«Ministro, io voglio lavorare. Del reddito di cittadinanza non me ne faccio niente, è chiaro?»
«Ministro, io ho due figlie che fanno l’università e il mutuo da pagare. Io del reddito di cittadinanza non me ne faccio niente, è chiaro?». Così un operaio si è rivolto lo scorso 9 ottobre al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, in occasione della manifestazione nazionale a Roma degli edili impiegati nella costruzione del Terzo Valico. I lavoratori, che ieri hanno manifestato anche nel capoluogo ligure, hanno protestato contro il blocco del trasferimento dei finanziamenti per il quinto lotto del Terzo Valico. I fondi, già stanziati per legge, avrebbero dovuto essere trasferiti entro fine settembre, ma la fantomatica analisi costi-benefici avviata dal governo ha fermato tutto.
«NON VOGLIAMO IL REDDITO DI CITTADINANZA»
Se l’opera fondamentale per Genova dovesse saltare, rischierebbero il posto di lavoro 2.398 persone, senza contare l’indotto, che riguarda altre 7.500. Quando a inizio mese Toninelli ha incontrato i lavoratori, ha cercato di rassicurarli così: «Comunque vadano le cose, voi state tranquilli». Gli operai hanno subito inteso il riferimento implicito al reddito di cittadinanza, che potrebbe coprire in parte dal punto di vista reddituale la perdita dell’occupazione, e d’istinto gli hanno risposto: «Non vogliamo ammortizzatori sociali, noi vogliamo continuare a lavorare». Il ministro a quel punto ha abbassato la testa, senza trovare le parole per ribattere.
COS’È IL TERZO VALICO
Il Terzo Valico è una nuova linea ferroviaria, divisa in 6 lotti costruttivi, approvata nel 2010 e che dovrebbe essere ultimata nel 2022, che collegherà il sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto d’Europa. L’opera si inserisce nel Corridoio Reno-Alpi, che fa parte della rete strategica transeuropea di trasporto. In poche parole, «è un progetto strategico per il paese e per il territorio ligure. Se viene bloccato, il danno sarà incalcolabile», dichiara a tempi.it Barbara Cerutti, responsabile nazionale delle grandi opere di Filca Cisl.
CRITICHE AL M5S
Ieri gli operai edili sono tornati a protestare in massa in Consiglio regionale a Genova, contestando in particolare il Movimento 5 stelle, che non ha voluto firmare l’ordine del giorno proposto da tutte le altre forze politiche (Lega compresa), che chiedeva al governatore Giovanni Toti di fare pressione sul ministro Toninelli perché sbloccasse il trasferimento dei fondi. «Non vogliamo il reddito di cittadinanza, vogliamo lavorare, vogliamo la nostra dignità», hanno gridato i lavoratori. «Rischiate di distruggere 3.000 posti. Vergogna».
LE AZIENDE STRANIERE SCAPPANO
L’analisi costi-benefici di un’opera come il Terzo Valico è pretestuosa, spiega Cerutti: «L’opera è già stata completata al 32 per cento. Sono già stati appaltati ulteriori lavori per un miliardo e 700 milioni. A breve si dovrebbe aggiudicare, sempre con gara europea, un altro bando». Se l’opera venisse bloccata, tra soldi già spesi, importi già appaltati, danni strategici e di immagine, penali per le imprese, mancati utili per centinaia di milioni di euro, «sarebbe un disastro». Anche perché gli importi appaltati coinvolgono aziende italiane, visto che quelle straniere non si presentano neanche. E il motivo è presto detto. «C’è troppa instabilità», continua Cerutti. «Le aziende straniere temono burocrazia e incertezze».
«BLOCCHIAMO IL TUNNEL DEL BRENNERO»
Difficile dare loro torto. Solo una settimana fa, il ministro grillino per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha messo in discussione il tunnel del Brennero: «I lavori si devono bloccare perché i costi dell’opera sono superiori ai benefici, quindi per il M5s si deve puntare sulla mobilità sostenibile». Immediata la reazione dell’ex presidente della provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi: «Sono totalmente sconcertato da parole che non hanno nessun senso. Sono basito dal modo superficiale ed irresponsabile di ministri della Repubblica che liquidano il lavoro e l’impegno portato avanti in questi anni da territori ed amministratori».
ANALISI COSTI-BENEFICI
Tornando al Terzo Valico, il governo ha fatto capire agli operai edili che possono stare tranquilli fino al 31 gennaio, poi si vedrà se la mannaia dell’analisi costi-benefici cadrà oppure no. «È ovvio che i lavoratori non siano tranquilli», continua la sindacalista Filca Cisl. «Ci sarebbe anche da ridire sull’idea dei “costi-benefici” di un’opera già avviata come questa. Non ci sono solo i soldi, pensiamo all’impatto del Terzo Valico sul trasporto merci e persone, sul lavoro delle imprese, sul turismo. È un corridoio legato a un progetto europeo, non ce lo siamo inventati noi. E poi, dove sarebbero oggi gli Stati Uniti se non avessero costruito in passato la ferrovia che attraversava il paese da una parte all’altra passando per chilometri e chilometri di nulla? Quell’opera avrebbe passato un’analisi costi-benefici?».
SERVE IL LAVORO
Davanti allo spettro della perdita del lavoro, i lavoratori del Terzo Valico non si sentono affatto rassicurati dalla possibilità di incassare il reddito di cittadinanza. Cerutti condivide: «La priorità deve essere l’occupazione, non gli ammortizzatori sociali. In edilizia un posto di lavoro ne vale quattro di indotto e il Terzo Valico impiegherà presto cinquemila operai e 20 mila di indotto». E perché il reddito di cittadinanza sia funzionale alla ricerca del lavoro, «prima bisogna creare lavoro». Come? «Facendo ripartire l’economia con gli investimenti. Anche per la riforma dei centri di impiego, che va fatta, serve tempo, quindi immagino che almeno per i primi anni il reddito di cittadinanza non aiuterà a stimolare le persone inattive o disoccupate. Non mi sembra infatti che ci siano le condizioni oggi, soprattutto in certe aree del paese, perché riparta il lavoro visto che mancano gli investimenti. È giusto e necessario mettere in campo iniziative per contrastare la povertà. Ma il reddito di cittadinanza, così come è impostato, non serve a niente».
Foto Ansa
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