Non è mai troppo tardi
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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – «Sono partito dalle scuole. Le elementari e le medie di Fossano, all’inizio. E devo dire che quindici anni fa, quando cominciai a parlare ai ragazzini di educazione finanziaria, tutti mi guardavano come un marziano». Beppe Ghisolfi, 68 anni di cui 41 trascorsi alla Cassa di risparmio di Fossano (21 da presidente), ci tiene a dire che lui è stato il primo. «Adesso della necessità di fare educazione finanziaria, nelle scuole e non soltanto, sono tutti convinti. Allora un po’ meno», dice a Tempi questo signore piemontese che siede ormai da parecchi anni nel Consiglio dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana e che è anche vicepresidente di Acri, l’associazione che raggruppa le casse di risparmio del nostro paese. E forse bisognerà riconoscere che da quelle parti, nel Cuneese e nelle contrade vicine, il terreno è buono per la vite e il tartufo, ma l’aria deve contenere un qualche ingrediente particolare, che rende tutti un po’ economisti. A meno di 40 chilometri da Fossano c’è Dogliani, il paese-rifugio di Luigi Einaudi. E non è un caso che per celebrarne la memoria in un convegno, di recente, la Cassa di Fossano abbia addirittura organizzato dei pullman, che nemmeno la Cgil dei tempi d’oro per gli scioperi più importanti.
Qualcosa, negli ultimi anni, si è mosso: «Grazie al presidente dell’Abi Antonio Patuelli – dice ancora Ghisolfi – è stato modificato lo statuto dell’associazione per inserire tra gli obiettivi proprio l’educazione finanziaria. È nata una fondazione con questo scopo. Stanno partendo corsi sperimentali in 150 scuole. In Senato è stata appena approvata una mozione per chiedere al governo di farsi promotore dell’insegnamento delle basi dell’economia a tutti gli italiani. Ma la strada è lunga: quando ricevo qualche cliente della banca, e magari mi chiede di stipulare un mutuo, io domando cosa preferisca, se il tasso fisso o il variabile, e la risposta di solito è un imbarazzato “faccia lei”».
Un “faccia lei” che è segno di fiducia, però. Una fiducia forse ancora possibile in un contesto locale dove tutti si conoscono, l’economia gira bene e la banca è solida. Altrove, o quando in campo si trovano i grandi e medi gruppi bancari, l’atteggiamento delle persone è radicalmente diverso: «Gli scandali degli ultimi anni – sottolinea Ghisolfi – hanno danneggiato enormemente la reputazione dell’intero sistema bancario. Ai dibattiti non mancano mai domande su quegli scandali e io spesso rispondo che si tratta delle sette piaghe d’Egitto: le cosiddette “quattro banche” (Etruria, Marche, Carichieti e Cariferrara, ndr), le due venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ndr) e il Montepaschi. L’effetto positivo degli scandali, invece, è che è aumentata la voglia di conoscere, per potersi tutelare meglio». Così, gli incontri si moltiplicano. E alle scuole in lista di attesa si aggiungono le serate con i Rotary e i Lions, e perfino le lezioni di educazione finanziaria nelle carceri. «Le domande – conclude Ghisolfi – cambiano a seconda dell’uditorio. I ragazzi si concentrano sugli aspetti pratici. Chiedono come funzionano le carte di credito, o i conti correnti, o come si stipula un mutuo. Gli adulti fanno domande sugli strumenti finanziari, sulle obbligazioni subordinate e tanti altri oggetti misteriosi che hanno ascoltato nelle cronache senza capire più di tanto. A conti fatti, penso di incontrare ogni anno circa tremila persone. Da un lato penso siano tante, ma spesso mi rendo conto che si tratta di una goccia nel mare: il lavoro da fare è immenso».
Foto Ansa
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