La grande attesa della svolta verso le rinnovabili sarà anche lunga

Di Bjørn Lomborg
20 Ottobre 2021
Credete che eolico e solare siano sul punto di prendere il sopravvento sui combustibili fossili? Guardate meno tv. E leggete Lomborg
Pannelli solari e pale eoliche

Pannelli solari e pale eoliche

Quello che segue è il quinto di una serie di articoli firmati da Bjørn Lomborg e pubblicati da Tempi in esclusiva per l’Italia in vista della Cop26, la conferenza globale sul clima in programma per novembre 2021 a Glasgow. Lo scopo di questa rubrica è mettere in luce dati scientifici spesso trascurati nella narrazione dominante sul clima, eppure non meno importanti del fatto che «il cambiamento climatico è un fenomeno reale e causato dall’uomo», come sostiene Lomborg.

Le puntate precedenti sono disponibili qui.

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Grafico: peso in percentuale dei combustibili fossili sull'approvvigionamento energetico totale
Peso in percentuale dei combustibili fossili sull’approvvigionamento energetico totale. Fonte: Agenzia internazionale dell’energia (Iea)

Dai notiziari ai talk show, molti media diffondono l’idea che le rinnovabili siano sul punto di prendere il sopravvento. Ma questo è ben lontano dalla realtà. Nel 2019, ultimo anno con dati completi a disposizione, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) l’81 per cento dell’approvvigionamento energetico mondiale è stato garantito da combustibili fossili. Se anche tutti i paesi mantenessero le loro attuali promesse sul clima, l’Iea stima che al 2040 il ricorso ai combustibili fossili garantirebbe ancora il 73 per cento dell’energia.

Com’è possibile tutto ciò, quando i titoli di prima pagina strombazzano costantemente il futuro del solare e dell’eolico? In parte, il fatto è che le rinnovabili producono per lo più elettricità, che è appena il 19 per cento dell’energia consumata dal mondo. Il resto è utilizzato per riscaldamento, trasporti e produzione di beni come acciaio e fertilizzanti. Anche qualora tutta l’elettricità diventasse “green”, la maggior parte del mondo funzionerebbe ugualmente con combustibili fossili.

E la maggior parte dell’elettricità non è green: per quasi due terzi è ancora generata da combustibili fossili, un altro quarto è fornito da nucleare e idroelettrico. Solare ed eolico, prediletti dagli ambientalisti, ne generano appena l’8 per cento. Malgrado le rinnovabili siano spesso pubblicizzate come le fonti di energia più economiche, questo è vero soltanto quando il sole splende e il vento soffia. Nelle notti di bonaccia servirà energia di riserva, che proviene tipicamente da combustibili fossili – cosa che fa aumentare il costo dell’elettricità, dal momento che occorre pagare sia per i pannelli solari sia per le turbine a gas. L’Unione Europea, che ricava il 17 per cento della propria energia da solare ed eolico (la percentuale più alta al mondo), ha anche costi dell’elettricità per il consumatore finale tra i più elevati.

Quanto a utilizzo delle fonti fossili, il continente più green è l’Africa. Quasi la metà della sua energia proviene da rinnovabili, per lo più legna, letame e cartone bruciati per cucinare e per riscaldarsi – cosa che uccide circa 700 mila persone all’anno nell’Africa subsahariana a causa dell’inquinamento dell’aria domestica. L’accesso all’elettricità manca a oltre mezzo miliardi di africani. Lo sviluppo economico può tirarli fuori da questa situazione poco invidiabile, ma per gli africani vorrebbe dire utilizzare più combustibili fossili di quanto facciano oggi. Per dare un’idea del potenziale di aumento: la California consuma più elettricità per le sue piscine e vasche idromassaggio di quanta ne utilizzino in totale 44 milioni di abitanti dell’Uganda.

Tagliare i combustibili fossili con la rapidità che vorrebbero alcuni ambientalisti sarà terribilmente difficile. Nel 2020 i lockdown anti-pandemia hanno costretto il mondo a tagliare in modo significativo le emissioni di Co2. Ma per rispettare pienamente gli accordi di Parigi sul clima l’Onu sostiene che le emissioni globali dovrebbero essere abbattute in modo perfino più drastico ogni anno per il resto del decennio. Nel 2021 le emissioni dovrebbero diminuire in misura più che doppia rispetto al calo indotto dai lockdown. Entro la fine del 2030, dovrebbero essere crollate, rispetto alla riduzione del 2020, 11 volte tanto. Un quadro non esattamente realistico.

Dunque dobbiamo guidare l’innovazione allo scopo di produrre migliore energia a basse emissioni grazie alle prossime generazioni di eolico e solare, fusione, fissione e geotermico. Se grazie alle innovazioni una sola di queste fonti fosse resa più economica dei combustibili fossili, si potrebbe finalmente imprimere la svolta necessaria affinché tutte le nazioni, comprese Cina, India, America latina e Africa, convertano abbondanti quote del proprio consumo energetico verso le emissioni zero.

I fondi per ricerca e sviluppo green dovrebbero essere in cima all’agenda della Conferenza Onu sul clima (Cop26) del mese prossimo a Glasgow. Se potessimo inventare un’energia verde più economica dei combustibili fossili, avremmo risolto il riscaldamento globale.

Foto Ansa

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