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“Omofoba” è la propaganda dell’Onu e di Ban-Ki Moon contro tutti gli esseri diversamente pensanti

Ha ragione Putin: cosa c'entrano le Olimpiadi di Sochi con le piazzate politiche di una élite che vuole riscrivere a tutti i costi la storia e la vita del genere umano secondo le teorie Lgbt?

Luigi Amicone
07/02/2014 - 3:20
Società
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A parte i troll del web e la cronaca da criceti codini, nessun giornalista informato ha preso per una notizia seria il manifesto anti-Vaticano della Commissione Onu per l’infanzia che ha puntato l’indice contro la Chiesa cattolica e ha fatto lavorare come operai alla catena di montaggio gli addetti alla propaganda della premiata international inc. lesbichegaybisessualietransessuali (Lgbt) .

Perfino la Bibbia degli arcinemici della Chiesa cattolica, quel New York Times che si incaricò negli anni scorsi di scatenare il putiferio sul clero cattolico americano in tema di abusi sessuali e pedofilia, ieri mattina, davanti al rapporto Onu, ha ammesso per bocca del suo eminente vaticanista che «dire che il Vaticano non abbia fatto nulla per combattere gli abusi contro i minori è terribilmente scorretto». Insomma, terribilmente spazzatura. «Il rapporto Onu chiede che la Chiesa cattolica cambi la sua posizione su aborto, matrimoni omosessuali e controllo delle nascite. Mi dispiace dirlo, ma questo ha più a che fare con una determinata ideologia che con la protezione dei minori. L’Onu ha deciso di confondere le acque mescolando il tema degli abusi con una battaglia culturale partigiana» (John Allen, ilsussidiario.net, 6 febbraio 2014).

La macchina fazioso-propagandistica però non si ferma. E così, in contemporanea con le palate di melma sulla Chiesa cattolica, tutti i siti dei grandi giornali di mainstream rilanciano le dichiarazioni del notaio Onu Ban Ki-Moon. Il quale sembra abbia avvertito il “terribile” dovere di dare man forte all’approccio politico che l’amministrazione Obama ha voluto dare alle Olimpiadi invernali di Sochi. Insomma il notaio Onu ha deciso di tenere bordone a quelle brave e anziane signore lesbiche dello sport americano inviate di proposito dalla Casa Bianca a rappresentare gli Stati Uniti ai giochi invernali di Sochi per fare arrabbiare le autorità russe.

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Si capisce, un presidente degli Stati Uniti che si è buscato come regalo di fine estate 2013 una bella bacchettata sui denti, sul suo principe dei giornali, in casa sua, in un editoriale di prima pagina del New York Times firmato addirittura dal suo omologo russo e, addirittura, con un avvertimento abbastanza esplicito («è estremamente pericoloso incoraggiare le persone a considerarsi eccezionali qualsiasi sia la ragione»), è comprensibile, sia sul piano umano sia, soprattutto, su quello politico, che abbia desiderato ardentemente di rendere pan per focaccia alla prima occasione buona. “Sochi: Obama vs Putin”. Sarebbe un bel titolo per la cerimonia di apertura dell’Olimpiadi invernali. Attenzione però a incoraggiare certe persone a considerarsi eccezionali qualsiasi sia la ragione.

Dunque, qual è la ragione per cui, mentre curiosamente partiva anche l’offensiva jihadista contro la Russia, il presidente Obama ha scelto in via eccezionale (e ha incoraggiato Onu ed Europa in questo senso) a farsi rappresentare da atlete in pensione, ma col giusto profilo gaylesbobisessualetransessuale? Perché la Russia di Putin continua a mantenere una legislazione contraria alla propaganda e al proselitismo in materia. Dunque, qual è la grande e ordinaria accusa che anche lo zelante alleato obamiano Ban Ki-Moon (così, tanto per non rischiare di perdere la massima poltrona Onu) lascia aleggiare sul leader russo e il suo 70 per cento di consensi popolari in materia? La parola d’ordine è: “omofobi”. Perciò, dice il Notaio: «Il mondo si sollevi in difesa dei gay».

È successo qualcosa a Sochi contro le persone omosessuali? No. Succedono in Russia aggressioni teppistiche nei confronti degli omosessuali? Sì. E naturalmente anche lì le autorità le perseguono come la criminalità è perseguita in ogni parte del mondo. Sono successe (a Mosca) manifestazioni di gruppuscoli che hanno sfidato un governo e un modo di sentire della stessa opinione pubblica russa che è diverso, molto diverso da quello occidentale. La polizia russa reprime e non permette provocazioni. Sbagliato? Sbagliato. Ma non vi sembra sbagliato anche il fatto che in Europa accade quasi ogni giorno, di gente, gruppuscoli, pirlacchioni, che possono permettersi di tutto, sputare in faccia a un vescovo o interrompere un pubblico dibattito o calunniare chicchessia, e se provi a replicare rischi di andare tu sotto processo invece dei tuoi aggressori? In Francia si va in galera perché si vestono t-shirt con la famiglia e bambini “tradizionali” come dicono certi bellimbusti. E in Russia? In Russia al massimo succede quel che succede in Francia. Punto. E non va bene, si intende.

Però, verità per verità, qui da noi ci sono minoranze che impongono di tutto alle maggioranze. In Russia no. Può dispiacere all’Onu, all’Unione Europea e agli strambi criteri di democrazia occidentale. Per cui la ricca lobby, non l’espressione della volontà democratica popolare vince. Il burocrate e la commissione Ue decidono in materia di legislazione sociale e di educazione nelle scuole. Non i liberi popoli europei. In America le Corti hanno impedito o cancellato i referendum contro i matrimoni gay. È democrazia questa? Secondo Obama sì. Secondo altri, no. Putin, un mese fa, si limitò a espressioni non proprio corrette politicamente e anche un po’ irritanti: «Gay, siete i benvenuti, ma lasciate in pace i bambini». Punto e stop. Che poi la Russia abbia ancora una certa visione del mondo, a nostro modo di pensare “chiusa” e “antiquata”, come dicono i bellimbusti di qua, questi sono fatti dei russi. Perciò bene la fredda e perfetta replica della Russia a Ban Ki-Moon: «Fare propaganda politica durante un evento sportivo è contrario alla Carta olimpica e alla legge russa»

Naturalmente, in margine alle Olimpiadi, si potrebbe pensare che “omofoba” è, in realtà, una campagna ossessiva e ricorrente, quale che sia l’evento che si celebra. Omofobo, si può pensare, è questo inistere sugli orientamenti sessuali delle persone e nella arrogante pretesa di erigere gli orientamenti sessuali, quali che siano, a fonte di legge universale e a scienza politica. “Omofoba”, si potrebbe sospettare – e omofoba nel senso di rancore e intolleranza nei confronti dell’essere pensante  in quanto tale – è questa ossessione a voler riscrivere a tutti i costi la storia e la vita del genere umano secondo le teorie Lgbt. Omofoba è la volontà pervasiva di certi cosiddetti “esperti del gender”, che vuole entrare nelle scuole e, protetta e legittimata da anonime burocrazie di anonimi funzionari Onu e Ue, insegnare ai bambini che maschio e femmina sono retaggi di una fosca fantasia del passato e che la famiglia fatta di un uomo e una donna è il peggior sistema di sfruttamento inventato nella storia dell’umanità. Omofobi, infine, si potrebbe pensare che siano tutti coloro i quali pensano che non esista nient’altro sotto il bel cielo di Dio che questa urgenza di scovare “odio antigay” ovunque, tranne in se stessi e nelle loro file. E finalmente, omofobi sono coloro i quali voglio obbligarci a credere e a obbedire allo splendore di un pensiero unico che come ti muovi e la pensi diverso da loro ti mandano la volante delle leggi alla Hollande-Scalfarotto.

Ci può stare che la gente si stufi e scenda in piazza (per esempio in Francia o a Washington) perché il governo si inventa leggi liberticide? Ci può stare che non tutti siano disposti a subire l’arroganza di pochi e il mandare all’ammasso il cervello e le società in nome di ideologie devote alla religione dell’indifferenza sessuale? Ci può stare che qualcuno conservi un’autonomia di pensiero e di potere (indispensabile) per opporsi alla china dei peluche dei peni e delle vagine distribuiti nelle scuole elementari?  Ci può stare che la gente si organizzi contro questo programma di élite che senza chiedere il permesso a nessuno aboliscono “mamma” e “papà” per promuovere la neutralità dei genitori B e A? Ci può stare che in quelle parti del mondo in cui è ancora viva la memoria degli imperialismi, dei colonialismi e dei razzismi occidentali, si scatenino reazioni sfrontate e sbagliate (come accade in Africa o in India dove l’omosessualità è ritornata ad essere reato), davanti alla sfrontata e sbagliata attitudine occidentale a piazzare come hamburger Mc Donald in ogni legislazione del pianeta una ideologia bigotta, totalitaria, che non tollera dissensi e non ammette discussioni, e perciò veramente “omofoba”?

Tutto qui. E siccome a Sochi come in tutta la Russia non è vero che c’è persecuzione delle persone omosessuali (come ha ammesso anche il leader dell’organizzazione Lgbt di Mosca). Siccome a Sochi ci sono perfino locali pubblici rumorosamente e commercialmente gay (anche perché la base di tutto il can can planetario è squisitamente commerciale), il notaio dell’Onu come le sirene della mediatura apostolica internazionale, sbagliano a caricare le Olimpiadi di una provocazione politica e fomentazione ideologica anti-Putin. Volete continuare a sostenere e finanziare le smutandate e tette al vento delle Femen che portano tanti bei clic alle gallerie fotografiche in web? Avete deciso che se non passa il rapporto Estrela voi farete rivotare cento volte le commissioni europee fintanto che le stesse cose respinte dalla porta rientreranno per la finestra di un mitemente fanatico rapporto Lunacek? Volete che gli stati di tutto il mondo inseriscano nelle loro legislazioni le leggi volute per la sua America e la “sua” Europa dall’“imperatore” Obama e dai giudici da Obama nominati alla Corte suprema, ovvero proclamino come vangelo che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un “diritto umano” quando non lo è mai stato (e continua a non esserlo) nemmeno il matrimonio tra uomo e donna? Bene. Ma perché la Russia deve per forza seguire questo mainstream e se non lo segue gli fate casino a Sochi?

Ha ragione Putin: «Che c’entrano le Olimpiadi con la propaganda politica?». Perché vi dovete far detestare e ritenere dei rompiballe da quel 70 per cento di russi che non ne vogliono sapere delle vostre agende Lgbt, per di più calate pure sui “loro” giochi olimpici? Perché dovete rovinare una competizione sportiva, inquinarla con l’ideologia, trasformarla in una circo? Come pensate che reagisca la gente comune alle “provocazioni” dell’international inc. Lgbt? È così che lavorate per la pace nel mondo?

@LuigiAmicone

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