Medici, infuria la protesta sul nuovo codice deontologico. Gli Ordini fanno la fila al Tar: «Testo avverso alle coscienze, ai malati e alla legge»
Anche l’Ordine dei medici di Milano ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il tentativo da parte della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) di imporre a tutti gli Ordini provinciali il nuovo codice deontologico dei medici approvato a Torino il 19 maggio scorso. Dopo Bologna, Ferrara e Potenza, molte altre associazioni locali hanno deciso di seguire l’esempio.
LE PROTESTE. Cosa contengono di così grave queste nuove regole professionali? «Sono contrarie alla legge»; «sono un insulto all’etica professionale»; «introducono novità rivoluzionarie su temi importanti prima che il Parlamento si sia espresso»; «rischiano di far pagare ai medici assicurazioni da capogiro»; «sono completamente illogiche»; «non erano necessarie»; «danno più potere al corpo accademico»; «ridicolizzano con un colpo di penna l’obiezione di coscienza». Non solo: «Così siamo nelle mani dei giudici»; «ora dipendiamo dalla burocrazia». E ancora: «Il codice è stato adottato per la prima volta senza unanimità con ben dieci Ordini contrari», ma sopratutto «lede l’interesse del malato». Sono ancora increduli i rappresentanti della categoria che si sono opposti in questi mesi alla riformulazione del giuramento proposta da Amedeo Bianco, presidente di Fnomceo, e resa comunque vincolante per tutti.
LA PROFESSIONE SPACCATA. È «una scelta di metodo e di merito», spiega a tempi.it Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine di Milano. «Di metodo perché secondo la legge spetta agli Ordini provinciali far rispettare ai medici la deontologia professionale, dunque la proposta di Fnomceo non può essere vincolante per gli Ordini provinciali». Non si spiegano, insomma, «le disposizioni finali in base alle quali saremmo tutti obbligati a recepire il codice».
Sottoscrive l’Ordine di Bologna, come spiega a tempi.it il presidente Giancarlo Pizza: «All’inizio pensavamo di risolvere la controversia disapplicando alcune parti del nuovo codice, ma non è stato possibile. Il testo è del tutto inaccettabile, siamo dovuti ricorrere al Tar». Pizza spiega di aver preso parte a ogni seduta dei lavori di redazione del codice. Infatti l’accusa più importante che rivolge a Bianco è «il fatto di non aver cercato un accordo con pazienza». Il presidente di Fnomceo, ricorda Pizza, «non ascoltava nemmeno ciò che avevamo da dire e ha imposto la sua idea spaccando la professione».
E L’OBIEZIONE DI COSCIENZA? Ma la scelta di contestare il nuovo codice deontologico è anche «di merito – riprende Rossi (Milano) – perché, come abbiamo già fatto presente in precedenza (vedi questa intervistaun caso come quello di Stamina, ndr), assieme ad altri nove Ordini provinciali rappresentativi di circa un quinto dei medici italiani, non condividiamo alcune discutibili innovazioni introdotte nel nuovo testo». A cominciare da certe ingerenze indebite. Recitando il giuramento i medici «prima assicuravano obbedienza agli obblighi “se non in contrasto con la deontologia”, ora questa precisazione è stata espunta. Significa che, per esempio in , il medico sarebbe obbligato ad agire secondo le disposizioni del giudice, pur eventualmente ritienendolo sbagliato».
Nello stesso tempo si assiste a un depotenziamento dei vincoli etici: «Su questioni dove invece il medico deve agire per il bene del paziente, prima apparivano formulazioni come: “Il medico deve”, mentre ora si legge: “Il medico fa”». Più grave ancora è la «relativizzazione dell’obiezione di coscienza all’articolo 22», protesta Rossi, una modifica che di fatto obbligherebbe i medici obiettori a segnalare ai pazienti altri specialisti disposti a praticare gli interventi ritenuti lesivi per il malato. «È ridicolo, da pazzi, così si snatura la professione», commenta il presidente dell’Ordine di Milano. Che continua: «Folle è anche la norma sul consenso informato: secondo il nuovo codice dovremmo informare il paziente ogni volta che gli diamo una pastiglia facendogli firmare il consenso, ma si immagina poveri pazienti?». In questo modo, commenta Rossi, «l’alleanza terapeutica va a farsi benedire: il paziente dovrebbe essere in una condizione di ricevere, non di dettare condizioni che non conosce. E questo, al di là di quello che si sente ripetere, è per il suo bene».
UNA «SPINTA IN AVANTI». A rivolgersi al Tar, e «per le stesse ragioni», è stato costretto anche l’Ordine di Ferrara. Il presidente Bruno Di Lascio parlando con tempi.it si sofferma sui «termini edulcorati» inseriti nel nuovo testo: «La parola “eutanasia” ad esempio ora è sostituita da “buona morte”. Si capisce che cambiare una cosa del genere, per altro senza consenso unanime delle associazioni provinciali, è una spinta in avanti gravissima. Anche perché in caso di procedimenti giudiziari i magistrati decidono a partire dal codice professionale». A preoccupare la categoria c’è poi l’introduzione dell’obbligo assicurativo: «È ormai difficile trovare polizze accessibili, visto che le denunce nel nostro campo sono in aumento». Questa tendenza, secondo Di Lascio, ha fatto sì che si venisse a creare «una sorta di monopolio delle assicurazioni per i medici», cosa che di fatto, combinata con l’obbligo di cui sopra, «ci costringerebbe a pagare cifre da capogiro».
L’AUTONOMIA PERDUTA. Si unisce al coro di proteste il dottor Enrico Mazzei, presidente dell’Ordine di Potenza: «Siamo fra quelli che si sono appellati al tribunale amministrativo del Lazio – dice a tempi.it – anche per via dell’articolo 3». Ovvero quello in cui è stabilito che siano gli atenei universitari, e non più gli Ordini, a vigilare sul rispetto della deontologia da parte dei medici: «Ma come? Con tutto il rispetto per l’accademia, sul campo ci siamo noi e non possiamo lasciare che il pensiero di altri condizioni il nostro lavoro», spiega Mazzei.
Non meno dannoso agli occhi del rappresentante dei medici potentini appare infine il vincolo del rispetto alle modifiche organizzative dei Servizi sanitari regionali o delle aziende, respinto come «un’intromissione grave». Con tale disposizione, osserva Mazzei, «potremmo essere obbligati a somministrare o meno farmaci e terapie che riteniamo sbagliati o necessari. Il nostro compito è difendere i malati, ma qui si rischia di diventare dei robot che agiscono su richieste dettate dai budget delle Asl. Non possiamo piegarci: è una questione di autonomia, affinché il medico possa essere il più vincolato possibile solo al bene paziente». Ecco perché, fino alla decisione del Tar, «continueremo tutti ad applicare il codice del 2006».
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/Filomena non è che sei la classica infermiera frustrata che pensa di essere la colonna portante della sanità pubblica? Te lo domando in primis perche da quello che scrivi lasci trasparire una simile condizione ed in secondo luogo seguiti nel perorare una causa che non sussiste e che analizzi in modo del tutto arbitrario difendendo una posizione “etica” che assumi in modo, a mio avviso, quantomeno superficiale. Le modifiche al codice non permettono al medico di opporsi alla somministrazione di una terapia, poniamo caso sia essa imposta da un giudice, ritenuta inutile e/o lesiva nei confronti del paziente. NB: un giudice ha studiato giurisprudenza, un medico medicina, ed assume una posizione superiore nell’ottica decisionale per l’intervento o meno di una procedura sul paziente. Punto secondo, rapporto medico paziente: piccolo aneddoto: una persona che conosco si è convinta di avere un tumore allo stomaco. Dopo la visita con un medico quest’ultimo riscontra un problema cardiaco da approfondire. Il paziente si oppone poiché convinto di avere una neoplasia gastrica in virtù del fatto dei suoi lunghi studi compiuti in internet per un totale di 20 minuti che lo portano ad essere “una persona più informata con un livello medio d’istruzione più alto di 50 anni fa”. Totale: il medico opta per andare contro il codice e si rivolge alla moglie del paziente. Quest’ultima lo fa ragionare, si fanno gli esami, il paziente subisce la sostituzione della valvola mitrale e ride della sua immotivata cocciutaggine. Cosa doveva fare il medico? Fregarsene? Rispettare la cresciuta “consapevolezza di se”? Il punto è che: se un medico si sentire una spanna superiore agli altri è solo stronzo, non lo fa per ledere la salute di nessuno.
Nessuno ha parlato di mettere in discussione le competenze del medico in campo scientifico ma semmai quelle relazionali, per le quali tra l’altro la formazione di base non tra le migliori anche solo in considerazione del piano di studi. Ma io credo che non si tratta nemmeno di questo, quanto del fatto che spesso si sono trascinati avanti antichi retaggi per cui il medico era considerato al di sopra degli altri e quindi si poteva permettere un atteggiamento di tipo paternalistico nei confronti del paziente deresponsabilizzandolo nei confronti della propria salute. Oggi mediamente le persone sono molto più informate, il livello medio di istruzione è cresciuto e la consapevolezza di se anche. Le competenze del medico, ma anche degli altri sanitari che hanno pari dignità professionale vanno rispettate ma sempre nell’ottica che il loro compito è quello di curare le malattie ma anche e soprattutto favorire l’autonomia del paziente a fronte delle problematiche di salute insorte.
Che senso ha, di nuovo, sudare sui libri, se in nome delle capacità relazionali anche un buon medico non sa più che dire perché c’è il diritto A e il giudice B, e l’avvocato F che gli impediscono di far valere una diagnosi e la rispettiva cura?
Forse non hai capito tu una cosa: nessuna laurea può far valere una diagnosi o un trattamento senza che il paziente sia d:accordo. E questo in base all’art. 13 della Costituzione dove si dice che nessuno può essere costretto a un trattamento sanitario se non per obbligo di legge e comunque sempre nel rispetto della dignità della persona. Il riferimento dell’obbligo è il TSO ma ha un preciso protocollo stabilito per legge la 180 poi recepita dalla legge 833/78
@Toni
Qualsiasi cambiamento introdotto o meno da una legge, da una revisione del codice deontologico di una professione, da nuovi usi e costumi, porta con se possibili rischi di strumemtalizzazione e non può contemplare nel dettaglio tutte le possibili fattispecie che magari si presentano in un secondo tempo. Questo però non può impedire in linea di principio un cambiamento che alle volte è necessario (e non parlo di eutanasia ecc) come le regole che stanno alla base del rapporto medico paziente per le ragioni di cui al mio post precedente. La tua logica è quella del ” non si può a prescindere” che genera un immobilismo patologico. Io credo che bisogna entrare nel merito delle cose e cercare di fare le cose tenendo presente le sensibilità di tutti anche nella consapevolezza che comunque il meglio in assoluto è nemico del fare e che “conservare” a priori un concetto senza mai metterlo in discussione ci imbarbarisce perché il mondo va avanti anche senza di noi e solo entrando mel merito delle cose hai la possibilità di ribadire le tue idee.
L’evoluzione è possibile, ma senza snaturare. Qui si vuole annullare la competenza del medico sottomettendola al parere ed alle pretese di figure estranee alla disciplina medica.
Il totalitarismo che avanza, i magistrati avranno anche becco in capitolo su quali e che tipo di cure somministrare (come d’altra parte sta già succedendo, vedi stamina).
Resistere, sopra tutto e tutti la coscienza personale.
Come sempre deviate il discorso sui temi che interessano a voi. Dove io avrei detto che il medico deve praticare su richiesta l’eutanasia? Io ho detto che normalmente nel rapporto tra medico e paziente la parte debole per ovvi motivi è il paziente e quindi bisogna dare spazio al suo vissuto di malattia cercando di favorire la sua autonomia decisionale rispetto alle cure. Il medico non ha titolo per decidere cosa è giusto fare in assoluto per quella persona specifica ma solo come curare la malattia dopo aver ottenuto il consenso del paziente. Non è il fratello, il padre o il cugino di nessun suo paziente ne tanto meno deve adottare atteggiamenti paternalistici nei suoi confronti. La questione dell’aborto è tutta un’altra faccenda perché c’è una legge che lo regolamenta dove tra l’altro si dice che il medico deve accettare le motivazioni della donna non mostrarle filmati contrari alle richieste fatte dalla donna.
Quello che non riusciamo a comprendere di te è l’ossessione per una possibile imposizione morale del medico. Confondi medicina presa seriamente con la morale e, già che ci sei, cerchi di far passare il rispetto di alcuni disvalori come assoluto. L’auto determinazione è una prigione dorata, se è usata come arma contro gli altri e se stessi.
Quello che non riusciamo a comprendere di te è l’ossessione per una possibile imposizione morale del medico. Confondi medicina e morale con una faciloneria incredibile.
Non si tratta di ossessione ma di con stazione dovuta a 30 anni di lavoro insieme. Credimi lo dico con cognizione di causa
Non sarà allora che sei il classico personaggio che non sopporta che un’etica diversa dallla sua sia il punto di riferimento di chi gli sta accanto e non vuole rinunciare ad esporla?
Dimmi allora fatti e circostanze.
La coscienza e’ di nuovo messa in discussione… Tutto questo per costringere i medici di cui ci si puo’ fidare a diventare assassini o complici di assassini.
La questione non puo’ essere risolta con un colpo di spugna di qualcuno ai vertici dell’Ordine.
I medici hanno chiaramente il dovere di informare i pazienti, in modo comprensibile, semplice, sulla loro situazione, ricordando sempre che non sono dei numeri, ma dei fratelli.
Questo non significa costringere i medici a impartire la “cura” richiesta da qualche malato o non malato, se essa non e’ a favore della vita o se non e’ rigorosamente verificata scientificamente e reputata idonea dai medici stessi…
Addirittura, in taluni casi, i medici dovrebbero informare i pazienti in modo minuzioso, come nel caso di richiesta di aborto volontario, mostrando in anticipo il filmato dell’operazione che verra’ portata a termine al posto del parto.
Mi chiedo ancora dove mai hai visto subire le decisioni del medico. Il medico vuole la tua salute, non è lì a lisciare la sua laurea, quindi è giusto e sensato obbedirgli. Troppa autodeterminazione fa male.
L’autodeterminazione come principio su cui si fonda il consenso informato che ti ricordo é obbligatorio nell’ambito del diritto alle cure non é MAI sbagliato e il medico conosce le malattie e le possibili cure che si possono attuare ma NON può sapere come il malato vive la malattia e quello che lui ritiene il meglio per se stesso. Se voleva diffondere la sua morale valida per tutti ha sbagliato mestiere, doveva fare il prete.
Non uccidere vale anche per te Filomena
Sono d’accordo, non ho mai ucciso nessuno. Tu invece inizia invece a rispettare gli altri così come sono anche con valori diversi dai tuoi
non hai ucciso nessuno ?? dal momento che appoggi tutte le leggi anti umane, come ad esempio l’aborto, ogni feto assassinato ha anche il tuo nome quale mandante. E se chiami questo avere valori diversi dai tuoi vuol dire che anche il cervello in pappa
Dimenticato, i cani obbediscono non le persone.
Filomena i cani non uccidono. Non intendi per cui è meglio che vai a riposarti. A domani, buona notte.
l’autodeterminazione che intende Filomena è quella che intendono i vermi rossi suoi compagni, ovvero la eliminazione del malato o del feto, a meno che sia palestinese di Gaza
Sai, i medici studiano per essere medici. Se le tutele del malato diventano eccessive ed il medico è scavalcato praticamente da chiunque, che senso ha studiare per quasi 10 anni?
Ma non eri tu che da buon cristiano consideravi il lavoro del medico una missione in aiuto degli altri? Se la misuri in termini di potere in relazione agli anni di studio dubito che poi ci si possa vantare di adoperarsi nella cura degli altri. Ribadisco il medico non deve occuparsi della morale dei suoi pazienti ma limitarsi a curarli dopo che ha ottenuto il loro consenso alle cure.
Lascia stare i santi e parla eei fanti. Non si sta parlando di morale o potere, ma di dignità della professione medica. Inoltre, non è forse una morale anche quella che predica l’eutanasia e la morte? Perché questa dovrebve spadroneggiare e quella cristiana ridotta al silenzio? Non è confessionalismo anche quello ateo?
Perché le conoscenze del medico non possono essere usate per decidere per i valori di un’altra persona. Questa è strumentalizzazione non difesa della dignità professionale e in ogni caso viene prima la dignità del paziente poi tutto il resto.
E quanti medici la farebbero nel senso da te temuto? Certamente sono di più quelli che, come in Belgio, eutanaszzano i pazienti anche quando non richiesto. Ripeto: il medico sarà pure a servizio, ma non può essere forzato a comportamenti estranei alla sua professione. Il medico dà e conserva la vita, non è stato fatto per distruggerla. Deontologicamemte è tenuto a rifiutare qu alsiasi pratica leda la salute e la vita del paziente, anche se lo impone un giudice o lo richieda il paziente in preda al dolore.
@ Filomena
E questo rispetto verso i “valori di un’altra persona” naturalmente si spinge fino al punto che se si chiede al medico che vuole essere “spento” … il medico deve farlo… anche se si sente una assassino.
Giusto Filomena? E’ questo il nocciolo del problema?
No non é questo il nocciolo del problema, come sempre voi estremizzate tutto. In Italia non esiste l’eutanasia ma esiste il diritto del paziente a rifiutare le cure se lo desidera e ripeto qualsiasi intervento del medico deve essere legittimato dal consenso informato del paziente. Arrivare sempre e solo alle conclusioni di un certo tipo é altrettanto ideologico e soprattutto significa non conoscere la realtà quotidiana che si svolge per esempio negli ospedali o a domicilio dei malati. Queste non sono mai situazioni così nette o bianco o nero come le vorreste far apparire voi. La pratica insegna che stiamo parlando di persone e la dignità per ognuno di noi non può deciderla ne’ il medico ne’ nessun altro, famigliari compresi. Io non ho una risposta certa da dare sull’eutanasia, ma conosco la sofferenza dei malati cronici e non mi permetto di imporre loro nessuna scelta che non sia la sua. Il problema comunque, cioè il famoso nocciolo della questione é il rapporto medico paziente che oggi é per fortuna molto cambiato soprattutto con le nuove generazioni di medici in cui il paziente finalmente ha più spazio e non subisce più decisioni non sue.
@ filomena
Non c’è nulla di estremizzato in quello che scritto, …. ma solo buona memoria. Ricordo infatti la tua posizione in tema di aborto ed obiezione di coscienza. Con la differenza (gia accennata da altri partecipanti alla discussione) che lì il consenso informato diventava lacunoso (perché diventa un attentato terrorismo sapere per immagini cosa è un aborto) e l ‘obiettore , con rigore da funzionario cinese dedito al controllo delle nascite, doveva garantire il “servizio” . Per cui è inutile girarci in tondo…. Coerentemente non puoi non dirmi che se un malato vuole garantito ” il servizio” ed il medico lo trova ripugnante deve seguirlo ugualmente.
Quindi figurati,…….. per me il paziente può avere tutte le informazioni del mondo, ma conoscendo te, con tutte le amorevoli creaturine amanti della vita che frequentano questo sito, essere favorevoli al “codice” è solo propedeutico al raggiungimento del “pallino finale” che avete nel cuoricino buono … “la dignitosa soppressione per mano dello Stato”.
@Toni
Non troverai in nessun mio post prese di posizione contro o a favore della libertà di scelta sul fine vita. E questo semplicemente perché non ho ancora maturato (e forse non lo farò mai) una opinione ben precisa in merito, sono troppe le variabili da considerare. Sull’aborto invece la questione è diversa secondo me e non perché non ci siano variabili da considerare ma semplicemente perché io (ma è solo la mia opinione) non credo che si possa considerare persona una cellula fecondata quindi il problema non si pone. Al di la delle singole fattispecie che potrebbero interrogare le coscienze come vedi si possono prendere posizioni anche molto diverse e questo in relazione al fatto che secondo me tutto è discutibile e non mi piacciono le posizioni decise a priori in base a principi (qualcuno di voi li chiama ideologie, pensiero unico, io invece dogmi) calati dall’alto, sia questo “alto” laico o dogmatico.
In questo articolo però il discorso è un altro e cioè che i sanitari sono al servizio della personaper aiutarla a stare meglio in base ai suoi bisogni non in base ai bisogni del sanitario. Oggi si parla tanto giustamente di empowerment del paziente che deve essere il protagonista del processo di cura allo scopo di recuperare quanto più possibile la propria autonomia. In questo ambito il medico secondo me si deve mettere prima di tutto in una posizione di ascolto e poi mettere a disposizione le sue competenze per raggiungere questo scopo.
Il resto secondo me è ideologia che nascondendosi dietro al bene assoluto, nega il bene del paziente.
Filomena, vai a casa a fare la calza, ma senti prima il parere dell’ARCIGAY
….. “Non troverai in nessun mio post prese di posizione contro o a favore della libertà di scelta sul fine vita…..”
La considero, con dei limiti, una buona notizia. E’ la terza , e tengo il conto:
1) Hai perplessità sugli uteri in affitto e relativa compravendita d’ingredienti per fare figli;
2) Non vuoi vedere in carcere chi esprime opinioni che dissentono dal favore verso il matrimonio gay (non ricordo pronunciamenti in tal senso da parte di Bifocale).
3) L’ultima è il “ Non troverai…..”.
Potrei obbiettare che sull’aborto nel non “considerare persona una cellula fecondata”, e ponendo un obbligo in tal senso, assolutizzi il tuo punto di vista e non tieni conto che il medico vede nella cellula oltre la tua “apparenza” (e che può essere solo un tuo limite) . E che in questo “vedere” del medico non c’è nulla di semplicemente riconducibile al semplice divieto divino, ma una intima “reale” profonda convinzione.
Per il resto se al medico non si impone un fare (o un non fare come nel caso dell’alimentazione) di fronte ad un malato che vuole morire non ho difficoltà sul come informare, rapportarsi con il malato ecc (tranne che mi sfugga qualche tranello che al momento non vedo.)
@Apprezzo la tua onestà intellettuale anche se non mi piace tanto il fatto che sospetti tranelli in quello che dico. Potrà non piacerti il mio pensiero ma io sono trasparente e non ipocrita o compiacente come avrai notato se non altro per le “ire” che alle volte mi attiro. Le osservazioni che ho fatto non sono pretestuose e riconducibili a secondi fini quando parlo dell’agire dei medici. Conosco molto bene la categoria e una parte di loro, quella perlomeno della generazione più vecchia si può spesso definire una vera e propria casta che pensa di essere uno scalino sopra i comuni mortali in virtù non tanto delle conoscenze ma per semplificare del “se lo ha detto il dottore….allora non si discute”. Il discorso rapporto medico paziente poi è molto dibattuto in letteratura e oggi sempre più si va verso un riequilibrare uno sbilanciamento che di fatto vedeva il paziente incapace di decidere in ultima analisi per la sua salute e che lo deresponsabilizzava quasi completamente verso se stesso.
Potrei continuare e citarti molti esempi che nulla hanno a che fare con il pretesto di andare a mettere in discussione le coscienze individuali dei professionisti ma piuttosto il rispetto della dignità delle persone.
@Toni
Sotto ho dimenticato il tuo nome vicino alla @ ma il post è rivolto a te, scusami
Non ho detto che i tranelli li fai tu anzi, tu puoi essere vittima come lo posso essere io e gli altri.
Credo che avvolte nelle cose, nelle novità, non si ha la vista così profonda da non vedere cosa si va subdolamente a legittimare …. e magari nel momento in cui ti dichiari d’accordo non vedi i pericoli ben celati.
Per esempio la legge Mancino….. oggi serve a qualcuno come grimaldello per legittimare ed equiparare altre situazioni.
PS . Io ero contrario (e non istintivamente) già quando era in discussione alla legge Mancino
@Filomena
Il medico non deve occuparsi della morale degli altri, ma della propria si : l’articolo e la protesta – così estesa – mettono in luce il fatto che potrà non essere più così, per esempio come nel caso della “buona morte”.
Allora cosa esistono a fare medici ed ospedali? La malattia della modernità è proprio la presunzione! Non può esistere una medicina schiacciata tra i giudici e i professoroni.
Dimenticavo l’arroganza del paziente che presume di saperla più lunga.
Mi dispiace ma lei dimostra una sudditanza nei confronti dei medici che dimostra quanto il rapporto medico paziente sia stato nel passato (e in certi casi lo è ancora specialmente quando si tratta dei “baroni” della medicina che difendono la loro casta nascondendosi dietro l’interesse dei pazienti) completamente sbilanciato in termini di potere sulla vita delle persone a favore del medico ritenuto depositario non solo di conoscenze ma anche di giudizio sulla morale.
Il medico deve curare le malattie non esprimere giudizi morali sulla vita o sulla morte dei pazienti e sui suoi valori.
Non uccidere vale per tutti anche per Filomena. Non uccidere.
Ogni persona deve poter avere la libertà di decidere della propria vita, e della propria morte. Della propria, non di quella degli altri. Per chi opera in ambito medico il rispetto della volontà del paziente è fondamentale e inviolabile. I medici ‘obiettori’ non possono pretendere di imporre la loro morale, le loro personali ideologie e comportamenti ai pazienti.
@ Bifocale
Quindi per te se un medico percepisce soggettivamente che gli si sta imponendo di operare un omicidio cosa deve fare? Deve sentirsi rispettoso dl paziente, e per “rispetto” deve spegnerlo? Sono queste considerazioni che mi danno l’idea che non si ha l’idea di cosa è un uomo … e questa vacuità apre la porta a tutto (diritti inventati compresi).
So la tua risposta (quindi seleziona …per altri… non confermarmi come arrogante )…. il medico dovrebbe essere licenziato o …….. accettare di essere rieducato da una supercommissione di psicologi-antropologi-sociologi (statunitensi, canadesi, australiani).
Non riparo la discussione sull’obiezione di coscienza perché semplicemente non ha senso, ribadisco solo che i malati hanno DIRITTO prima di tutto di essere accuratamente informati sulle loro condizioni di salute affinché siano messi nelle condizioni di poter decidere autonomamente per il proprio bene in base al principio di autodeterminazione.
Ti consiglio una laurea in medicina e relativa specializzazione prima che ti capiti di farti vedere da un medico. Così potrai autodeterminarti no?
Come ogni stupido, confondi la saggezza con l’informazione, e pensi di poter avere un parere su tutto. Mio bel burattino
La saggezza non è prerogativa dei medici e l’informazione permette di acquisire le conoscenze specifiche del singolo caso perché la persona possa decidere per la propria vita. È compito preciso del medico non solo informare il paziente sulla diagnosi ma anche sui possibili trattamenti in modo comprensibile. Le ricordo che solo il consenso informato del paziente rende legittima l’azione del sanitario (non solo del medico).
Per sua informazione sono un sanitario anch’io e sono soggetta anch’io a un codice deontologico che però non mi autorizza a derogare al rispetto della capacità delle persone di decidere autonomamente per la propria vita. Ora però è in veste di cittadina che le dico che il diritto di scelta sulle cure non è una gentile concessione del medico dall’alto delle sue conoscenze ma un diritto esigibile del paziente. Il detto “me l’ha ordinato il dottore” non esiste più, mi dispiace per lei.
Non uccidere vale per tutti amche per il medico.