistano donne (e uomini) che si trovano da sole ad allevare un bambino, con risultati più o meno buoni esattamente come può capitare ad una coppia etero,….”. Questo è l’argomento principe per “giustificare”. L’idea che sottende è che “c’è il peggio”. Cosa vuol dire? Conosco un ingegnere (splendido padre di famiglia) che è nato e cresciuto in una baraccopoli. Conosco un avvocato (splendida persona) nato in una situazione pure peggiore. Giovanni in una vecchia discussione ha tirato fuori tre casi di “persone riuscite” venute fuori da famiglie poligamiche. Cosa dimostrerebbe questo, che singoli esempi positivi rendono le situazioni di regola negative auspicabili? Puntiamo sulla fortuna? Certo che al peggio non c’è limite (chissà … ci saranno forse figli di serial killer cresciuti bene!) ma questo ci dovrebbe esentare da cercare il meglio (ed il giusto) per un bambino? Magari arrivando, addirittura a piegare ideologicamente la cosa fino al punto di dire che avere un “barbuto” è la stessa cosa di avere un “bella mamma” ? Credo che la domanda da me posta su questo punto ha un senso preciso è si richiama ad una esperienza diretto di ognuno di noi … Nino: un barbuto a posto di tua moglie , per i tuoi figli è la stessa cosa? Come te ne puoi uscire con un “ognuno deve rispondere solo a se stesso”? Non ti accorgi quando c’è di mezzo una creatura più debole, un bambino, come questa espressione diventa odiosa?
Sul fatto che ci sono cose che avvengano all’estero … mi sembra di capire che senti il dovere di “recepire”. Ha un limite questa tua disponibilità ? Se invece di mono genitori si trattasse di una famiglia poligamica saresti dello stesso orientamento? Dobbiamo essere soggetti a qualsiasi cosa venga dall’estero obbligatoriamente? Il fatto che esiste una specifica legge che tutela i bambini a prescindere “di tutti e tutto” basterebbe a ridimensionare il tuo, diciamo, acritico sostegno ?
Faccio troppe domande… per capirti?
@Nino
errori:
gli stessi genitori (non “i stessi”)…. vabbè ce ne saranno altri… non farci caso dimmi solo se si capisce quello che intendo dire.
” è si richiama” …. è grossa!
@Toni: no, non fai troppe domande, e quando il confronto, come in questo caso, è sui contenuti , mi fa piacere.
Purtroppo la difficoltà di avere un contraddittorio e la necessità di interagire scrivendo casomai in più tempi rende il tutto difficile, ma ci provo.
Però non mi è chiarissima la tua (o meglio le tue) domanda e obiezione. Provo a dare delle risposte ma non sono certo che siano quelle giuste:
1. Dobbiamo recepire tutto ciò che viene dall’estero? No, io per primo ho detto che sul cosiddetto utero in affitto o dei seri dubbi, e non sto dicendo che in italia deve essere permesso e neanche che in italia debba essere permesso ad una donna single di accedere all’eterologa. Però esistono paesi in cui questa è legale, e quindi esistono bambini che hanno solo un padre o solo una madre (nel senso che l’altro genitore non lo conoscono e non fa parte della sua vita) non per accidente ma per scelta dell’unico genitore “legale”. Tu puoi dire, giustamente, che quell’unico genitore ha fatto qualcosa di sbagliato, ed hai ragione quando dici che oltre che a se stesso, e se credente a Lui, dovrà risponderne al bambino. Ma non è esattamente quello che dovremo fare tutti? anche quelli che fanno un figlio per salvare un matrimonio che poi finisce ugualmente? o quelli che fanno un figlio non avendo nessuna intenzione di dedicargli tempo e lo affidano a tate più o meno affettuose? Tu puoi dire che per te era meglio che quel bambino non nascesse “in quelle condizioni”. Ma c’è ed ha solo un padre (o solo una madre). Cosa proponi di fare?
2. Anche se esistesse una legge (ma soprattutto fosse applicata) a tutela i bambini, come può tutelare un bambino che non esiste fino a quando quella donna (o quell’uomo) decidono di averlo?
3. Poligamia: è un discorso che viene sempre tirato fuori. Oggi in italia non esiste una cultura poligamica. Questo non vuol dire che non esistano famiglie”di fatto” poligamiche (non ne conosco ma non mi sento di escluderlo). Ma ad oggi non vedo l’esigenza, nè il bisogno di riconoscere una simile struttura “per il bene del bambino”. Quindi non capisco cosa c’entri la poligamia con l’argomento bambini
Scritto in più fasi e senza possibilità di rileggere
@ Nino
Si…. con te ho sempre problemi nel comunicare e non hai colto il senso del mio discorso.
Mi dispiace in particolare che su gran parte del mio discorso … non ti sono sembrato chiaro ( mi riferisco in particolare a partire dal “focalizzo” fino a “espressione diventa odiosa?”
Ma sarà colpa della mi scarsa capacità comunicativa.
Ma anche sulla poligamia non ci siamo intesi ….. l’ho chiamata in causa solo come esempio e per far capire che se nel caso , quello che oggi è impensabile, domani diventa pensabile (in fondo con i matrimoni gay non è stato cosi?) e la UE ci fa i richiami perché poniamo limiti ai cittadini di sentirsi a casa propria anche in Italia… come ci dovremmo comportare? Io trovo che indipendentemente da quello che può succede all’estero dobbiamo fare, come nazione, la nostra strada e non piegarci ad ogni barbarie, e per me, molte cose che succedono nei civilissimi paesi europei sono barbarie “ben educate”.
Pure su i bambini sarò stato infelice nel proporre il mio pensiero…..,, non ho posto l’’accento sul fatto che hanno solo un genitore (e sul “mezzo” utilizzato per farli venire al mondo) anche se presuppongo il cieco egoismo. La nostra legge offre garanzie per una loro ampia tutela giuridica.
Farò meglio, a spiegare il mio punto di vista, la prossima volta
Errore:
“La nostra legge offre garanzie per una loro ampia tutela giuridica.”
un tantino meglio:
“Volevo solo evidenziare che la nostra legge offre per tutti i bambini (comunque) garanzie a loro tutela”
Però vedi la storia di altri tipi di relazione (come la poligamia d altre cose) è uno dei motivi che molti di quelli contrari al matrimonio omosessuale sbandierano. Su questo argomento io però non ho mai sentito una risposta chiara alla mia considerazione: se accettiamo che due sessantenni etero (palesemente non in grado di procreare) si possano sposare (civilmente), perchè dobbiamo impedire a due omosessuali (palesemente non in grado i dprocreare come coppia) di accedere allo stesso istituto ? Non si tratta di aprire ad altre forme di relazione ma permettere di “ufficializzare”, a chi lo vuole, una relazione di coppia anche a chi oggi non lo può fare perchè la legge non lo prevede.
Sui bambini, mi dispiace, ma non ho capito la tua posizione. Evidentemente non ho le chiavi di lettura giuste
Ma sig.ra giovanna quand’è che la smetterete di uttilizzare a sproposito i termini normale e naturale, adattandolo artificiosamente ai diktat della vostra ideologia confessionale?
Su coraggio abbiate il coraggio di guardare la realtà e non solo il vostro mondo di fantasia religiosa…
Paolo, ma di quale realtà parli?
Tu credi che due barbuti possono sostituire un padre ed una madre.
Ed hai il coraggio di scrivere “artificiosamente”? Solo in questa società, che somiglia sempre più ad uno zoo, può nascere la presunzione di poter accampare e chiamare diritto una follia.
L’assenza di “fantasia religiosa” vi rende disumani
Da una parte la sinistra di governo di Renzi facilita la distruzione della famiglia normale attraverso il divorzio veloce, mentre dall’altra si prodiga per avviare i matrimoni gay.
Ha proprio ragione chi afferma che “l’unica famiglia a cui tiene la sinistra, è la famiglia gay”…
Francamente, non mi pare che la “sinistra” (si fa per dire) di governo di Renzi stia facendo qualcosa per avviare i matrimoni gay. In realtà non sta facendo niente a parte (come per tante altre cose) dichiarazioni generiche non sostanziate da azioni.
Per quanto riguarda la famiglia normale, il cosiddetto divorzio veloce non distrugge nessuna famiglia normale, la famiglia è già distrutta di suo quando si arriva alla decisione di separarsi e, poi, di divorziare. Il vero punto, su cui mi pare che i più chiudano gli occhi, è di prevenire che una coppia si formi in maniera frettolosa ed approssimativa, così poi da frantumarsi alla prima difficoltà. Certo, è ragionevole pensare che la esistenza di una “cura” (il divorzio) possa far fare un passo importante (il matrimonio) con maggiore leggerezza, ma a questo non si può porre rimedio rendendo la separazione ed il divorzio più lunghi, ma educando i giovani opportunamente
Vabbè ma tu queste cose le spieghi ai fanatici del matrimonio breve e del divorzio impossibile?
E’ ipocrita demagogia sostenere che sarebbe sufficiente ‘educare’ meglio i giovani che intendono sposarsi.Certo, è sicuramente auspicabile e opportuno (come fanno per fortuna le parrocchie con i corsi pre-matrimoniali), ma è anche vero che rendere più debole il legame tra i coniugi non potrà che facilitare le separazioni.
Sono molte le coppie che dopo un certo periodo di separazione (6, 12 o anche più mesi), decidono di riprovarci e hanno successo, salvando così quella che è la cellula fondamentale della nostra società.
Ma chissenefrega, ora i Tribunali sono più liberi e l’ideologia marxista-leninista priva di valori (ancorchè solo laici, s’intende) è soddisfatta.
Geppy.
Un’altra che crede di sapere cosa sia meglio per gli altri e per i figli degli altri.
Il legame fra una coppia NON LO PRESERVI a NORMA LEGGE.
Demagogia (e violenza) è pensare, come fa lei, l’opposto.
Quel che Geppy vuole, io credo, non è l’instaurazione della pratica dell’ammanettamento dei coniugi tra loro, ma far comprendere, anche ai diversamente intelligenti, che se uno prima di stipulare un mutuo trentennale ci pensa un attimino sopra, è ragionevole attendersi che sia auspicabile, se si ha a cuore la stabilità di una società sempre più “precarizzata”, che ne valga la pena pensarci un po’ su anche a metter su famiglia, e ciò è più probabile nel caso in cui il divorzio non sia facile da ottenere come un caffè al bar sotto casa.
Premesso che francamente ho molti dubbi sulla effettiva validità ed efficacia dei corsi pre-matrimoniali, molto spesso vissuti come una vera e propria imposizione, della serie: mi tocca farlo perchè la mia ragazza, o il mio ragazzo, ci tiene a sposarsi in chiesa (inoltre non ho molte notizie, ma posso sbagliarmi, di persone cui alla fine del corso prematrimoniale sia stato detto: no, non potete sposarvi in chiesa), non si può negare che rendere più facile la separazione ed il divorzio possa, per alcuni, sminuire l’importanza del passo che si compie con il matrimonio. Usando una metafora, se io devo attraversare un ponte sul fiume, se lo vedo poco solido e so che se mi bagno dovrò restare bagnato al freddo al gelo per ore ci penserò un po’ di più, prima di attraversarlo, che non se dall’altra parte del ponte ho la macchina con i vestiti asciutti.
Però rendere più veloce un processo non lo rende più semplice, le difficoltà anche pratiche di dividere le proprie vite restano tutte. E quando si arriva alla decisione di separarsi, affrontando tutti i problemi connessi con quel gesto, si assume che due persone ragionevoli ed adulte abbiano valutato tutto questo e fato ogni possibile tentativo per evitarlo. Se invece sono persone incosciente, allora probabilmente anche il loro matrimonio era un gesto da incoscienti. Insomma, l’atto formale della separazione (e poi del divorzio, che è ancora più formale) è solo l’ultimo passo di un processo, non il primo.
Fermo restando che non è che se uno si separa, poi non ci può ripensare e tornare indietro (anche se mi pare che le percentuali di questi eventi siano molto basse)
@Giannino Stoppani: sta forse dicendo che la dottrina cattolica ammetterebbe la convivenza de facto preconiugale al fine di “pensarci un po’ su”?
Non mi pare di aver scritto cotanta bischerata.
Certo, però, dovendo scegliere tra i due mali, meglio la convivenza more uxorio prima del matrimonio che il divorzio dopo.
Non ci arrivi eh?
I diversamente intelligenti che pensano che il matrimonio sia facile come il prendere il caffè sotto casa rovinano il matrimonio CON o SENZA la possibilità del divorzio.
Con l’aggravante, nel caso “senza”, che rovinano la vita al coniuge e ai figli.
Gli intelligenti che, fatto tutto il possibile, decidono di divorziare, trovano intelligente che il divorzio sia concesso subito, visto che non sono i 3 anni o i 6 mesi o altre trappolette legali che aggiustano le cose.
Ed è così.
Hai ragione, non ci arrivo.
Non vedo neanche come potrei farlo, visto che la tesi assurda che tu di fatto sostieni è quella secondo la quale, al momento che uno stipula un contratto, il fatto che in esso sia prevista o meno la possibilità di rescinderlo prima della scadenza non ha importanza alcuna nella decisione di sottoscriverlo o meno.
E se poi, per di più, per avvalorare questa assurdità tu mi fai presente il fatto che vi siano persone che sottoscrivono il contratto senza leggerne le clausole…
Il perchè, da figlio di genitori divorziati, te lo potrei anche spiegare.
Rimane in dubbio se hai voglia di leggere la spiegazione.
Non confondete causa con effetto.
Al divorzio ci si arriva quando un rapporto di coppia è già a pezzi, non viceversa.
Ed è la coppia che va in pezzi, non la famiglia.
Io una famiglia continuo ad averla, anche con padre e madre divorziati.
E di feroce c’è solo la volontà DOGMATICA di impedire ad una coppia di rimediare ad uno sbaglio e rifarsi una vita.
Metti dogmatica in maiuscolo non a caso. Ma lacChiesa non obbliga nessuno a sposarsi e vuole che chi si sposa siano persone libere, consenzienti ed in grado di perseverare.
@yoyo La Chiesa non obbliga nessuno a sposarsi, infatti ti offre l’allettante alternativa di farti prete o suora. Che premurosa!
Magari chi non si sposa riempisse i semimari! La Chiesa non obbliga nessuno, ma richiede la coerenza a chi si impegna.
@Galcian79
Aldilà dell’ottima risposta di Yoyo , ti posso chiedere come la Chiesa dovrebbe trasformarsi per diventare “buona”?
Che Chiesa desiderate? Chi deve imitare?
Si povere famiglie che a a causa dei gay non esisteranno più ma andate a quel paese
Alle 06:32 di mattina e già con le idee confuse?
Sean ha le idee confuse in tutte le ore del giorno! E’ un pesciolone! Abbocca a tutto quello che dicono! Poveretto!
Dovete capirlo, è appena rientrato a casa da un cinema a luci rosse, notte dura, anzi durissima